QUANDO MENO TE LO ASPETTI
Parte Seconda
Aveva cavalcato per giorni,ed ora
eccolo lì, in quell'anticamera buia, seduto su un divanetto semplice ma
grazioso, attendendo il ritorno della fanciulla che lo aveva accolto. Presto il
momento della verità sarebbe arrivato: avrebbe visto quella donna, unico rimedio
per le risposte che cercava. Aveva però paura dell'ignoto che si parava davanti
a lui. Com'era quella donna? Bellissima, di sicuro. Come avrebbe reagito nel
vederlo? Sarebbe stata felice, o lo avrebbe cacciato via? Era una "signora"?
Aveva figli? Era nobile? Più cercava risposte a quelle domande, scandagliando la
sua memoria nebulosa, più sentiva delle fitte terribili alle tempie. Una voce lo
distolse dai suoi pensieri: la ragazza era tornata e, un po' titubante, gli
aveva detto che i padroni lo volevano ricevere, e gli fece cenno di seguirlo su
per le scale. Lui non esitò, e corse dietro la timida fanciulla. Passarono
attimi, ma gli sembrarono secoli: tutto procedeva a rallentatore, come per
enfatizzare il suo nervosismo, tanto che quando la ragazza si fermò davanti ad
una porta, egli quasi collassò: "Eccoci" pensò "il momento è arrivato".
La fanciulla si scostò per lasciarlo passare e lui, dopo qualche attimo di
esitazione, raccolse tutto il suo coraggio e aprì la porta.
La sorpresa era troppa. Ogni minima cellula del suo corpo voleva rifiutare ciò
che vedeva, eppure, per quanto si sforzasse, quell'immagine gli risultava più
reale che mai.
Chiuse gli occhi, tentando di rilassarsi, poi li riaprì: ritrovata un po' di
calma e un po' di voce mormorò: "Fersen...".
Accanto a lei, André era ancora sotto shock: sbatté le palpebre più volte,
incredulo, poi realizzò ciò che vedeva: lui, quello svedese, quel bastardo che
aveva fatto soffrire la sua Oscar, era lì, in piedi davanti a lui con aria
sconvolta. André, reprimendo l'impulso di sparargli nel petto [peccato,
onestamente mi avrebbe fatto piacere se avesse ucciso quello str.... ehm...
brav'uomo, ndr] si voltò lentamente verso Oscar: lei aveva gli occhi sbarrati e
borbottava fra sé e sé "Fersen... oh mio Dio..."
Dal canto suo Fersen era più scioccato di Oscar e André messi insieme: era
bastato guardare i loro volti una sola volta, e la sua memoria era tornata in un
batter d'occhio. Aveva rivisto la donna, che ora era davanti a lui, con i soliti
comodi pantaloni e una camicia, ballare con lui... piangere per lui... e dirgli
addio. Aveva visto la stessa donna ribellarsi dalla sua stretta per andare a
salvare quell'uomo che le era sempre stato vicino... André... il suo migliore
amico... il suo André... che ora era lì, le stringeva la mano, protettivo. Le
gambe di Fersen cedettero sotto il peso di quella valanga di ricordi ed egli
cadde in avanti, davanti ad Oscar.
"Oh, Oscar! Tutti credevano che foste morta! Quanto ho sofferto alla notizia!Ma
io non ho mai creduto a tutto ciò che dicevano in giro, e avevo ragione: siete
viva! Il mio cuore scoppia di felicità, non potete immaginarlo! E André, siete
vivo anche voi! Sono felice che il vostro amico si sia salvato, Oscar!". Fersen
era pazzo di gioia, sembrava delirare: "Comunque, dopo tanto tempo eccomi qui, a
dichiararvi il mio amore per voi! Ho affrontato un lungo viaggio per dirvi che
vi amo, vi amo da morire, nonostante in passato vi abbia respinto e abbia amato
un'altra donna. Ma ora sono qui, a riparare i miei errori: vi offro il mio
cuore, Oscar, come avrei dovuto fare molto tempo fa, e una vita finalmente
felice accanto a me".
Oscar lo guardava, un misto tra il terrore e il disgusto, e André, accanto a
lei, ribolliva di rabbia "Quel puttaniere si presenta qui, dopo anni, dicendo di
amare la MIA donna? Che gran figlio di..." pensava André, poi si voltò verso sua
moglie "Oscar ti prego, dì qualcosa, digli di andarsene a quel paese e di
lasciarti in pace... non fare così... parlagli, spiegagli tutto..." Oscar
ricambiò lo sguardo di André, strinse più forte la sua mano e disse, rivolta a
Fersen:
"Cosa vi fa pensare che io vi ami ancora, Fersen"?
L'uomo la guardò, scioccato e incredulo [ma cosa ti aspettavi? ndr], e la donna
continuò: "L'avete detto voi, avreste dovuto farlo molti anni fa. Ormai ho
cancellato certi sentimenti dal mio cuore".
"C... come Oscar? Voi... Voi non mi amate più"?
"Ho smesso tanto tempo fa".
"Ma come? L'uomo che mi ha detto che eravate qui, che eravate viva, mi ha detto
che molto probabilmente mi amavate ancora"!
"Chi vi ha riferito tale assurdità"?
Fersen sussultò, poi disse: "Vostro padre".
Oscar non poté fare a meno di ridere, al ricordo del suo genitore conservatore:
"Mio padre non ha mai visto di buon occhio la mia nuova vita".
Fersen era confuso dall'affermazione della donna: "Nuova vita"?
Proprio in quel momento irruppe nella stanza un bambino: dimostrava quattro anni
o su di lì, aveva dei meravigliosi capelli dorati come quelli di Oscar e un paio
di occhioni verde smeraldo uguali a quelli di André. Fersen lo guardò ancora più
confuso mentre correva per la stanza raggiungendo Oscar: "Mamma, mamma!" gridava
il bambino. Il conte ripeté: "Mamma???" ma nessuno badò a lui.
"Philippe, tesoro, cosa c'è"? chiese Oscar al bambino, con una voce dolce che
Fersen non aveva mai sentito.
"Ho fatto un blutto sogno" disse il piccoletto.
"Amore, non è niente" disse André, distogliendo gli occhi disgustati da Fersen
(e smettendo di insultarlo mentalmente). Accarezzò la testolina del bambino, che
gli saltò in braccio. "Papà, papà" cantilenava il bambino.
"Papà???" disse il conte più sconcertato di prima.
"Esatto" disse André, rivolgendosi a lui per la prima volta "Philippe è nostro
figlio".
Fersen era sbiancato d'un colpo: "Figlio... oddio! Oscar! André! Io... io non...
non immaginavo che voi due... oddio! Non eravate solo amici?"
"Forse all'inizio" disse Oscar guardando André.
Il conte non riusciva a credere a quelle parole, ma notò un dettaglio che gli
diede da pensare: entrambi avevano la fede all'anulare sinistro.
Rabbrividì e disse: "Siete anche sposati".
"Si" dissero i coniugi all'unisono.
Fersen esaminò i loro volti: dopo tanti anni accanto a loro non li aveva mai
visti così belli e felici. Emanavano un'aura di pace e amore: come aveva fatto a
non accorgersi del loro amore?
"E vi amate" aggiunse, dopo aver riflettuto.
"Molto più di quanto tu possa immaginare" disse André, aggressivo.
"Come mai siete venuti qui?" chiese il conte.
Rispose Oscar: "Sa, poco prima dell'inizio della rivoluzione ho scoperto di aver
contratto la tisi. L'unico modo per guarire era lasciare la carriera militare e
riposarmi in luoghi più salutari. André, mio marito, mi ha seguito per aiutarmi
a guarire. Ma come mai non lo sapete? Mio padre non vi ha detto niente"?
Il conte scosse la testa, poi aggiunse: "Allora non scherzavate, quel giorno
dell'assalto alla carrozza!"
"No, non scherzavo" disse la donna con una punta d'orgoglio.
André li guardava confuso.
"Ed io che ho sempre pensato che dicendo "il mio André" vi riferivate a lui solo
come amico... mi sono illuso... lo amavate sin dall'inizio..." disse il conte
scuotendo il capo.
André chiese ad Oscar: "Allora lo avevi già capito di amarmi"?
Oscar lo guardò: "Io l'ho sempre saputo, solo che non ho mai avuto il coraggio
di ammetterlo".
André rimase perplesso. Aveva sempre pensato che lei aveva scoperto di amarlo
poco prima di quella notte d'amore... non aveva mai immaginato il contrario.
Abbracciò la sua Oscar, e lei ricambiò l'abbraccio. Fersen li guardò, invidiando
André. Come era possibile che un popolano come lui aveva ciò che egli desiderava
più di ogni altra cosa? Lo guardò con odio, e ad André quello sguardo non
sfuggì.
"Allora Fersen... ora conoscete la verità" gli disse con disprezzo.
L'altro allora divenne furioso e si scagliò contro André: questo però aveva
riflessi pronti, e in più da poco aveva affrontato un piccolo intervento che
aveva risolto il suo problema all'occhio. Si scansò velocemente, e Oscar afferrò
in tempo il piccolo Philippe. Fersen si voltò verso il suo rivale, che si era
posizionato all'altro capo della stanza, e dalla sua bocca uscì un grido
disumano, misto tra rabbia e dolore. Si scagliò di nuovo contro André, questa
volta tirando fuori una pistola, ma mentre questo stava per afferrare anch'egli
la sua arma, un altro grido echeggiò: era il pianto di un neonato.
"Diane!" Urlarono André Oscar precipitandosi fuori dalla porta. Riemersero poco
dopo con una neonata fra le braccia: aveva i capelli corvini e un paio di
profondi occhi azzurri, e piangeva come una forsennata. Ma, dopo aver ricevuto
le coccole di Oscar e André, si calmò e cominciò a guardare Fersen con occhi
curiosi.
Dal canto suo, Fersen era sbigottito: "Lei è...."
"Nostra figlia" disse Oscar.
Il conte, sconcertato e iracondo, guardò quella piccola cornice familiare:
Oscar, moglie e madre, con in braccio la piccola Diane, che cingeva con un
braccio André, suo marito, che teneva per mano Philippe.
Guardò i volti decisi dei due coniugi, pronti a tutto per salvare la loro
famiglia. Per un attimo considerò, accarezzando il calcio della pistola, di far
fuori il suo rivale e i suoi figli, per avere Oscar tutta per sé. Ma lei
sicuramente avrebbe ucciso prima lui e poi sé stessa, rendendo vano l'omicidio.
Scosse la testa, finalmente rassegnato, e si voltò verso la porta: "Addio"
mormorò. Era drastico, ma era l'unico modo per fuggire dal dolore una volta per
tutte.
"Addio Fersen" disse Oscar, provando quasi pena per lui.
L'uomo scappò al piano di sotto, passò davanti allo sguardo perplesso della
fanciulla che gli aveva aperto e corse fuori, raggiungendo il suo cavallo. Era
deciso ad abbandonare subito quel posto. Ma dove sarebbe andato? Sarebbe tornato
in Svezia, ormai lì in Francia non c'era più posto per lui. Diede un ultimo
sguardo alla casa, con una fitta al cuore, si voltò velocemente e partì al
galoppo, con le lacrime agli occhi.
Era notte fonda. Oscar e André erano nel loro letto, senza riuscire a prendere
sonno.
Ad un certo punto André disse: "Oscar... amore, quanta paura ho avuto oggi!
Pensavo che tu mi avresti potuto abbandonarmi, per andare con quel bamboccio..."
Oscar rise alle parole del suo amato e lo baciò: "Come puoi dubitare di me? Io
non ti lascerò mai... Starò sempre con te".
André ricambiò il bacio e disse: "Per sempre"?
Oscar sorrise e disse: "Per sempre".
E così fu.
Fine
RINGRAZIAMENTI:
Un grazie speciale a mia sorella, che ha appoggiato questa fanfic sin da quando
era un miscuglio sgrammaticato di idee.
Grazie tante a mia cugina, che mi offre sempre una spalla su cui piangere quando
vedo le ultime tre puntate di Lady Oscar (triplo sigh).
Grazie x 3 a Tanya, e ai suoi consigli saggi.
Un super grazie finale a Ryoko Ikeda, e tutti possiamo immaginare perché.
Ale Grandier (mail to:
ale_grandier@hotmail.it )