LE REGOLE DEL CAOS ALLA CORTE DI FRANCIA 

di Elena Romanello
 

Nel trecentesimo anniversario della morte di Luigi XIV, il Re Sole, un film inglese, Le regole del caos, racconta in maniera romanzesca la nascita reale dei giardini di Versailles, con la regia di Alan Rickman, noto ai più come l’ambiguo e sofferto professor Piton della saga di Harry Potter, ma interprete di tante altre pellicole e anche regista cinematografico e teatrale.

La corte di Francia rivive in una serie di castelli anglosassoni, come Hampton Court e Blenheim Palace, con risultati comunque efficaci e interessanti, mentre al centro di tutto c’è una donna, anticonfomista come Oscar anche se molto diversa, la giardiniera borghese Sabine de Barra, magistralmente interpretata da Kate Winslet, una delle migliori attrici contemporanee, ben di più che l’eroina romantica del cult per teenager anni Novanta Titanic, ma del resto si sapeva già allora, soprattutto quando si tratta di interpretare film in costume.

Sabine, con una tragedia familiare alle spalle, sola che vive del suo lavoro, allergica agli intrighi, progetterà forse il più bel boschetto di Versailles, quello delle Rocailles, e troverà l’amore nella persona di André Le Notre, progettista di giardini realmente esistito (su Sabine non pronunciamoci) e alla base anche di parchi italiani come quello del Palazzo Reale di Torino e del castello di Racconigi.

Le regole del caos non casca in molte trappole dei film in costume, evita il troppo romanzesco e il troppo inverosimile, e si distingue per gli ottimi e fedeli costumi e scenografia, oltre che per un cast dove spiccano tra gli altri Stanley Tucci, l’ambiguo fratello del Re Sole, e la bella e mai abbastanza valorizzata dal cinema Jennifer Ehle, una dolente Madame de Montespan.

La trovata migliore del film è però quella di non rappresentare i cortigiani di Versailles come delle marionette senz’anima o degli stereotipi ambulanti, ma di parlare di problemi e vite, magari privilegiate, ma con problemi molto attuali. Ne Le regole del caos si parla di anni che passano, di solitudine, di famiglie disgregate, di lutti (la scena delle dame che si raccontano le morti dei loro rispettivi cari è toccante), di opportunità, di vite da ricostruire, di scelte: tutti argomenti molto attuali che rendono la vicenda raccontata appassionata, viva, moderna.

Per cui Le regole del caos porta in una corte che ha continuato ad affascinare l’immaginario di molti, vista nel momento del suo massimo splendore, ma ricorda a tutti che anche allora vivevano esseri umani con gli stessi problemi di chi vive adesso, e che certi sentimenti, situazioni e sensazioni sono eterni.

Un film comunque interessante, anche per chi ama Berubara e magari vuole scoprire altre storie e vicende sulla corte di Francia e i suoi protagonisti: e vedendo Le regole del caos si rimpiange per l’ennesima volta che l’opera di Riyoko Ikeda non ha saputo trovare una degna trasposizione dal vivo, con un regista sensibile come Rickman, capace di ricostruire con il cuore un mondo remoto. Nell’attesa, buona visione.