UNA VITA
CAPITOLO IX
“Accusa di Tradimento”
Pensare che i soldati della Guardia Francese avevano fatto praticamente di tutto per rimuoverla dal suo incarico: dal ribellarsi ai suoi ordini fino a scrivere una lettera al generale Bouillé perché non accettavano di essere comandati da una donna.
E quegli stessi uomini, sotto una pioggia di quel giugno che non voleva saperne di dare il benvenuto all'estate, si stavano in quel preciso istante ribellando agli ordini del generale Bouillé perché avrebbero ubbidito solo da lei.
Oscar François De Jarjayes.
La donna non credeva ai suoi occhi mentre osservava, attraverso le vetrate della stanza al piano di sopra del quartier generale della Guardia Francese, il generale supremo dell’esercito impartire l’ordine alla sua compagnia di mettere agli arresti i dodici soldati della guardia che avevano osato rifiutare di obbedirgli.
*
La seduta inaugurale degli Stati Generali si era avuta il 5 maggio di
quell’anno, in una sala dell’Hotêl des Menus-Plaisir, a Versailles.
Il conflitto tra i rappresentati dei primi due ordini, Nobiltà e Clero, e il Terzo Stato, si era verificata quasi subito quando, il giorno successivo all'apertura, si dovette stabilire le modalità di votazione delle delibere. Il Terzo Stato, forte dei suoi cinquecentosettantotto deputati, aveva proposto un’equa votazione “a testa” in cui ogni deputato avrebbe potuto esprimere la propria opinione a prescindere dalla classe di appartenenza; al contrario, i primi due insistevano per il sistema di votazione per ordine: da sempre uniti, avrebbero così potuto opporsi a qualunque iniziativa “rivoluzionaria” della borghesia.
Questa situazione durò quasi un mese.
Un mese in cui Oscar e la sua compagnia di Guardie Francesi era stata completamente assorbita dal servizio di guardia attorno all’edificio delle riunioni dei tre ordini.
«Ma che cos’hai? Ti vedo molto stanco..»
«Che cosa c’è di strano? È più di un mese che montiamo di guardia tutti i giorni..»
«Anche il nostro comandante è stanco?»
«Non so che cosa dirti.. sta diventando sempre più difficile per me scambiare qualche parola con lei»
Già.. e pensare che avevo sperato, dopo quell’episodio a Saint Antoine.
Lo so che sono un pazzo ma ci avevo quasi sperato.
Grazie Oscar.
Quanto meno mi metti di turno con Alain, così con lui il tempo passa più velocemente.
..Mi dispiace. Non dovrei prendermela con te se questi turni di guardia così logoranti sembrano non aver fine. Del resto non ti stai risparmiando nemmeno tu ché rimani insieme a noi facendo la spola tra la sala e questo cortile infangato di pioggia, anche se potresti benissimo tornartene a casa e riposare.
«La tua Oscar da qualche giorno è molto pallida»
Dissee Alain, preoccupato per quello che forse quell’unico occhio di André non riusciva a scorgere. Ma poi il grand’uomo si pentì di quello che aveva appena detto, perché il volto del suo amico era diventato funereo e terrorizzato mentre, apparentemente riavutosi, azzardava un «Cosa vuoi dire?».
E lui, che si morderebbe la lingua per aver dato un altro grattacapo all’amico, che di guai ne ha già abbastanza, provò a correggere il tiro: «Beh sai.. tutta questa pioggia non le fa certamente bene. Magari sta solo prendendo un’influenza»
Si, magari è solo un’influenza.
**
Dopo atroci sofferenze, il 4 giugno, il delfino di Francia si era spento a Meudon, tra le braccia della madre.
Qualche settimana prima Oscar aveva fatto visita al principino che, stanco del riposo forzato, aveva chiesto di poter vedere madamigella Oscar e di fare una passeggiata con lei. La donna non si era rifiutata e l'aveva accontentato, regalandogli qualche ora di felicità.
**
Il 10 giugno il Terzo Stato, che premeva per la risoluzione di queste dispute che non facevano altro che rallentare i lavori dell'assemblea, aveva proposto ai due ordini, che fino a quel momento avevano discusso in sede separata, di unirsi in Assemblea Nazionale e prendere parte insieme alle decisioni. Pochi giorni dopo buona parte del Clero aveva deciso di unirsi al Terzo Stato mentre la Nobiltà si era rivolta al re protestando contro la nascita di quest'Assemblea che non aveva niente a che vedere con gli Stati Generali che il re aveva convocato.
«Assemblea nazionale?! Ma che cosa significa "Assemblea Nazionale"?»
«È un colpo di mano del Terzo Stato. I loro deputati sostengono che hanno il diritto di interpretare e rappresentare la volontà generale della nazione»
Luigi XVI, in attesa di prendere una decisione in merito, aveva ordinato la chiusura della sala dell'assemblea promettendo che avrebbe presenziato alla seduta successiva prevista per il 23 di giugno.
A malincuore il comandante della Guardia Francese fu costretta a sbarrare tutte le entrate della sala, impedendo così all'Assemblea di potervi entrare, ma a nessuno era sfuggita la sua insoddisfazione di eseguire un ordine che trovava profondamente ingiusto.
Il giorno successivo, 20 giugno, il Terzo Stato e i membri di Clero e Nobiltà che avevano aderito all’idea di un’Assemblea Nazionale, trovando le porte della sala chiuse, si riunirono nella Sala della Pallacorda dove i deputati giurarono che non si sarebbero mai separati fintanto che non avrebbero provveduto a dare una costituzione alla Francia.
Il 23 giugno, durante la seduta reale, il re tenne un atteggiamento duro e sprezzante contro l'Assemblea Nazionale:
«Io.. ho convocato e aperto gli Stati Generali e così non ho intenzione di accettare alcuna Assemblea Nazionale. Ora annullo tutte le precedenti deliberazioni del Terzo Stato e ingiungo ai tre ordini di separarsi senza indugio. Tutto tornerà come prima.
E infine, signori, io ordino.. E infine io ordino all'assemblea di sciogliersi immediatamente!»
A quest'ordine obbedirono Nobiltà e alcuni membri del Clero mentre il resto dell'Assemblea decise di proseguire i lavori, ignorando completamente gli ordini del re, e il generale Bouillé, informato dal colonnello Labonne della ribellione in atto, aveva richiesto che la compagnia di Oscar tornasse nei suoi alloggi per ricevere ordini.
Cosa voleva da lei Bouillé?
Questa era stata la domanda che le si era formata in testa.
L'aveva sostituita con
Labonne perché aveva fatto troppe domande e chiesto troppe spiegazioni, quando
il generale Bouillé le aveva ordinato sbarrare gli ingressi nella sala delle
riunioni, non accettando l'idea che ai rappresentanti del popolo venisse
impedito di avere accesso alla sala.
E adesso chiedeva espressamente di lei e dei suoi uomini? Forse quel
colonnello, che si era fatto rivoltare da lei come un calzino, quando lei aveva
infine disobbedito all'ordine superiore col pretesto di evitare disordini
popolari, non era ritenuto da Bouillé troppo affidabile?
Nel corridoio della caserma solo i suoi passi sostituivano quelli della pioggia che cadeva fitta nel cortile della caserma.
Rumore di passi dietro di lei.
André.
«Cosa vuoi André?»
Sembrava risentito lui, per il tono che gli stava rivolgendo, così diverso da
quello di qualche mese prima.
Ma non demordeva.
«Venire con te.»
E come avrebbe potuto dirgli di noi. La seguiva da una vita, come un'ombra e,
adesso che neanche lei poteva fare a meno di quella figura silenziosa, si
pentiva del tono, perché era solo nervosa e preoccupata.
Aveva abbassato gli occhi Oscar, consapevole di aver sbagliato, chiedendogli
mentalmente scusa per il tono di voce dovuto all'agitazione e al nervosismo di
questo momento.
Si sentiva in colpa perché in quei mesi avrebbe voluto cercare di capirci
qualcosa di più.
Del suo cuore.
Ma il tempo e gli impegni non gliel'avevano concesso.
E poi.
Nella sua mente c'erano dei pensieri che la preoccupano enormemente.
Cosa ne sarebbe stato del paese che amava?
E perché quella febbre che l'attanagliava ormai da tre settimane, non dava
nessun segno di scomparire?
Entrò nell'ufficio del generale Bouillé, mentre sentiva dire ad uno dei soldati di guardia alla porta, dietro di lei, che André non poteva seguirla dentro la stanza.
«Mi avete molto deluso, madamigella Oscar. Vi assicuro che non mi sarei mai aspettato da voi un comportamento simile!»
Iniziò così il richiamo del generale che rimproverava ad Oscar di aver permesso qualche giorno prima ai rappresentanti del popolo di entrare dall'ingresso principale minacciandola che non rispettare un preciso ordine dei superiori avrebbe comportato una denuncia al tribunale militare.
«Io non ho paura di affrontare il Tribunale Militare.»
Il generale non sembrava
troppo convinto della baldanza di quella donna soldato e, con aria di
commiserazione, rilevò Oscar, concluse la questione con un'imprecazione contro i
giovani, irruenti per natura.
«Voglio che il reggimento delle guardie che vi è stato affidato indossi l'equipaggiamento di combattimento e torni nella sala dell'assemblea per allontanare tutti gli occupanti. Siete autorizzata ad agire con il massimo rigore: potete anche fare ricordo alle armi. E' chiaro comandante?»
«Cosa?! Dovrei sparare e uccidere? E' QUESTO CHE VOLETE DIRE, SIGNOR GENERALE?! IO DOVREI PUNTARE LE ARMI CONTRO I RAPPRESENTANTI DEL POPOLO????!!!»
Piccato dalla furia e dal benché minimo riguardo dovuto ad un superiore, Bouillé si alzò di colpo, facendo cadere la poltrona sui cui era seduto.
«CHE COSA DITE, COMANDANTE OSCAR, NON SONO PIÙ I RAPPRESENTANTI DEL POPOLO. É SOLO GENTE CHE HA TRADITO SUA MAESTÀ IL RE.»
Poi, cercando di ricomporsi da quell'esplosione, incapace di capire come la giovane Jarjayes possa avere avuto dubbi o esitazioni:
«Che cosa state aspettando. Tornate subito nei vostri alloggi e fate ciò che vi è stato det..»
«Non posso farlo»
«Mi dispiace ma voi non mi date scelta: affronterete il tribunale militare.»
E con queste parole, Oscar si era ritrovata con tre armi puntate addosso.
In arresto.
«Sarò io stesso a dare questi ordini ai vostri soldati della guardia.»
**
Sentiva di essere impotente, rinchiusa in quella stanza della caserma, le armi
puntate contro.
Doveva assolutamente trovare il modo di uscire da lì.
Tentò la fuga, colpendo una delle mani che le puntavano contro l'arma e spingendo con tutta la forza che aveva in corpo gli altri due che cercavano di sbarrarle la strada; ma i tre, insieme, riuscirono ad afferrarla, impedendole di uscire dalla stanza.
André.
C'era André là fuori.
«ANDRÉ AIUTO!!»
Qualche secondo e la porta venne spalancata e l'uomo, che vide gli occhi del suo
amore puntati nei suoi in una richiesta di aiuto, non esitò a gettarsi nella
mischia con il calcio del fucile pronto a colpire chiunque gli avrebbe impedito
di liberare la sua donna.
Si diresse dritto con lo sguardo pieno d'ira verso il pusillanime che, temendo di sfregiare il suo bel viso, si allontanò da Oscar permettendole così di fuggire.
André si attardò sulla soglia della porta col fucile puntato contro i tre uomini nella stanza, garantendo così la fuga da Oscar.
La raggiunse poco dopo.
La Guardia Reale ha l'ordine di cacciare i rappresentanti del popolo dalla
sala dell'assemblea. Dobbiamo impedirlo.
Pensava rivolgendosi ad André, che la seguiva come un pazzo mentre il vento e la pioggia li investivano.
*
André pensò che non erano state poche le occasioni in cui si era preoccupato per la salute di Oscar. E anche quella sera aveva provato un attimo di terrore vedendo il colonnello Labonne e gli altri due soldati, che gli era sembrato di non conoscere, che mettevano le mani addosso ad Oscar per impedirle di fuggire da quella stanza al piano superiore della caserma delle Guardie Francesi.
Non poteva guardarla in volto, perché il suo cavallo galoppava dietro di lei, come ha imparato a fare in tutti quegli anni di vita vissuta insieme a lei. La furia che aveva provato poco prima, nel vedere quelle mani addosso ad Oscar, stava via via scemando, come se quella pioggia che continuava a colpirli, e che non sembrava avesse alcuna intenzione di smetterla, la stesse portando via.
Sono preoccupato.
Mi chiedo solo cos'hai intenzione di fare.
In prossimità della sala dell’assemblea, Oscar incitò il suo cavallo ad andare più veloce e istintivamente, arrivata a destinazione, si frappose tra la Guardia Reale, che aveva ricevuto l’incarico di costringere i rappresentanti del popolo a lasciare la sala, e la folla di povera gente che aveva circondato l’edificio.
Dopo aver gridato a squarciagola di fermarsi, di non sparare, Oscar si era piazzata davanti a Girodel, comandante della Guardia Reale, allargando le braccia, nel chiaro tentativo di mettersi in mezzo e di impedire in tutti i modi che i soldati potessero sparare alla folla, su uomini disarmati.
«Voi incrocereste la vostra spada con me, Girodel? E voi, guardie reali, avreste forse il coraggio di sparare al vostro ex comandante? Se proprio volete sparare sui rappresentanti del popolo, su degli uomini disarmati, dovrete prima passare sul mio cadavere!»
André non riuscì a decifrare l’espressione del viso di Girodel ma avvertiva dal suo tono di voce e dall’incertezza delle parole, dalla definitiva impossibilità di fornirle una risposta sensata, che l'uomo non riusciva suo malgrado a tenerle testa.
E, non l’avrebbe mai detto, benediceva adesso il fatto che quell’uomo provava dei sentimenti per lei, poiché grazie ad essi aveva deciso di farsi di parte e tornarsene per la sua strada.
In ogni caso, sarebbe stato pronto a mettersi di mezzo, se fosse stato necessario.
Oscar lo vide andare via, tirando un sospiro di sollievo per essere riuscita a fermare una carneficina. Si voltò istintivamente all’indietro, lo sguardo ancora serio ma la fronte liscia evidenziava già il sereno.
É un sorriso quello che mi sembra di vedere?
Sorridi forse più a te stessa che a me mentre mi ringrazi per averti aiutato.
Che c'è di strano?
Vorrei chiederti mentre comincio a realizzare che il peggio deve ancora arrivare.
*
«Generale Jarjayes!»
«Quello che ha fatto vostro figlio Oscar François è estremamente grave: ha ignorato pubblicamente un ordine di Sua Maestà il re!»
«Dobbiamo provare la famiglia Jarjayes del titolo nobiliare! Perché vostro figlio Oscar si è macchiato di tradimento!»
«Jarjayes, siamo amici, vi ho sempre aiutato, ma questa volta non posso»
«Voi che cosa intendente fare generale Jarjayes?»
«Maestà, mi permetto di chiedervi una punizione molto severa! Che la colpa commessa da Oscar François ricada sulla sua famiglia! Che vengano confiscate tutte le loro proprietà!»
Il generale Jarjayes ebbe la certezza che il favore che la Regina e, più in
generale, la famiglia reale aveva accordato alla figlia, aveva causato molta
invidia da parte di quegli uomini, così vicini al re, che adesso si accanivano
così spietatamente contro la sua famiglia. In ogni caso, non era nella posizione
di poter rispondere a tono ad ognuno di quei suggerimenti che avrebbero
definitivamente distrutto il patrimonio e il casato stesso dei Jarjayes.
«Ecco, in questo caso,
signori, io vorrei chiedere il parere di Sua Maestà la regina»
Quanto meno il re mostrava di tenere in considerazione i meriti della figlia,
dimostrati soprattutto nei confronti di Sua Maestà la regina, al punto da
volersi confrontare con lei prima di prendere una decisione in merito.
«Con il vostro permesso, Maestà, io mi ritiro.. Voi prendete la decisione che più ritenete giusta ma intanto punirò questa figlia ribelle, con le mie stesse mani.»
I Jarjayes per anni erano stati fedeli alla famiglia reale e, grazie al loro favore, avevano ottenuto tutto ciò di cui disponevano, non solo ricchezze ma fiducia e rispettabilità. Non poteva finire tutto così.
*
L’apparente sollievo di Oscar nascondeva in realtà una notevole preoccupazione.
Era consapevole che, adesso che era riuscita ad evitare che la Guardia Reale
sparasse sui rappresentanti del Terzo Stato, il suo dovere sarebbe stato quello
di rientrare in caserma e rimettersi nelle mani dei suoi carcerieri, visto che
era fuggita dallo stato di arresto. Non l'avrebbe scampata per questo, ma almeno
avrebbe migliorato la sua posizione.
Prima però doveva assolutamente trovare il modo di tirare fuori i suoi dodici soldati dal carcere dell’Abbazia.
«Torniamo a casa, André»
Il tuo "si" è una risposta stupita, che non nasconde un certo interrogativo.
So a cosa stai pensando, ma dove vuoi che vada adesso?
Devo sperare nella comprensione di mio padre e nella speranza che mi aiuti a trovare una soluzione.
«Scusami se ti ho fatto preoccupare..»
«Oscar..»
Almeno questo te lo devo.
Osservò per un tempo che sembrava infinito il cielo, constatando che aveva smesso di piovere e non se n’era neanche accorta.
«Sbrighiamoci a tornare a casa, prima che si rimetta a piovere»
«Tanto Oscar.. siamo fradici tutti e due»
«Hai ragione..»
Non ci ho nemmeno fatto caso.
*
La nonna di André aprì il portone di palazzo Jarjayes e il subitaneo stupore si
trasformò quasi immediatamente in malcelata preoccupazione.
«Cosa ci fate in casa a quest'ora?»
Povera donna, non sa ancora del cataclisma di oggi.
Sia André che Oscar, consci di preoccuparla fornendole una risposta, preferirono sviare il discorso manifestando l’urgenza di un po’ di fuoco e di qualcosa di caldo.
La nonna corse subito in cucina, dimenticando di chiedere spiegazioni, mentre i due raggiunsero il salotto invernale, quello col grande caminetto che si teneva ancora acceso nelle giornate più fredde, e si sistemarono di fronte al camino. Oscar prese posto nella poltrona rivestita di damasco bordeaux, mentre André preferì rimanere in piedi, perché l’attesa lo innervosiva. Nessuno dei due pronunciò una parola, ma entrambi pensavano alla medesima cosa.
Voltarono il viso simultaneamente verso la nonna che tornava dalla cucina con un vassoio: due bicchieri e una caraffa di vino rosso.
L'alcol scendeva giù
fino allo stomaco provocando un piacevole tepore, accompagnato a quelle delle
fiamme del camino che stavano lentamente asciugando la pioggia che aveva loro
appiccicato le divise addosso.
Con un movimento repentino della mano libera, Oscar portò i suoi capelli su un
lato, sporgendosi un po' di più verso lo bocca del camino, per assicurarsi che
ricevessero una quantità di calore maggiore a quella che avrebbero potuto avere
se fossero rimasti al suo posto, in un gesto così femminile e inusuale che fece
sgranare gli occhi di André che non poté fare a meno di guardarla mentre sperò
che lei non si accorgesse degli occhi di lui puntati addosso.
«Oscar.. ti desidera tuo padre»
Oscar fece un cenno affermativo con la testa, in risposta all’annuncio ricevuto. André sentì gli occhi di lei puntati nei suoi.
La donna non disse una parola.
Lo so Oscar.
André osservava in silenzio Oscar alzarsi stancamente dalla sedia, facendosi forza coi braccioli della poltrona, immaginando dallo sguardo spento e dagli occhi stanchi che doveva essere arcistufa di tutto questo, del suo dover dare spiegazioni come se avesse fatto qualcosa di male, agendo per salvare delle vite umane.
Il suo passo era più lento del solito ma robustamente cadenzato dal rumore dei tacchi degli stivali d’ordinanza contro il marmo della pavimentazione.
L’uomo avrebbe atteso di sentir richiudere la porta della camera di suo padre, prima di seguirla.
«André cos'è successo? Quando il generale mi ha chiesto di chiamargli Oscar, aveva un viso molto teso»
«Che cosa vuoi che sia successo? Ti preoccupi sempre troppo, nonna»
Rispose senza poca convinzione mentre cercava di nascondere la sua, di preoccupazione, finendo l'ultimo sorso di vino. Posò il bicchiere e si incamminò verso le scale del piano di sopra.
*
«Vieni a sederti qui Oscar»
Gli occhi del padre seguivano con attenzione i movimenti della figlia che, entrata, si era seduta nella prima poltroncina che aveva dinanzi.
«C'è soltanto una cosa che possiamo fare..»
«Credo d'aver capito, ma non intendo..»
«COL TUO COMPORTAMENTO HAI INFANGATO IL NOME DELLA NOSTRA FAMIGLIA: SIAMO DISONORATI!»
«La soluzione è puntarsi una pistola alla tempia, ma non posso farlo»
«Uhm.. stai forse tentando di provocare tuo padre, Oscar?»
Sguainò la spada di fronte alla figlia, il generale, col gesto elegante che lei poteva riconoscere nei lunghi anni di addestramento, che conferiva un non so ché di minaccioso alle sue parole.
«Se hai qualcosa da dire ti ascolto. La colpa di cui ti sei macchiata è grave ma sei sempre mia figlia»
«In questo momento dodici dei miei uomini si trovano nella prigione dell'Abbazia e molto presto saranno fucilati. Se morendo riuscissi a salvare la vita dei miei soldati vi giuro, padre, che morirei volentieri. Ma sarebbe un sacrificio vano il mio: non posso morire adesso, vi scongiuro di perdonarmi»
Oscar avrebbe voluto aggiungere che ci sarebbe anche André, tra i motivi per cui non sarebbe voluta morire in quel momento ma si morse le labbra per impedirsi di parlare, ritenendo poco opportuno far partecipe il padre di questo.
«Non posso perdonarti. E poi qualunque cosa tu dicessi sarebbe inutile: quando in una famiglia notoriamente devota al re c'è un traditore, l'unica soluzione è la morte! Non devi aver paura. Io ti ucciderò, chiedendo perdono a Dio, e poi ti seguirò»
Padre!
Padre mio!
«Sarebbe la peggiore delle soluzioni, perché sarei la causa della vostra morte, padre..»
«Non importa tanto.. la mia vita è finita ormai»
Padre!
Siete pronto ad uccidere vostra figlia pur di ribadire la vostra fedeltà alla
famiglia reale.
Non vi biasimo padre,
e percepisco la vostra sofferenza perché preferite mettervi alle mie spalle,
perché dovete fare uno sforzo enorme per uccidermi. Avete la voce incrinata
padre. State forse piangendo?
Anch'io sono cresciuta con le vostre stesse regole è so qual è la prassi in
questi casi.
Ma io temo di non aver più chiaro il perché di tutto questo, padre.
Perché?!
Si domandava Oscar nella consapevolezza di non riuscire a trovare una risposta mentre non faceva che ripetere nella sua testa in modo ossessivo il suo nome, adesso che la sua ora era arrivata.
La mia ora è arrivata.
Ancora qualche secondo è sarà tutto finito.
*
«No! Non lo fate signore!!!»
Dio ti ringrazio. La porta era aperta.
Le braccia e la gambe dell’uomo si mossero d’istinto, mentre si avventava contro il generale, impedendo alla sua mano di scaraventarsi sulla donna. Lo sguardo del generale era stupito perché non si aspettava che l’attendente di sua figlia fosse proprio fuori dalla porta. Si sentì spingere con forza verso il fondo della stanza, fino a quando la finestra non gli impedì di andare oltre, perché lo scopo principale del giovane era quello di allontanarlo il più possibile da lei. Lo stupore impedì all’uomo di fargli resistenza mentre, allibito, gli chiese cos'avesse intenzione di fare e gli intimò subito dopo di andarsene via.
«NO! Non me ne vado signor generale, NON ME NE VADO! Non vi permetterò di uccidere Oscar!»
Dopo essersi assicurato che della distanza tra lui e Oscar, fece qualche passo indietro André, allontanandosi dall’uomo che, impallidito per quello che stava accadendo, riuscì solo a ribadire che lui doveva lasciare la stanza.
André sperava che quell’irruzione sarebbe bastata a fermare la follia del generale ma, constatando che l’uomo non aveva la benché minima intenzione di calmarsi, tirò fuori la pistola, puntandogliela contro.
«Badate sono pronto a sparare. Non vi muovete, perché adesso andrò via insieme ad Oscar»
«Cosa?! Tu vorresti scappare con Oscar??!»
«Si»
Il generale abbassò la sua spada, colpito dalla sicurezza con cui il giovane rispose alla sua domanda: solo in questo momento il conte realizzò le conseguenze di aver messo un attendente al servizio della figlia.
Un attendente. Uomo.
Accanto alla figlia. Donna.
Erano cresciuti insieme.
Era stato lui a metterli insieme.
«È davvero questo quello che senti?[1] »
Touché.
«Si»
Lo ammise senza la minima esitazione, André, di amare quella donna, dopo tanti anni di silenzio.
Mi dispiace Oscar. Avevo promesso che non avrei più fatto cenno ai miei sentimenti per te, ma non ho paura di rispondere ad una sincera domanda, anche se più che una domanda, sembra quasi che tuo padre voglia solo la conferma di quello che ha appena compreso.
«No..! Sarebbe una grossa sciocchezza perché la differenza di rango che esiste tra voi non si cancellerebbe mai!»
«Permettetemi una domanda: che cosa significa “rango”? Non siamo tutti uguali, forse?»
«UN NOBILE PRIMA DI SPOSARE DEVE CHIEDERE PERMESSO A SUA MAESTÀ IL RE!»
«Ma anche se fosse il re.. E’ necessario il permesso di un estraneo per amare qualcuno?[2] »
Le parole scivolarono fuori dalla sue labbra, mentre si rese conto di star parlando troppo per il generale, passando per un ingrato per le critiche a quel mondo che gli aveva concesso una cultura e una vita dignitosa.
«BASTA ANDRÉ!»
Incapace di trattenere ancora la sua rabbia, il generale colpì al volto André che lo guardò dal basso verso l’alto, perché aveva perso l’equilibrio ed era scivolato sul pavimento.
«Mi dispiace, non posso perdonarvi»
André vide se stesso posare l’unica arma che gli avrebbe permesso di portare via Oscar, e pronunciare quelle parole che, adesso che le carte erano definitivamente scoperte, non riuscì più a frenare.
«Allora se dovete ucciderci, uccidete prima me. Perché se mi uccidete dopo sarò costretto ad assistere alla morte della donna che io amo»
«André..! Io..!»
Cos’è questo tono, Oscar?
Concentrato sul volto del generale Jarjayes, mi rendo conto a mala pena della tua esclamazione alla mia affermazione. Pensavi forse che non avrei mai avuto il coraggio di parlare così a tuo padre?
Il generale rimase colpito dall’essenzialità di quel concetto, colpito dal coraggio che quell’uomo dimostrava nel voler morire solo perché non poteva sopportare la morte di sua figlia.
André era riuscito nel suo intento.
L’oggetto della rabbia di Jarjayes non era più sua figlia. Ma lui.
Lo guardò esitare, come se aspettasse solo che qualcuno lo fermasse dal compiere quell’insano gesto.
Forse si stava chiedendo come potesse un semplice attendente distruggere la sua volontà.
Un pianto sommesso dal corridoio. Secondi attesa che sembrano un’eternità.
Mi dispiace tanto nonna.
Ma io non posso vivere senza di lei.
«Aprite! Sono un messaggero di sua maestà, aprite! Vengo da Versailles e porto un messaggio per Oscar François De Jarjayes!»
Il generale spostò la sua attenzione in direzione della finestra. Dimentico di quello che stava facendo, corse verso l’uscio e si affacciò alla balaustra del piano di sopra.
André si alzò voltandosi verso la donna: due pozze d’acqua azzurra puntate sul suo viso e uno sguardo indecifrabile.
La prese per mano, trascinandola fuori dalla stanza. Si affacciarono sotto per vedere cosa stesse succedendo.
Il generale scese le scale velocemente mentre la balia faceva accomodare l’uomo col mantello grondante di pioggia.
«Per decisione di sua maestà la regina Maria Antonietta non verrà preso alcun provvedimento nei confronti di Oscar François De Jarjayes. Si auspica soltanto una maggiore lealtà della famiglia Jarjayes nei confronti della famiglia reale»
«Hai sentito?! Grazie alla generosità della nostra regina, la tua vita è salva Oscar.. la tua vita è salva.. Sono contento..».
Il forte generale crollò di fronte alla certezza che sua figlia era stata perdonata[3].
*
Cos’è che le aveva impedito di fermare suo padre dallo sconsiderato gesto che stava per commettere su André?
Tutto si era svolto davanti a lei come se lei non fosse stata in quella stanza e fosse tutto come una rappresentazione dell’opèra.
Ma ciò che l’aveva completamente svuotata da ogni cosa, era stato vedere André agire in quel modo: sarebbe stato disposto ad uccidere, pur di salvarle la vita.
E non era soltanto dedizione, o profonda amicizia, la sua.
Lo sapeva bene.
L’amava. L’amava ancora nonostante tutto.
Non era solo un residuo d’amicizia o l’abitudine di rimanere nella sua vita, quello che lo teneva ancora legato a lei.
Nonostante la freddezza con cui l’aveva trattato nei primi tempi, rifiutando quella che inizialmente aveva preso per una stupida ostinazione di seguirla ancora come un’ombra, lui non aveva smesso di amarla.
Con una forza, una profondità e un tormento tale che non aveva mai visto, nemmeno in Fersen nei confronti di Sua Maestà, che la lasciava senza fiato.
«Mi.. dispiace..»
Gli disse mentre istintivamente evitava di fissarlo negli occhi per un timore che non riusciva a spiegarsi nonostante, si dicesse al contempo, non ci fosse nessun motivo per distogliere lo sguardo.
Indispettito probabilmente da quell’atteggiamento passivo, l’uomo la prese per mano e lei si lasciò trascinare fuori dalla stanza, mentre la governante e parte della servitù li osservava con stupore: alcune donne si erano portate le mani alla bocca e la stessa Oscar non fece niente per confutare l’idea che probabilmente si stavano in quel momento facendo tutti quanti che lei e il suo attendente chissà da quanto erano amanti.
Ad un certo punto, nemmeno ad André importò più di tanto cosa pensavano tutti gli altri in quella casa, compreso il generale che, - aveva riflettuto il giovane a posteriori sul loro scambio di battute - si era probabilmente arrabbiato così tanto per aver creduto che lui e sua figlia gliel’avessero fatta sotto il naso, amandosi di nascosto da chissà quanto tempo.
Entrando in cucina, l’uomo lasciò la sua mano.
Si avvicinò alla credenza e prese una bottiglia di vino, e i primi due bicchieri a portata di mano. Li appoggiò un po’ troppo forte al ripiano di marmo, producendo un rumore sordo che fece trasalire Oscar.
Stappò la bottiglia e versò il liquido prima in un bicchiere, poi in un altro, versandone una parte nel ripiano, per i movimenti nervosi dei suoi gesti. Fece cenno ad Oscar un po’ bruscamente di avvicinarsi e prendere il bicchiere che le stava porgendo e lei, incapace di dire alcunché, fece come lui gli diceva. Gli vide portarsi il bicchiere alle labbra e bere tutto ad un fiato il liquido rosso, mentre lei avvicinava lentamente il suo con mani tremanti, continuando ad osservarlo, senza capirlo.
Vide l’uomo sbattere il bicchiere vuoto nel ripiano, slacciarsi il primo bottone dell’uniforme e puntarle addosso uno sguardo duro, che la incatenava suo malgrado.
Lo vide respirare affannosamente mentre cercava di trattenersi dal dirle qualcosa. Le mani chiuse in due pugni stretti. Forse aspettava che fosse lei a parlare per prima, a chiedergli qualche spiegazione per essere rimasta ferma e zitta.
Non era amore quello che le chiedeva ma, che diamine, se l’amicizia che li legava era autentica, come aveva potuto mantenere quell’impassibilità?
Per la prima volta la donna reagì d’istinto e, poggiando il bicchiere nel tavolo accanto a sé, si avvicinò a lui e, silenziosamente, gli si appoggiò contro, la testa bassa.
Non poté vedere lo sguardo di André cambiare completamente, stupito per quel gesto che mai avrebbe creduto che Oscar potesse fare con lui. Sentì la sua rabbia scemare e si limitò ad abbracciarla, in silenzio, lasciando uscire l’aria dai polmoni.
Si ricordò di quando, nel quartiere di Saint Antoine, si era sentito abbracciare in quel modo folle, mentre lei se lo stringeva contro, aggrappandosi a lui con tutte le sue forze, manifestando tutta la paura che aveva avuto di perderlo e comprese, finalmente, che qualcosa in lei stava cambiando.
Fine Parte Nona
Cetty (mail to: cetty_chan@virgilio.it)
[1] Ho preferito riportare la versione originale in alcuni punti. Alla prossima nota spiegherò il perché.
[2] Altra frase della versione originale. Perché ho scelto questa versione? Nella versione italiana André dice “Se sua maestà il re si innamora di una donna deve forse chiedere a qualcuno il permesso di sposarla?” come se il re fosse libero di scegliere la donna da sposare. Mentre invece, si sa per certo che i principi non avevano libertà di scelta, forse anche più dei borghesi.
[3] Forse buona parte dei lettori non condividerà l’opinione che ho del generale Jarjayes. Ovviamente al giorno d’oggi sarebbe una cosa sconvolgente e assolutamente ingiustificabile la scelta di un padre di uccidere una figlia solo per motivi d’onore. Però non dimentichiamoci mai che Berubara è ambientato in un periodo ben preciso in cui certe consuetudini erano normali. Infatti penso che la “rassegnazione” di Oscar ad essere uccisa, prima che André intervenisse, è data proprio dall’accettazione di questa “regola”. Un po’ come per i duelli. Che poi il generale Jarjayes sia stato egoista nel far crescere la figlia come un uomo, è un’ovvietà. Ma la mia opinione è che il generale Jarjayes abbia solo la colpa di essere un “uomo del suo tempo” e di essere troppo ligio al dovere verso la famiglia reale. Questo non esclude che possa voler bene sinceramente alla figlia.