UNA VITA
CAPITOLO XII
"Quel dolce sorriso non risplenderà più"
Ero sicura della decisione che avevo preso, di combattere insieme al popolo in rivolta.
Se il mio destino era di lottare, avrei scelto io in quale parte stare.
Quella di oggi è stata una giornata terrificante.
Sapevo ciò che mi aspettava, una volta lasciata la caserma dell'esercito, ma quello che i miei occhi hanno visto per le strade di Parigi era l'inferno.
Una vera e propria guerra tra gli eserciti e la popolazione.
Non solo uomini, ma anche donne, bambini e anziani, erano armati.
Armi di fortuna però.
Bastoni, pietre e forche.
Solo pochi avevano le armi da fuoco.
Figuriamoci i cannoni.
Qualcuno ieri sera ha avuto la brillante idea di saccheggiare l'Hotel des Invalides delle armi in esso depositate.
Ma nessuno sa come adoperarli.
Mi sono ripromessa di spiegare a Bernard come usarli, una volta che riusciremo a ricongiungerci a lui e al suo gruppo.
Tra di essi c'era anche la piccola Rosalie, che non vedevo dal giorno in cui mi sono risvegliata dolorante, dopo essere stata ferita dal Cavaliere Nero.
Dopo tutto, credo di aver fatto bene a lasciare andare Bernard, tanti anni fa.
*
Non era stato affatto facile, per lei, abbandonare tutto e aderire alla causa rivoluzionaria.
André non era stato l'unico motivo, anche se riconosceva che il silenzioso ruolo che lui aveva avuto in tutta la sua vita aveva influenzato non poco il suo modo di essere, la donna che era diventata.
Soprattutto, dopo la notte appena trascorsa.
Si erano amati tutta la notte.
Disperatamente.
Come a coprire tutte le occasioni perse.
E, nella stanchezza che adesso traspariva dal volto di lui, da quell'accenno di occhiaie che poteva vedere intorno all'occhio libero, acceso in compenso da qualcosa di assolutamente nuovo, scorgeva il desiderio di riposo di cui anche lei aveva bisogno.
Specialmente adesso che il sole tramontava, dopo una lunghissima, calda ed estenuante giornata.
*
Mai risveglio era stato così dolce e triste allo stesso tempo.
Nuda, abbracciata ad un uomo, non era esattamente un modo di svegliarsi a cui era avvezza. Quando aprì gli occhi, si accorse che il suo corpo era parzialmente coperto da una giacca che, a giudicare dall'ampiezza che riusciva a coprire, doveva essere quella di André. Sorrise, osservando il risultato di quella piccola attenzione di lui, e pensò con un velo di amarezza nel cuore che quello non era un singolo caso, che quell'uomo da sempre la ricopriva di attenzioni, di certezze, che lei aveva per anni ignorato. Voltò il capo alla sua destra, e vide André in posizione prona, il braccio sinistro sotto il volto a mo' di cuscino, quello destro sotto la giacca, impegnato a tenerla vicino dalla vita.
Anche nel sonno, non era stato capace di staccarsi da lei.
La luna che aveva fatto loro compagnia per tutta la notte, insieme alle lucciole e ad un'atmosfera di pace quasi irreale, stava scomparendo: presto il sole sarebbe sorto e allora avrebbero dovuto raggiungere Parigi.
Si costrinse quindi a svegliarlo e questo pensiero le fece ricordare che c'era quel discorso importante che avrebbe dovuto fargli, cioè parlargli della sua malattia.
L'avrebbe fatto appena si fosse svegliato, prima di raggiungere i suoi soldati.
Questo si era ripromessa.
Ma poi.
Lo vide svegliarsi. L’uomo sbatté le palpebre un paio di volte, come per rendersi conto dell'insolito posto in cui aveva dormito, mentre la donna osservava i suoi movimenti con sottile ilarità osservando il fare titubante con cui l'uomo si stava svegliando.
Poi di colpo, quando si ricordò finalmente che quello che la notte appena trascorsa non era frutto di un lavoro onirico, alzò lo sguardo verso di lei, per accertarsi che fosse al suo fianco.
Strinse la presa su si lei ancora più forte, chiudendo gli occhi e tirando un sospiro di sollievo.
«Buongiorno..»
«Ciao..» rispose lei mentre lui affondava il viso nell’incavo del suo collo, assaporando l'odore dei capelli che l'aveva inebriato per tutta la notte e facendole involontariamente solletico.
Gli piaceva da matti quando la sentiva ridere, così iniziò a solleticarla sui fianchi fermandosi solo quando la sentì dirgli che si arrendeva, con le lacrime agli occhi per lo sforzo.
Si alzò sulle braccia e prese a guardarla, tornando entrambi improvvisamente seri.
Non vide la mano di alzarsi e sobbalzò quando sentì il palmo della mano di lei sulla guancia, le dita delle mani perdute tra i capelli neri di lui.
«Cosa c'è Oscar?»
La vide mettersi a sedere e prendere un grosso respiro, prima di dire:
«Mi dispiace, avrei voluto capirlo prima»
Non sapeva sinceramente come continuare. Sentiva di volergli dire tante cose, che voleva scusarsi per averlo fatto soffrire per tanti anni, per non aver capito prima di averlo da sempre amato. Ma ogni parola, ogni frase che le veniva in mente, le sembrava fuori luogo o semplicemente riduttiva rispetto a quello che sentiva.
Lui comprese quello che lei voleva dirgli.
«Oscar.. ascoltami»
E fu lui a prenderle il volto tra le mani, costringendola a guardarlo.
«Io non ho mai osato sperare che un giorno anche tu potessi amarmi: solo un folle poteva pensarlo. Non ti nascondo che tanti anni fa ho provato a dimenticarti, ad allontanarmi definitivamente da te, ma non ci sono riuscito. Poi ho pensato che mi sarei accontentato di quel poco che di te potevo avere»
Abbassò lo sguardo, sorridendo mestamente
«Non so come, ma mi sarei accontentato»
Poi rialzò lo sguardo di nuovo su di lei.
«Quindi tu non mi devi niente, capito? Non devi sentirti in colpa, per nessun motivo»
La presa con cui le teneva in volto, si trasformò in una carezza.
«Io ti amo» concluse in un soffio, le parole a spiegare tutto quello che aveva nel cuore.
Incapace di trovare una risposta coerente a tutto questo, lei lo abbracciò aggrappandosi al collo di lui, che la strinse per i fianchi.
«Ti amo anch'io»
Si limitò a dirgli, decidendo che gli avrebbe parlato un'altra volta della sua malattia.
*
«È la battaglia per la libertà»
Così aveva gridato Alain incitando i suoi compagni prima di partire alla volta
della capitale.
Aveva rimesso tutto nelle mani di André.
Aveva confessato ai soldati di essere la sua compagna e che l'avrebbe seguito qualunque cosa avesse deciso.
Sentiva di doverglielo.
Dovevano cambiare quel mondo in cui avevano vissuto fino.
Dovevano lottare per un mondo diverso, in cui sarebbe stato lecito amare senza differenze di classe.
Un mondo in cui André poteva essere suo marito, e lei sua moglie.
Non solo davanti a Dio, ma davanti al mondo intero.
Ed era pronta a tutto per questo.
*
Solo metà della mia compagnia è sopravvissuta alla giornata di oggi.
Siamo tutti molto provati.
É morto anche Lassalle.
Disperato per l'orrore di tutti quegli uomini morti, e tra di essi donne e bambini, si è lanciato contro i fucili della Royal-Allemand.
Non mi ha dato retta: non è tornato indietro a ritirarsi insieme agli altri.
André è seduto vicino ad Alain.
Appoggia la testa sul muro di questo ponte sotto cui ci siamo rifugiati in attesa di uscire e raggiungere Bernard.
Spero che nel frattempo abbiano costruito le barricate.
Non si può pensare di combattere una guerra senza la possibilità di difendersi.
É alla base della tattica bellica.
Ma in questo macello è plausibile perdere il controllo e non essere in grado di ragionare con razionalità.
André, perché sei così distante da me?
Perché preferisci rimanere vicino ad Alain?
Ho detto che ti avrei seguito comunque ma, quando finirà questa battaglia, quando finirà questa maledetta giornata, ti chiederò di andare via da qui, ti dirò che siamo due pazzi a combattere nelle nostre condizioni.
Io sono malata, tu sei quasi cieco.
Siamo dei pazzi a continuare così.
Cos'ho fatto.
Come ho potuto chiederti di venire qui: rischiamo la vita ogni secondo che passa e oggi sono quasi morto quando hai tentato di convincere il popolo che siamo dalla sua parte, disarmata, con i loro fucili puntati contro.
Grazie a Dio c'erano Bernard e Rosalie che, con la loro presenza e per il fatto che ti hanno riconosciuto, hanno convinto la folla delle tue, delle nostre intenzioni.
Alain mi ha salvato la vita qualche ora fa.
Ad un certo punto non ho visto più niente e un soldato nemico stava per spararmi, questo mi ha detto Alain che proprio qualche minuto fa mi ha suggerito di andare via, di portarti via da qui, ché sono un pazzo se penso di sopravvivere nelle mie condizioni.
Non posso dargli torto.
Amore mio.
In questo momento di calma dove, a parte i nostri respiri, si sente solo il continuo gocciolare e delle voci in lontananza, ripenso a questa notte e il contrasto tra quel momento e questo che stiamo vivendo è così forte che mi sembra di non essere più io, di essere in una vita completamente diversa.
Vorrei starti vicino ma non voglio che tu ti renda conto che ho perso completamente la vista, almeno fino a stasera.
Quando usciremo da qua sotto e ci ricongiungeremo a Bernard e Rosalie, troveremo un momento per noi, ti confesserò tutto questo e ce ne andremo via.
Non è vigliaccheria la mia.
Alain lo sa.
Voglio solo vivere, Oscar.
Adesso che sai di amarmi.
E so che mi capirai.
«Amici, la nostra unica speranza è di unirci agli uomini di Bernard.. altrimenti ci uccideranno uno a uno»
«Comandante! Bisogna attraversare mezza città per unirci a Bernard: ci prenderanno in ogni caso!»
«Mh»
«Comunque il comandante ha ragione: anche se è rischioso noi dobbiamo tentare»
«Bene, se siamo tutti d'accordo possiamo andare, no?»
Del resto lo dici anche tu, André.. non c'è nient'altro da fare.
Aspettiamo ancora un po'.
Il sole sta tramontando e tutto, i nostri volti, le nostre divise, si tingono di rosso.
Prima di alzarmi da questa banchina, ti guardo e adesso che ti osservo attentamente mi accorgo che hai lo sguardo lontano.
Spero tanto che non sia successo quello che più temo.
Ti prego, non adesso.
Magari sei solo sovrappensiero.
Andiamo Cèsar, vieni con me.
Chissà cosa starai pensando, vecchio amico mio.
Anche tu mi segui da anni.
Alzo gli occhi pronta a sopportare la luce del sole che sta tramontando.
Che ci fa questo soldato?????!!!!!!
NO! MALEDIZIONE!
*
*
*
*
*
«COMANDANTE! ANDRÉ È STATO COLPITO! É FERITO, COMANDANTE!!! É FERITO!!!!»
«ANDRÉ...! Non morire..»
«Oscar...»
Disse André in un sussurro, una mano tesa verso la donna ma ebbe il tempo di fare solo pochi passi, prima di accasciarsi al suolo con la mano rivolta ancora davanti a sé.
«ANDRÉ NOOOOOO!!!! ANDRÉÉÉÉÉ!!!!» gridò lei provando a scuoterlo, a risvegliarlo, a farlo tornare da lei.
*
Ben sei medici ti stanno visitando ed io non riesco a pensare a niente. Vorrei rimanere al tuo fianco ma Rosalie mi ha detto che devo lasciare che quegli uomini, che per pura coincidenza si trovavano in mezzo al gruppo di Bernard, facciano il loro lavoro.
I miei soldati si trovano dall’altro lato del tuo letto improvvisato e anche loro, soprattutto Alain, osservano con attenzione André e chi si sta occupando di lui.
Dio ti prego.
Ti supplico.
Non portarmi via André.
Uno dei dottori si allontana da André, mentre gli altri continuano ad osservare, a tamponare la ferita, a sfiorarne i contorni con la punta delle dita senza poter fare nient’altro.
L’uomo si avvicina a Bernard e gli dice qualcosa ma non riesco a sentire, a prestare attenzione perché aspetto solo che qualcuno mi dica che posso avvicinarmi.
Ecco, finalmente!
Riconosco i tuoi passi che si fermano qui accanto a me.
Saperti qui mi da un’immensa gioia e dai colori che riesco ad intravedere con la mia vista ormai quasi del tutto morta, e da un odore tutto particolare che ho imparato ad avvertire negli ultimi tempi, mi pare di capire che il sole sta tramontando.
Provo ad alzare un braccio verso di te e sento le tue mani piccole e fredde che circondano la mia.
Non sento più il dolore lancinante di qualche ora fa e ti domando perché stai piangendo.
«Vedi André io vorrei, vorrei diventare tua moglie. Vorrei che mi portassi in un piccolo villaggio, in una piccola chiesa, dove ci sarà una semplice cerimonia. Ecco André, io vorrei solo che mi dicessi che.. diventerò tua moglie»
Mi dici tra i singhiozzi e le lacrime che mi riportano indietro di anni, di secoli, in quei momenti in cui ti osservavo senza essere visto dopo che tuo padre ti rimproverava aspramente.
«Ma certo Oscar, lo diventerai.. È la cosa che più desidero al mondo..»
Si, noi ci sposeremo e andremo a vivere da qualche parte in Normandia, che amiamo così tanto. Comprerò una casetta vicino al mare. E avremo una famiglia Oscar, una famiglia tutta nostra.
Vorrei dirlo ma comincio a far fatica a parlare e queste parole rimangono inespresse nella mia mente.
Ti sento piangere.
Perché piangi amore mio?
«Oscar..? Perché stai piangendo…? Perché..? Sto forse, per morire?»
«Ma che cosa dici?! No, André?!»
E la tua voce mi rassicura, anche se ho l’impressione di sentire scivolare via la mia vita come sabbia tra le dita della mano.
«Hai ragione, io non posso morire adesso, la nostra felicità è appena cominciata, ora anche l’amore ci unisce»
Il mio sforzo per riuscire a parlare è immane.. e.. sento freddo, tanto, troppo freddo…
«Forse noi riusciremo a vivere.. in un modo migliore, Oscar.. No.. non posso morire adesso.. proprio non posso..»
Scusami, amore.
«Ricordi André, ricordi quando eravamo ragazzi? Le splendide albe che abbiamo visto ad Arras? Bene io vorrei.. vorrei tornare laggiù con te.. e vivere di nuovo quei magnifici momenti.. Stavolta in maniera più completa.. perché adesso ci amiamo e l’amore rende tutto più bello..»
Abbasso gli occhi, e appoggio le mia labbra alla tua mano che stringo disperatamente nella mia, in attesa di sentire la tua voce. Due lacrime più grosse solcare il mio volto ormai completamente fradicio.
La presa della tua mano si è allentata.
«André??!! ANDRÉ’!!!»
Mi rimetto d’istinto in posizione eretta, per osservarti meglio: il continuo alzarsi e abbassarsi del tuo petto è cessato ma sono soprattutto gli occhi che, seppur aperti, hanno perso quella luce che nemmeno la perdita della vista era riuscita a cancellare, e mi danno la certezza che non sei più con me.
«NOO! Non è giusto, André!!!»
Grido disperata chiudendo gli occhi, rifiutandomi di vedere il tuo corpo e sapere che non ci sei più, che sei morto, sperando in un futuro migliore in cui avresti avuto la felicità che per anni ti è stata negata.
«Non avresti dovuto lasciarmi sola…!»
Dico, con i pugni stretti vicino al volto mentre le forze che mi hanno tenuta in piedi fino ad ora, nonostante la malattia, mi vengono improvvisamente meno e scivolo in ginocchio, le mani sulla pietra che riveste questa piazza e continuo a pronunciare, a gridare il tuo nome, e spero che qualcuno mi faccia diventare pazza, che Dio mi faccia diventare una pietra o che, semplicemente, mi strappi il cuore dal petto[1], perché io non posso, non riesco a vivere senza di te.
*
Non sta succedendo a me.
Non sta succedendo a me.
Non sta succedendo a me.
Continuo a dirmi ossessivamente mentre indietreggio per lasciare Rosalie, Bernard, Alain e gli altri soldati avvicinarsi al corpo di André.
Tanto lui non è più qui.
Ma subito dopo mi pento e mi faccio largo bruscamente tra il gruppo di persone.
«André, André! Sono qui, André, non ti lascio»
Accarezzo il tuo viso, così perfetto anche nella morte, e mi domando ancora come sia stato possibile tutto questo.
«Non preoccuparti, ci sono io»
Avvicino le mie labbra alle tue coprendole di tanti piccoli baci e, sentendole dure e insensibili alle mie, così diverse da ieri notte, le lacrime ritornano, inarrestabili.
«Non ti lascio»
«Comandante, vi prego, dobbiamo portarlo via da qui. Comandante, mi sentite?»
La voce di Alain mi costringe a riprendere i contatti con il mondo che mi circonda e cerco di fare mente locale, di afferrare il significato delle parole che ha appena detto e di formulare una risposta sensata ma, ancora prima che io possa parlare:
«Qui vicino c’è una chiesa. Potremo portare il suo corpo..»
«Non-parlare-così» scandisco con rabbia queste tre parole.
«È André, capito? Maledizione, Alain!» sbotto alla fine.
«Si, scusate comandante, non volevo, perdonatemi, non volevo essere così duro. È che non sappiamo quando riprenderemo a combattere e..»
Mi scuso per il tono brusco che ho usato e ti rispondo che va bene: anch’io avrei fatto la stessa al posto suo. Anche Bernard ci ha raggiunto e, insieme ad Alain, ha iniziato a dare disposizioni per portarlo nella chiesetta.
Continuo a toccarti, a poggiare la mia mano sulla tua, ad accarezzarti il viso, mentre il piccolo corteo si muove silenzioso. E ti guardo cercando di imprimere nella mia memoria queste ultime immagini di te che mi restano.
*
Dopo la breve funzione funebre per i caduti di quella giornata, Oscar aveva insistito per rimanere sola insieme ad André, per dargli il suo addio. Anche se una parte di lei continuava a ripetersi che André non era più con lei non riusciva ad allontanarsi dal suo corpo e continuava a fissare ogni piccola parte di lui, per non dimenticarlo: i capelli, che aveva cercato di sistemargli sul cuscino di fiori delicatamente, come se stesse accarezzando i capelli ad un bambino, il profilo regolare del naso, le labbra che aveva sentito morbide con le sue, indurite adesso dalla morte che non avevano però perso il loro rossore[2].
Sembrava che dormisse.
Con una mano gli spostò il ciuffo che negli ultimi anni gli aveva ricoperto il suo volto, scoprendo così completamente il viso. Riprese a piangere più forte, appoggiando la testa sul braccio di lui, composto nella bara, nel vedere la profonda cicatrice che si era guadagnato per essere corso in suo aiuto.
Si addormentò così.
Venne svegliata d’improvviso da un grido proveniente da qualche parte fuori dalla chiesa. Si ridestò e ci volle qualche frazione di secondo per capire dove fosse e, quando si rese conto che era tutto vero, che non era stato solo un bruttissimo sogno, l’angoscia tornò a sopraffarla e sentì un bisogno impellente di scappare.
Si alzò, accarezzando il dorso della mano di André, sorridendo tristemente.
«A presto»
Uscì, ma dopo qualche passo si fermò un istante: un pensiero fulmineo l’aveva colpita.
Che senso aveva continuare a combattere? Per che cosa? Per un futuro senza André?[3]
Si sentiva completamente svuotata e, incapace di proseguire oltre, si sedette sopra i gradini della chiesa, le braccia incrociate appoggiate alle ginocchia, lo sguardo basso, pensieroso.
«Meglio coprirsi la notte, no?»
Si voltò di scatto e si accorse di Alain che le metteva una coperta da campo addosso.
«Comandante Oscar. So bene che è doloroso perdere una persona appena si è scoperto di amarla. Ma questo purtroppo non è il momento di piangere.. Volevo dirvi solo questo»
Ma cosa nei sai tu di me e André? Della nostra vita?
Avrebbe voluto dirgli lei ma non ne ebbe la forza. Ritornò a guardarsi le mani appoggiate sulle ginocchia, preferendo rimanere in silenzio ma, quando lo vide allontanarsi, non seppe trattenersi dal rivelargli il suo stato d’animo:
«Alain. Devi assumere il comando dei soldati della Guardia. Io non ne ho più la forza. Non me la sento più di combattere, Alain».
«È una cosa che non dovete dire, comandante» rispose lui arrestandosi, senza voltarsi e guardarla.
«Io so che il vostro dolore è molto profondo, comandante Oscar: non siete certo l’unica persona qui che ha delle pene atroci da soffocare.. Vi aspettiamo domani, comandante: il vostro posto è con noi».
Le parole di Alain erano dure, quasi sprezzanti, ma sapeva che aveva ragione. Ormai non aveva un posto in cui tornare perché aveva detto addio al suo passato e, anche volendolo, non se la sarebbe davvero sentita di ritornare in quella casa dove ogni angolo le ricordava la sua vita con André.
Un colpo di tosse le bloccò il respiro e i colpi la sconquassarono talmente tanto che, nel tentativo di alzarsi dai gradini, perse l’equilibrio cadendo rovinosamente per terra. Stringeva il fazzoletto che nel frattempo si era portata davanti la bocca, completamente ricoperto di sangue. Si rialzò faticosamente e, prima che qualcuno si accorgesse di lei, delle sue condizioni, si allontanò frettolosamente da lì, prendendo una delle tante stradine secondarie. Colpi di tosse continuavano a tormentarla, costringendola ad appoggiarsi alle mura delle case: aveva rifiutato categoricamente di mangiare qualcosa e si sentiva profondamente debole. E quando si ritrovò davanti César, grosse lacrime ricominciarono a rigarle il viso perché la sua mente venne catturata dal pensiero di ciò che lei e André avrebbero potuto fare, adesso che finalmente si amavano.
Il mare della Normandia e loro due insieme, a correre sulla battigia sui loro cavalli.
Lui che le sorrideva come non aveva mai fatto in vita sua, felice che i suoi sogni si fossero finalmente realizzati. E lei che si lasciava andare tra le sue braccia, cullata dal movimento del
cavallo al trotto, stringendosi al suo petto.
L’essenza della felicità per lei.
Salì in groppa a César e iniziò a correre al galoppo. Non c’era una meta. Voleva solo correre e pensare che insieme a lei ci fosse André, che fosse al suo fianco: Voleva provare a sentire la sensazione che avrebbe provato, cercando di trovarne una qualche forma di conforto.
Mentre attraversava il Pont Neuf sentì dei colpi d’arma da fuoco.
César fu colpito e disarcionò Oscar.
La donna si rialzò, fissando con orrore il suo cavallo ucciso, colpito alla testa da due colpi di fucile. Sentì come se i pensieri con cui stava trovando la sua disperata consolazione, le fossero strappati via e non si accorse dei due soldati che le si avvicinarono, puntandole addosso le loro armi, pronti a colpirla se avesse fatto una mossa falsa.
Oscar era come morta, completamente assente e fu solo per istinto che sfoderò la sua spada, pronta allo scontro. I tre, che l’avevano accerchiata, cominciarono ad attaccarla uno alla volta. La donna teneva la spada davanti a sé, limitandosi a scansare i colpi degli avversari. Uno di loro, incuriosito dallo strano comportamento di Oscar che non tentava né di attaccare, né di fuggire, si arrestò per qualche secondo, giusto il tempo per accorgersi, con profondo stupore, che la donna stava piangendo mentre combatteva con loro.
Un urlo attraversò il cielo di Parigi.
I tre soldati si arrestarono, intimoriti forse da quell’inusuale atteggiamento, sicuri della loro posizione di vantaggio per aver costretto Oscar ad indietreggiare fino alla ringhiera del ponte, accerchiandola.
Ma la donna non aveva nessuna intenzione di arrendersi e, stringendo l’impugnatura della sua spada, avanzò di due passi, pronta a ricevere gli attacchi dei suoi avversari che, dopo aver indietreggiato di qualche passo, si fecero coraggio tra di loro e ripresero subito dopo ad attaccare. Allo stesso modo, la donna si limitò ad evitare i colpi, tentando di guadagnare una via di fuga.
Io ti amavo André! Ti amavo davvero! Con tutto il cuore! Avrei potuto amarti già da molti anni..! Ma ho scoperto in me questo sentimenti troppo tardi.. Se me ne fossi resa conto prima avremo potuto vivere insieme tanti momenti meravigliosi.. momenti di amore intenso e travolgente..! Ma io non mi ero neanche resa conto dell’amore che tu nutrivi per me.. è questo che mi fa star male, che mi fa sentire terribilmente in colpa..!!
Nel frattempo era riuscita a fuggire mentre sentiva i fischi delle pallottole che attraversavano l’aria vicino a lei. Quando cominciò a dolerle il fianco per la corsa, si fermò in prossimità di un lungosenna, per riprendere fiato. Si appoggiò al muretto che circondava una rampa di scale che portava giù ai margini del fiume, guardando il cielo stellato di quella notte. Il profumo dell’aria estiva era edulcorato dall’odore della polvere da sparo e di resti che bruciavano, i cui fumi salivano nell’area creando delle sottili colonne.
«André dimmi.. che cosa devo fare..? Dimmelo tu, André»
Combattuta tra la voglia di lasciarsi morire lì, gettandosi magari tra i flutti di quel fiume in cui un giovane aveva lasciato andare il cadavere di quello che doveva essere suo padre, uno dei tanti morti di quel giorno, e continuare a combattere per quegli ideali che aveva maturato dentro di sé e per i quali anche André si era voluto battere, Oscar continuava a percorrere a piedi le vie della città, mentre la tosse continuava a non darle tregua. Un colpo di tosse più forte la fece cadere e svenire, anche per la debolezza dovuta all’inedia e alle copiose lacrime versate.
E rimase lì, con la pioggia che le aveva ormai completamente inzuppato il mantello che Alain le aveva posato sulle spalle e la pioggia che continuava a cadere copiosamente.
Si risvegliò solo quando sentì delle urla sempre più vicine e si accorse che si era fatto giorno, rimpiangendo lo stato di torpore che aveva appena abbandonato e che le aveva per quel frangente assopito anche il dolore profondo che sentiva dentro il cuore.
«Alla Bastiglia?» si chiese a voce alta ripetendo le parole che sentiva gridare alla folla in corteo che poteva osservare dalla sua posizione.
Quando tra di essi sembrò staccarsi una figura avvolta dall’ombra delle mura della stradina dove i deboli raggi del sole non erano ancora riusciti ad entrare.
«André! Ma?!»
«Allora Oscar? Che stai facendo qui senza far niente?»
Con lo stupore negli occhi, la donna guadagnò faticosamente la posizione eretta, chiedendosi com’era possibile che André fosse davanti a lei.
«Chiunque abbia un’arma, un’arma qualsiasi, corre alla Bastiglia! Cosa aspetti a guidare i tuoi soldati della Guardia, Oscar?»
Ma quella voce così cara al suo cuore e che le aveva fatto sperare per un attimo che fosse veramente soltanto un brutto sogno, si trasformò in quella altrettanto familiare di Alain e anche i lineamenti che aveva creduto appartenessero lui divennero quelli del suo soldato mentre egli continuava a dire che loro – i suoi soldati - adesso la aspettavano tutti nella piazza.
«Comandante, vi prego di venire con me, perché noi vogliamo continuare a combattere ai vostri ordini»
«Oh..! tu sei Alain?»
E una parte del suo animo si frantumò nuovamente, illuso da un’illusione che aveva creato la sua mente.
«Questo è tuo, grazie» disse togliendosi il mantello e porgendolo ad Alain.
Istintivamente, si strinse nelle spalle e abbassò lo sguardo, prendendo il coraggio di decidere cosa fare.
Forse quell’immagine di André che le diceva di continuare a combattere non era stata una casualità.
«Così non dovrei deludere i miei soldati della Guardia, vero?»
«Esatto».
«Alain, prima di andar via, potrei.. potrei piangere ancora un po’?»
«Certo, piangete quanto volete..»
Il dolore di averti perso è troppo forte, André e non riesco ad impedirmi di piangere, di aggrapparmi disperatamente ad Alain mentre quasi urlo la mia disperazione.
Non è solo il rimpianto per ciò che avremmo potuto avere e per quel poco che abbiamo avuto.
Tu sei stato la mia vita, per tutto quello che abbiamo passato, per tutti gli anni in cui siamo stati amici e che abbiamo vissuto insieme, dividendo ogni cosa.
Sei stato il mio compagno di giochi e il mio migliore amico, prima di essere il mio amore.
E mi manchi così tanto che vorrei raggiungerti adesso.
Non posso continuare a vivere.
Fine Parte Dodicesima
Cetty (mail to: cetty_chan@virgilio.it)
[1] Come riconoscerete senz’altro, queste parole sono estrapolate direttamente dal manga. Credo che illustrino davvero magnificamente l’intensità del dolore provato da Oscar in questo momento.
[2] Posso assicurarvi che succede.
[3] Lo so che sembra un pensiero profondamente egoistico, ma tenete presente il dolore e la desolazione che possa avere Oscar in questo momento…