LE PAROLE E IL SILENZIO
Parte Sesta
Indossata l’uniforme, Oscar scese per la colazione dirigendosi in cucina; vi trovò la nonna indaffarata come sempre ma, con un leggero disappunto, non vi vide André. Nanny notò le occhiate che Oscar lanciava attorno a sé e intuì i suoi pensieri. “André è già alle scuderie, bambina mia. Voleva occuparsi di Cesar prima che tu ti recassi alla Caserma. Non ha fatto nemmeno colazione.” Aveva detto queste parole con una sorta di noncuranza, ma sapeva bene che era quello che Oscar aspettava di sentirsi dire … e infatti la vide bere d’un fiato un bicchiere di latte, raccogliere due mele rosse dal cesto della frutta, e uscire di fretta salutandola con poche parole “Grazie. A più tardi, nonna.”
Giunta alle scuderie vi trovò André intento ad accarezzare il muso di Cesar, già strigliato a dovere e sellato.
“Hai già fatto tutto da solo? Come ci sei riuscito?” gli chiese Oscar avvicinandosi a lui e posando una mano sul muso di Cesar, accanto a quella di André.
“Già. E’ pronto per partire, insieme a te.” le rispose sorridendo.
“Grazie, André. Ne vuoi una?” Oscar lo ringraziò porgendogli una mela.
“Oh, mi vizi …
Grazie, Oscar” e presa la mela aggiunse
ridendo
“Ti stai comportando come la nonna!”
“Ti conosco abbastanza bene. So quanto ami le mele.” gli rispose strizzandogli l’occhio in modo complice.
“Oscar, sai che
questa mela non mi farà dimenticare la promessa di ieri, vero?”
“Non temere, André. Sarò di ritorno presto e mi farò visitare dal dottor Lassonne. E vorrei che tu rimanessi lì insieme a me …” vide André fare una espressione estremamente sorpresa “… quando il dottore mi darà il suo parere, intendo.”
“Ah, ecco …” e lui rise un po’ imbarazzato di fronte al viso rosso di Oscar, che poi si unì a lui con una risatina sommessa. “Allora ti aspetto …”
Uscirono insieme con Cesar dalla scuderia, Oscar montò in sella e si salutarono, entrambi con il pensiero e il cuore già rivolto al momento in cui si sarebbero rivisti.
Trascorsa la giornata in Caserma, Oscar si diresse alle scuderie per fare rientro a casa. Avvicinandosi a Cesar non poté fare a meno di notare Alexander che proprio accanto al suo cavallo bianco, sembrava la fissasse con aria triste. Si avvicinò allo stallone scuro posandogli una mano sul muso e accarezzandolo dolcemente. “Ti manca André, vero? Manca anche a te?”
Oscar si sorprese per le sue parole; lei non aveva mai parlato con i cavalli … era André quello abituato a comunicare con loro anche sussurrando parole dolci con il suo tono suadente. Ma in quel momento, di fronte a quell’animale così legato ad André, Oscar non riuscì a tacere. Da quando l’amico era costretto a casa, Alexander era rimasto alla scuderia della Caserma, accudito dallo stalliere, ma orfano dell’affetto del suo padrone, e ora quegli occhi grandi e scuri sembravano velati di malinconia. “Torni con me, Alexander? Torniamo da lui?” E chiuse gli occhi, appoggiando la fronte al muso del cavallo, come se facendolo avvertisse un contatto con il suo padrone.
“Comandante, tutto
bene? E’ presto, e state già lasciando la Caserma …”
Oscar si voltò sorpresa. Alain era fermo alle sue spalle; l’aveva seguita nella scuderia? Forse aveva anche sentito le sue parole?
“Sì, Alain. Grazie … stavo solo …” la sua voce era velata di imbarazzo e Alain non poté non notarlo.
“Alexander avrebbe bisogno di muoversi un po’.
Perché non rientrate a palazzo con lui, invece
che con Cesar? Gli farebbe bene” e poi
aggiunse
“Farebbe bene ad entrambi.”
“Già, stavo
pensando proprio di rientrare con Alexander. Farebbe piacere anche ad André,
vederlo. Sono certa che ne senta la mancanza …”
Senza attendere oltre, Alain prese a sellare Alexander, preparandolo al rientro insieme ad Oscar, sotto lo sguardo attento del Comandante.
“Comandante,
perdonatemi … Come sta André?”
“Meglio, Alain. Sta meglio, grazie. Questo pomeriggio rientro presto proprio perché il dottor Lassonne passerà a fargli visita” e vedendo gli occhi di Alain sgranarsi a quelle parole, aggiunse “e mi farò controllare anche io.” Non voleva, infatti, che Alain pensasse che lei rientrava solo per la visita di André … ma in fondo, a lei stava davvero a cuore l’esito di quel controllo. Continuò “Credo che riprenderà presto il servizio, il tuo collega.”
Alain sorrise. “Devo ammettere, Comandante, che nonostante André sia un tipo di poche parole, piuttosto schivo, per niente incline a divertirsi, addirittura noioso, restio alle uscite con noialtri soldati e sempre troppo ligio al suo dovere e impegnato a starvi alle costole …” e l’uomo vide le sopracciglia di Oscar inarcarsi a sentire quella descrizione del suo André “… beh, devo ammettere che mi manca. E sono più che certo che non manchi solo a me!”. A queste parole il soldato voltò le spalle al suo Comandante sorridendo sornione, quasi a lasciarla libera di arrossire, mentre Oscar si sentì esattamente come quando da bambina, lei e André venivano sorpresi dalla nonna a rubare dalla dispensa qualcuno dei suoi deliziosi biscotti …
Quando ebbe riacquistato il suo colore e la sua pacata freddezza, soffocando l’irritazione che le parole di Alain avevano sollevato nel suo animo, Oscar raggiunse il soldato che aveva intanto condotto fuori dalla scuderia Alexander. Prese le briglie con un gesto secco, controllò il morso e l’allacciatura dei finimenti, e infine saltò agile in sella; rivolgendogli uno sguardo glaciale, Oscar salutò Alain ringraziandolo a modo suo “Non sei molto adatto alla cura dei cavalli Alain. Puoi migliorare; chiedi consiglio a chi se la cava meglio. Dovresti già conoscere qualcuno in grado di aiutarti …” e allontanandosi lo salutò con un impercettibile gesto della mano. “A domani, soldato Soisson”.
“A domani,
Comandante.”
Alain restò a fissare il suo comandante lasciare la Caserma, finché la sua figura non scomparve oltre l’accesso al cortile; sorrideva tra sé e sé, scuotendo la testa, ripensando con un velo di soddisfazione, ai modi imbarazzati che aveva colto in quella donna al solo nominare André. Rientrò nella scuderia per togliere i finimenti a Cesar e riporli al loro posto, accorgendosi di compiere quei gesti, che da sempre sapeva fossero prerogativa di André, con una cura che lo faceva un po’ assomigliare proprio a lui. “Di questo passo finirai male, Alain …” mormorò tra sé e poi, sospirando, si diresse verso la camerata.
Come promesso ad André, Oscar aveva fatto in modo di lasciare la Caserma con largo anticipo rispetto al solito. Aveva cavalcato Alexander provando un innegabile disagio lasciato dal dialogo con Alain, misto a una inconfessabile soddisfazione, per il fatto di essersi concessa quel momento di debolezza nei confronti dello stallone e del suo padrone, quasi riuscendo a cogliere nell’incedere del cavallo l’entusiasmo per essere finalmente uscito dalla scuderia per una passeggiata. Alexander era un cavallo energico e dal carattere deciso, che André aveva istruito personalmente e che lui solo aveva cavalcato, perché normalmente da lui solo si faceva condurre; perciò Oscar era quasi sorpresa dalla docilità con cui era riuscita a guidarlo verso casa. Si sorprese nel pensare che Alexander fosse molto simile al suo padrone, un esemplare fisicamente perfetto, dalla forza guizzante e innegabile, dal carattere deciso ma quasi silenzioso, fermo con tutti, obbediente al padrone e inspiegabilmente docile con lei sola … Con questi pensieri nel cuore, era rientrata a Palazzo Jarjayes a metà pomeriggio. Varcando il cancello della tenuta notò immediatamente la presenza di una carrozza nel cortile di fronte all’ingresso. Così si affrettò a lasciare Alexander alle cure di uno stalliere delle scuderie e si diresse verso il palazzo. Nell’atrio incontrò Lisette, una delle cameriere di servizio della famiglia Jarjayes, che presumibilmente stava portando della biancheria pulita verso le camere del primo piano; così le chiese “E’ già arrivato il dottor Lassonne? Sai dove sia adesso, Lisette?”
La ragazza rispose gentilmente “Credo che il dottore si stia occupando di André, Madamigella” indicando con un gesto della mano la direzione della sua camera; poi con un inchino, proseguì nei suoi compiti.
Oscar si diresse a passo spedito verso l’ala della servitù e arrivata alla porta della camera di André, la spalancò senza pensarci nemmeno un istante, salvo poi restare immobilizzata e senza parole di fronte alla scena che si vide davanti agli occhi.
Il dottor Lassonne, seduto su di una sedia a poca distanza da lei, era evidentemente impegnato a visitare André, che gli stava seduto di fronte, senza camicia e senza il bendaggio che gli immobilizzava il braccio destro. Il medico teneva una mano sulla spalla di André, mentre con l’altra gli muoveva lentamente l’avambraccio per verificare che i movimenti non fossero più dolorosi come due giorni prima. Al sentire la porta aprirsi, il medico si era istintivamente voltato verso l’ingresso, e così aveva fatto anche André; i due erano rimasti sorpresi al vedere Oscar comparire all’improvviso, senza nemmeno bussare …
“Buongiorno, Madamigella Oscar. Benarrivata …” la salutò il medico.
Se al medico parve quantomeno singolare che la figlia del Generale fosse entrata senza preavviso nella camera del suo amico e attendente durante la sua visita, ad André la cosa parve sì piuttosto imbarazzante, ma non poi così sconveniente, visto che, in fondo, era stata lei a medicarlo e la cosa era, peraltro, nota al dottore … Quella che più di tutti restò scioccata fu la nonna che, dalla sua posizione di fianco alla porta, non appena si era resa conto di quello che stava accadendo si era portata le mani alla bocca e, quasi strillando, aveva iniziato ad agitarsi. Si era lanciata su Oscar spingendola fuori dalla camera urlando “Madamigella Oscar! Santo cielo, cosa ci fate voi di nuovo qua dentro?! Via, via!” e l’aveva così spinta in corridoio richiudendosi immediatamente la porta alle spalle, senza lasciarle il modo di salutare nessuno. Oscar, infatti, aveva fatto appena in tempo a rendersi conto di quello che stava accadendo nella camera … che già si era trovata chiusa fuori da essa.
“Ma nonna, io
voglio sapere come sta André …”
“Lo saprai certo, ma solo quando il dottore avrà terminato di visitarlo e André si sarà rivestito.” la nonna aveva parlato con tono perentorio, che non lasciò possibilità di replica a Oscar, rimasta con la bocca aperta senza poter ribattere.
Attesero lì fuori dalla camera insieme, mentre Oscar lanciava occhiate impazienti alla porta e alla nonna, che invece sembrava ignorare il suo atteggiamento nervoso.
Finalmente, videro la porta aprirsi e André, che già si era rimesso la camicia, fare un cenno perché entrassero. La nonna avanzò per prima varcando la porta della camera e fatti due passi, si girò a fissare un’occhiata inceneritrice su Oscar che la stava seguendo. Vedendo quello sguardo, Oscar esitò un istante, ma fu la voce di André a risolvere la disputa fra le due donne “Vieni Oscar, vieni qui anche tu, per favore.” E la nonna non poté far altro che risistemarsi accanto alla porta, borbottando tra sé lamentele di ogni tipo, che Oscar ignorò completamente, andando invece a mettersi in piedi di fianco ad André, mentre osservava con sollievo che il braccio destro non era stato più fasciato.
“Le condizioni di André sono soddisfacenti: il braccio non necessità più di restare immobilizzato e le ferite sulla schiena sono in via di guarigione, e questo grazie alla solerzia e perizia con cui sono state medicate subito dopo l’incidente” a quelle parole il viso di Oscar si tinse di rosso, anche per lo sguardo di tenera riconoscenza che le aveva rivolto André, incurante di quello sgomento della nonna. Il dottore proseguì “Considerato che, per ora, siete un soldato, credo che sia necessario qualche altro giorno di riposo per il recupero completo della funzionalità braccio. Potrete riprendere a cavalcare, per esempio, ma ritengo che non sia il caso di usare la spada o le armi da fuoco … E cercate di non sforzarlo troppo, comunque.”
“Quindi, tra qualche giorno rientrerò in servizio in Caserma, Oscar” si affrettò a dire André rivolto ad Oscar, evitando di guardare gli occhi del medico che, a quelle parole, si erano fatti minacciosi.
“André”
intervenne il dottore
“mi sembrava di avervi consigliato …”
“Non si preoccupi, dottore” lo interruppe André “rientrerò presto.” bloccando così ogni ulteriore replica con un gesto della mano.
Il dottor Lassonne prese a riordinare i suoi attrezzi nella valigetta di cuoio comprendendo il comportamento di André. Attese un istante e poi riprese “Allora, visto che siete già qui con noi, adesso, possiamo verificare anche le vostre condizioni, Madamigella?”
“Certo, dottore” intervenne André; e poi rivolto ad Oscar, continuò “Oscar sali nella tua stanza, io e il dottore ti raggiungeremo subito”.
Oscar sapeva di non avere scelta … e lasciò in silenzio la stanza di André per salire nella sua.
La nonna restò un po’ sorpresa, non comprendendo la necessità di un ulteriore controllo anche per Oscar, e notando la sua perplessità André le si rivolse gentilmente “Nonna, per favore, vai a preparare un the per il dottore, così che quando scendiamo sia già pronto da bere …”
“André … per quale
motivo …”
“Vai pure nonna, non ti preoccupare … è solo un controllo precauzionale … dopo l’incidente …” e così dicendo la prese sotto braccio e la accompagnò verso la cucina. Nella confusione del momento, notò André, la nonna non l’aveva nemmeno ripreso per averla chiamata semplicemente “Oscar” … doveva essere davvero molto sorpresa!
André aveva atteso il termine della visita di Oscar restando in piedi in corridoio, con la schiena appoggiata al muro, proprio di fronte alla porta delle sue stanze. Gli era parso di attendere per un tempo infinito, esagerato, forse per l’effettiva durata della visita, che doveva essere particolarmente accurata, e forse per l’agitazione che dimorava nel suo animo al pensiero di quale potesse essere l’esito di quel controllo.
Finalmente, vide Oscar comparire alla porta e invitarlo ad entrare nella stanza; la seguì senza fiatare fino a sistemarsi accanto a dove si era fermata lei, in piedi, di fronte al medico. Il dottore lanciò un’occhiata interrogativa verso André, e Oscar si affrettò a intervenire “Lui resta, dottore. Parli pure liberamente.”
Il dottore, tuttavia, rimaneva in silenzio, aveva un’aria assorta e visibilmente preoccupata, mentre fissava un punto non precisato del pavimento, poco lontano dai suoi piedi. Il suo espirare con energia dalle narici dilatate in modo innaturale, tradiva ulteriormente la tensione che cercava di reprimere. Probabilmente nel suo stringere le mani una nell’altra, fino a renderle bianche, e nel continuare a sistemarsi gli occhiali sul naso, come se non trovasse una posizione adatta per le sue lenti, il medico cercava di soffocare la difficoltà con la quale stava selezionando le parole più adatte per comunicare quanto aveva determinato con quella minuziosa visita.
Oscar e André restavano immobili, sospesi nell’attesa che il medico esprimesse un qualunque parere … lo videro sospirare profondamente e poi, finalmente, iniziare a parlare.
“La situazione è
seria, Madamigella Oscar. Più di quanto pensassi,
purtroppo.” A quelle parole, André
istintivamente prese la mano di Oscar e la strinse nella sua, particolare
che non passò inosservato al medico.
“Certamente, avreste dovuto farvi visitare molto tempo fa … alla comparsa
delle prime febbriciattole … e dei primi colpi di tosse. Voi sapete bene che
…” il medico sembrava esitare a proseguire e
così Oscar lo esortò a non fermarsi.
“Dottore, le
ripeto, non abbiate problemi a parlare. Si tratta di tisi, vero?”
Il dottor
Lassonne abbassò lo sguardo e proseguì mestamente
“Esatto, Madamigella … Mi dispiace …” e vide
André chiudere gli occhi e deglutire abbassando il capo; poi proseguì
“Comunque, anche se è impossibile determinare esattamente come evolverà la
situazione, ritengo sia necessario prendere provvedimenti da subito, e
intervenire in modo deciso, senza perdere ulteriore tempo, altrimenti …”
Continua...
Fine Sesta Parte
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