IL CUORE E LA LUNA
Capitolo Quinto
L'ora successiva Oscar la passò al telefono con
Rosalie, commentando la notizia, facendo progetti e confermandole l'invito per
il week-end.
Quella notte dormì poco; i pensieri si accavallavano nella sua mente confusi e
veloci tenendola sveglia.
La mattina passò velocemente. Aveva una lezione dopo l'altra: questo la tenne
occupata e le impedì di perdersi dietro i mille pensieri che l'avevano tenuta
sveglia la notte prima.
Durante un piccolo break tra una lezione e l'altra, avvisò Rosalie del piccolo
cambio di programma: non avrebbero pranzato con Armand a causa dei suoi impegni.
Si accordarono per vedersi in Champs Elysèes per cominciare la ricerca del
vestito che avrebbero indossato per la prima data del Tour all'Opera Garnier.
"Vuoi andare in Avenue Montaigne, vero?" le chiese Rosalie.
"Si. Vediamoci all'una di fronte alla brasserie L'Avenue, pranzeremo lì.
Uh! Devo lasciarti, sono tutti pronti ad iniziare. Ti richiamo…." riappese in
tutta fretta, entrando nella sala quasi di corsa.
Quando Oscar la raggiunse, Rosalie era già seduta al tavolo col menù tra le
mani. Si scusò per il ritardo e prese posto di fianco a lei per poter guardare
dallo stesso menù.
Ordinarono uova in cocotte con salsa al dragoncello e formaggio caprino
grigliato con contorno di insalata mista. Durante il pranzo parlarono di quello
che avrebbero visto di lì a una settimana commentando, scherzando e ridendo, per
mitigare il nervosismo e l'agitazione che provavano da quando avevano sentito il
notiziario la sera prima.
Uscirono dalla brasserie e cominciarono a guardare le vetrine che si
susseguivano una dietro l'altra, percorrendo l'intera Avenue Montaigne, prima da
un lato e poi dall'altro. Alla fine entrarono nella boutique Dior.
Presentarono loro vari modelli ma finalmente, dopo circa un'ora di prove,
trovarono quello che cercavano e si accordarono con la ragazza che le aveva
seguite per farsi recapitare tutto a casa di Oscar il giovedì seguente.
"Abbiamo ancora del tempo" le fece notare Rosalie. "Che dici se andiamo al Petit
Palais? Nella loro libreria hanno dei testi che potrebbero servirmi per i miei
studi".
"Il Petit Palais….E' tanto che non ci vado….Va bene, andiamo."
Attraversarono Avenue F.D.Roosvelt e si incamminarono verso i giardini degli
Champs Elysées seguendo la strada che tagliava l'inizio di Avenue des Champs
Elysées.
Camminarono nei giardini godendo della frescura e del verde fino al museo.
Uscirono in Avenue de Marigny e la percorsero arrivando in Place Clemenceau. Da
lì si incamminarono lungo l'Avenue W. Churchill raggiungendo il Petit Palais.
Si soffermarono a lungo nell'atrio, ammirandone il soffitto e poi andarono
direttamente alla libreria che concludeva il percorso obbligato della visita al
museo delle Belle Arti di Parigi. Nessuna delle due immaginava che il soggetto
della loro conversazione si trovasse al piano superiore, nella sezione dedicata
alla collezione Dutuit, che espone oggetti,
dipinti e disegni di epoca medioevale e rinascimentale, seguito a distanza dalle
sue guardie del corpo.
Una volta entrate si separarono: Rosalie cercava dei testi su Monet, Oscar
semplicemente cominciò a guardarsi intorno, cercando qualche libro che attirasse
la sua attenzione, portandosi alle due estremità della libreria.
Rosalie si immerse subito nella lettura del libro che aveva tanto cercato e
volse le spalle alla porta che fungeva da ingresso alla libreria per coloro che
avevano visitato il museo; se avesse atteso ancora qualche secondo l'avrebbe
visto passarle davanti.
Oscar invece, al centro della libreria, sfogliava un libro di foto di cavalli,
stupita di trovare un libro di quel tipo nella libreria di un museo. Il suo
pensiero corse per un momento a Zar che l'aspettava a casa, a St. Malo.
Con la coda dell'occhio si accorse che qualcuno si stava avvicinando per
proseguire verso l'uscita.
'Proprio di qui deve passare?!?' si domandò seccata.
Alzò il viso dal libro e lo rivolse verso lo sconosciuto che le stava di fianco,
spostandosi più verso gli scaffali per lasciarlo passare.
"Excusez…." le parole le morirono in gola.
Michael Jackson, l'uomo che le dava sconvolgenti emozioni con la sua voce e le
sue canzoni, che le toglieva il respiro ogni volta che incontrava il suo viso
sulla copertina di un giornale o nelle foto, che la ipnotizzava con le sue
esibizioni e i suoi video era lì davanti a lei e le sorrideva.
"moi…." terminò arrossendo. Subito volse lo sguardo imbarazzata.
'Mon Dieu, è lui!! E' qui davanti a me….' pensava.
Il respiro corto.'Cosa gli dico ora?' 'Respira.' 'Ancora.' 'Se ne sarà accorto?
Speriamo di no! Cosa faccio?'
La sensazione di vuoto allo stomaco si fece sentire. 'Respira….Non posso stare
ancora così ferma' Un altro respiro. 'Se solo il mio cuore non battesse così!'
'Devo dirgli qualcosa' 'Mi scoppierà in petto se non si calmerà un po'….' ' E'
lui!! E' qui davanti a me….' 'Allora, cosa aspetti Oscar?
Digli qualcosa o andrà via! Non puoi lasciarlo andare via così! Allora?!'
I pensieri si accavallavano confusi e veloci nella sua mente, uno solo quello
fisso: Michael è qui davanti a me!
Poi, come se non le appartenesse, udì la sua voce:
"Bonsoir Michael. How are you? Nice to meet you" e gli porse la mano
sorridendogli per sentirsi meno nervosa.
"Bonsoir. Fine, thank you. Nice to meet you too. Cosa leggi?" le disse.
"Horses of the Sun. Sono foto di cavalli e a lato di ogni pagina ci sono piccole
poesie. Ti faccio vedere."
Girò la copia della consultazione verso di lui e cominciò a sfogliarla.
"Che ne pensi? Ti piace?" gli chiese.
"E' veramente bello. Ottima scelta." le rispose guardandola con quei suoi occhi
neri, bellissimi e profondi.
'Ecco: tra un po' mi ricovereranno d'urgenza per infarto multiplo!! Non
guardarmi così, ti prego!' gridava Oscar dentro di sé.
Il body guard sussurrò in quel momento qualcosa all' orecchio di Michael. Oscar
ne approfittò immediatamente: chiuse la copia della consultazione e dallo
scaffale prese uno dei libri incellofanati per la vendi- ta e si rivolse ancora
a Michael, udendo la sua voce dire "Michael, tieni.
Te lo regalo. Mi farebbe piacere se tu lo accettassi." E gli sorrise.
"Ehm….ma….veramente….Ok, ti ringrazio" le disse uno stupito Michael mentre
prendeva il libro che Oscar gli tendeva e lo passava al bodyguard. "Ma facciamo
così" aggiunse. Prese un'altra copia del libro dallo scaffale e tolse il
cellophane che lo proteggeva.
"Hai una penna?" le chiese mentre poggiava il cellophane distrattamente sullo
scaffale di fianco a lui.
Subito Oscar frugò nella borsa: ci volle un po' e finalmente "Tieni" gli disse
porgendogliela. Michael aprì il libro.
*****Brano n.1: 'And You Tell Me'*****
Oscar lo vide scrivere. Poi le consegnò il libro.
"Sei stata veramente carina. Ho voluto contraccambiare. Ora però devo andare
via. Ti saluto" le disse.
"Michael…aspetta…posso..abbracciarti?" gli chiese con un soffio di voce mentre
appoggiava il libro su una pila di libri accanto a lei, guardandolo in viso. Fu
lui a farlo per primo.
La sensazione di vuoto allo stomaco si fece più intensa mentre piano Oscar
alzava le braccia fino ad intrecciargliele dietro il collo. Si strinse a lui: "I
love you".
Staccandosi da lei Michael le disse "I love you too" e le prese le mani,
trattenendole tra le sue. Ora era lui a fissarla: era come se stesse studiando
attentamente il suo viso.
Oscar era emozionatissima: il suo cuore batteva impazzito, lo stomaco stretto in
una morsa. Il tutto più acuito da quello sguardo magnetico che le toglieva il
respiro. Era come ipnotizzata non vedeva altro che quegli occhi neri che tante
volte l'avevano fatta sognare.
Michael continuava a fissarla ma la sua espressione era diversa ora: la guardava
teneramente, rapito da quegli occhi azzurri che non lo lasciavano un momento.
Tutto ciò che lo circondava non esisteva più: c'era solo lei con quel suo
sguardo e quel sorriso appena accennato.
Restarono così qualche minuto. Poi, seguendo un impulso che gli dettò il suo
cuore, Michael tirò Oscar verso di sé e l'abbracciò di nuovo, stringendola un
po' più di prima come se volesse accentuare il contatto con lei. Fu un momento
molto intenso per entrambi.
Di nuovo si staccò; fece un passo indietro, senza mai abbandonare quegli occhi
azzurri che sembravano dialogare con i suoi.
Le sorrise di nuovo. Oscar lo guardò come se lo vedesse per la prima volta: le
stava rivolgendo uno di quei sorrisi che tanto adorava; ricambiò il sorriso. Per
un momento ancora il mondo circostante sparì.
Infine, lentamente, Michael alzò la mano e la mosse in segno di saluto.
Oscar fece altrettanto continuando a sorridergli. Michael volse lo sguardo alle
sue spalle, fece un cenno alle guardie del corpo e s'incamminò verso l'uscita
oltrepassando Oscar che nel frattempo si era fatta da parte e aveva ripreso il
libro: stringendolo al petto, guardava Michael che si allontanava.
Capitolo Sesto
Nella piccola libreria tutti avevano assistito all'incontro, Rosalie compresa.
Aveva udito il piccolo gruppo di ragazze di fianco a lei parlare in maniera
concitata e con la voce rotta dall'emozione:
"E' lui! Ti dico che è lui! E' Michael! Non posso crederci, è a pochi metri da
noi!"
'Si certo! Sogna cara!' pensò Rosalie tra sé.
"Ehi, ma sta andando via! Non andartene…. Oh! Guardate: si è fermato a parlare
con quella ragazza…."
A quel punto Rosalie, spinta dalla curiosità, si era voltata verso di loro e
seguendo il loro sguardo vide Oscar che parlava con Michael.
Non credeva ai propri occhi. 'Ma da dove è entrato? Possibile che non l'abbia
visto? Ma come fa Oscar a rimanere così calma? Io sarei già svenuta!' si disse.
"Oooh….le sta tenendo le mani! E come la guarda….Che carino!"
"Che fortuna che ha quella ragazza!"
"Eeeeh!!?!! Guardate lì: come la stringe…!"
"Bè, lei è bella, non c'è che dire"
"Non se ne fa scappare una, vero?"
"Mmmh! Che nervi! La odio!"
Rosalie era allibita. Aveva visto Michael abbracciare Oscar; lo aveva visto
guardarla come se non esistesse altro che lei e di nuovo l'aveva abbracciata.
'Tutto questo è impossibile!' pensava.
Subito chiuse il libro su Monet che teneva tra le mani e si portò al centro
della libreria, raggiungendo Oscar che aveva ancora gli occhi fissi sulla porta
da dove Michael era uscito.
"Oscar?...Oscar?...Oscar?!?" la chiamò Rosalie.
Ma Oscar non la sentiva: stava ancora rivivendo col pensiero ogni singolo attimo
di quell'incontro. La voce di Michael. I suoi occhi. Le sue mani, così grandi ma
così fredde.. Subito aveva stretto le proprie nella speranza di riscaldargliele
un po' ma i suoi occhi, che la fissavano tanto intensamente, la distolsero da
qualsiasi movimento o pensiero. E quell'abbraccio….Le sue braccia l'avevano
circondata e Michael l'aveva stretta come se non volesse più farla andare via.
Abbassò lo sguardo e vide il libro che faceva capolino tra le sue braccia.
Sorrise e si diresse, da sola, verso la cassa posizionata all'uscita che
conduceva al giardino del Petit Palais.
"Ne pago due" la sua voce le giunse lontana: sembrava come se stesse osservando
tutto da fuori. Automaticamente pagò, prese il sacchetto che le porgeva la
cassiera e uscì. Percorse il breve corridoio e si trovò all'aria aperta,
profumata dal profumo dei moltissimi fiori che abbellivano il giardino. Inspirò
avidamente e cominciò a sentirsi un po' più lucida.
Prese posto su una panchina non molto lontana dalla porta e appoggiò il
sacchetto accanto a sé.
Rosalie, intanto, era rimasta in piedi ferma nel punto dove Oscar era stata non
molto prima, scuotendo la testa.
'E' stato come se fossi trasparente…Non mi ha nemmeno guardata. E' meglio se la
raggiungo' pensava.
Pagò a sua volta e con passo svelto uscì nel giardino; cercò Oscar con lo
sguardo, poi si sedette di fianco a lei. Rimase in silenzio per un po',
scegliendo con cura le parole più adatte.
"Oscar….come stai?" le chiese infine.
"Non lo so" fu la risposta.
Lentamente Oscar prese il sacchetto e tirò fuori il libro. Cominciò a
sfogliarlo, cercando la pagina dove Michael aveva scritto. Sgranò gli occhi:
"No! Non ci credo! Rosalie, guarda!"
Si spostò più vicina a lei e protese il libro in modo che potesse vedere la
dedica con l'autografo che occupava quasi tutta la pagina.
Rimasero li sedute per un pò, guardando la dedica,
chiudendo il libro, riaprendolo per vedere di nuovo la dedica per poi chiuderlo
subito dopo.
"E' meglio se andiamo" disse infine Oscar alzandosi. Rimise il libro nel
sacchetto. "Bene" fu la risposta di Rosalie. Presero un taxi. Per tutto il
tragitto, nessuna delle due parlò; quello che era successo le aveva turbate
parecchio; ancora non riuscivano a credere che fosse successo. Così per caso,
poi! Vai per cercare un libro e incontri Mr Michael Jackson in persona! Oscar e
Rosalie continuavano a guardarsi per poi volgere, sospirando, lo sguardo verso
qualche punto imprecisato della strada oltre il finestrino. Sotto il portone,
incrociarono Armand, in ritardo anche lui a causa del traffico che, a quell'ora,
intasava tutte le strade di Parigi.
"Ho già avvisato che faremo più tardi del solito" disse loro.
A dispetto di questo, però, entrarono in casa a passo svelto e cercarono di
metterci il minor tempo possibile nel prendere le ultime cose lasciate
nell'appartamento. Circa un'ora dopo stavano sorvolando la Normandia in
direzione ovest,verso St. Malo.
* * * * * * * * * *
"No, no! I don't want to go to bed now! I want to see the white horse!" gridò
Paris.
"Quale cavallo bianco?" le chiese la baby-sitter."E in ogni caso è molto tardi.
Su Paris, a letto!"
"NO!" E per tutta risposta cominciò a correre per la stanza continuando a
gridare "NO! NO!" quando Darleene le si avvicinava.
"Paris Katherine Michael Jackson!"
Paris rimase letteralmente immobile dove si trovava, intimorita dal tono con cui
Michael le si era rivolto.
"Cos'è tutto questo chiasso che fai, invece di essere a letto?" le disse
guardandola con aria severa.
"Voglio vedere il cavallo bianco prima, daddy"
"Non c'è nessun cavallo bianco. Paris smettila di fare i capricci" tagliò corto
Michael.
"Si che c'è!" rispose Paris mettendo il broncio. "L'ho visto di là sul tavolo!"
Michael la guardò con aria interrogativa. D'un tratto capì.
"Sta parlando di quel libro sul tavolino di là in salotto" disse rivolto alla
baby-sitter."Darleene, per favore, vai a prendermelo. Ci penso io a mettere a
letto Paris" continuò. "Vado".
Quando rientrò, Paris era nel suo letto e scherzava e rideva con suo padre.
"Tieni Michael" gli disse porgendogli il libro. Michael si girò di scatto verso
di lei, ma non era Darleene che gli stava davanti ora: al suo posto, la bella
ragazza bionda con quegli occhi azzurri così intensi che aveva incontrato poche
ore prima.
"Michael?" chiamò Darleene.
"Ehm-ehm….sorry. Thanks" le disse prendendole il libro. "Vai pure Darleene. Ci
vediamo domani. Paris saluta Darleene e chiedi scusa, forza"
Paris abbracciò Darleene "I'm so sorry. I won't do it again. I love you"
"I love you too, honey. Goodnight baby. Goodnight Michael"
" 'notte" le sorrise lui.
Prima di uscire, Darleene si giro verso di loro. Vide Michael descrivere e
commentare le foto con la bambina, lo sentì rispondere alle sue domande e
leggere per lei e vide Paris dare un bacio a suo padre.
'Se potessero vederlo adesso' pensò intenerita da quella scena, 'smetterebbero
di muovergli tante accuse ingiuste.'
Circa mezz'ora dopo, Michael era nella sua stanza. 'E'molto sveglia per la sua
età' si disse pensando a Paris. Inconsciamente si diresse verso la finestra.
Appena i fan, che appostati sotto le sue finestre riconobbero la sua figura
dietro le tende, ricominciarono a urlare il suo nome, Michael ebbe un sussulto:
non aveva più pensato a loro da quando era rientrato in albergo. Si allontanò
subito dalla finestra e si sedette in poltrona. Aveva ancora il libro tra le
mani. Cominciò a sfogliarlo ma senza realmente vedere o leggere il suo
contenuto.
"Tieni Michael" Erano bastate quelle due parole per riportarlo nella libreria,
di fronte a quella ragazza e a quegli occhi che per qualche istante gli avevano
tolto il respiro.
'Quanto avrei voluto fermarmi a parlare ancora con lei' pensò con rammarico. 'Mi
piacerebbe rivederla. Ma sarà impossibile temo….Parigi è grande….Non so nemmeno
il suo nome….e può darsi che, come me, sia qui solo per un breve periodo….' Si
alzò e appoggiò il libro sul comodino.
Indossò il pigiama e si infilò nel letto. Riprese il libro e cominciò a
leggerlo: la lettura lo prese così tanto che rimase sveglio fino alle due;
alcune poesie gli erano piaciute talmente che aveva voluto impararle a memoria.
La sua mente, sempre attiva, cominciò a mandargli segnali di stanchezza.
Spense l'abat-jour, si tirò su le coperte e chiuse gli occhi. Gli ci volle un
po'; pensieri veloci si accavallavano nella sua mente: i bambini, le prove, i
costumi, gli appuntamenti del giorno seguente. Poi più niente: il sonno stava
vincendo quella miriade di pensieri.
'Ti rivedrò, ragazza dagli occhi blu?' fu l'ultimo di quella notte.
Continua...
Di Marco Manuela (mail to:
crystalj@libero.it )