IL CUORE E LA LUNA
Capitolo Diciassettesimo
Rosalie era ancora sveglia. Non era più riuscita a
riaddormentarsi. Rimase nella stessa posizione per un po' poi sentì Oscar
lamentarsi nel sonno e si girò, dando le spalle alla finestra, per guardarla.
Oscar si girava e rigirava spesso.
'Oh, Oscar…Come mi piacerebbe cancellare tutti i pensieri che ti agitano….Non è
molto che ci conosciamo ma mi sono molto affezionata a te.
Ti voglio bene. Sei per me la sorella maggiore che non ho mai avuto…'
Oscar si girò di nuovo. 'Non so molto di quello che stai passando ma ti ammiro:
affronti tutto senza mai un momento di esitazione…'
Sul display comparvero i numeri rossi che indicavano l'orario in cui avrebbero
dovuto alzarsi. La radio entrò in funzione. Dalla sveglia si diffusero le note
di 'Don't walk away' .
Should I get down on my knees and pray...
Rosalie si girò verso la sveglia per spegnerla: voleva che Oscar riposasse il
più possibile ma fermò la mano a mezz'aria.
"No, non spegnere… Lascialo cantare…"
"Oscar…Sei sveglia…"
"Si…da un po'…" Si portò una mano sugli occhi, l'altra sul ventre.
Rosalie notò i movimenti circolari della mano di Oscar sotto le lenzuola,
sembravano delle carezze.
"Ti fa male?" le domandò.
"No, Rosalie, sto bene…" Si mise a sedere nel letto. 'Andrè…dove sei ora?'
La tristezza tornò a farsi sentire con lacrime che pungevano fino a far male. Di
nuovo la mano sugli occhi.
Cause the pain gets stronger every day...
Rosalie vide le lacrime scenderle lungo il viso.
"Oscar…" allargò le braccia. Oscar vi si nascose immediatamente.
"…piangi…Vuoi parlarne un po'?"
Rosalie vide la testa di Oscar muoversi in segno di diniego. Poi Oscar si
allontanò da lei e si alzò dal letto. Si fermò a metà tra il bagno e la camera.
"Ti ringrazio Rosalie per l'aiuto che mi hai dato questa mattina. Sei molto
cara. Ma non posso dirti nulla, l'ho promesso. Scusami…E piangere, bè…adesso non
mi è più possibile. Da questa mattina la mia vita è totalmente cambiata e ora
più che mai devo essere forte" terminò asciugandosi il viso.
Rosalie annuì e aggiunse "Se hai bisogno sono qui"
"Merci" le sorrise piena di gratitudine "E ora vestiamoci e scendiamo.
Rosalie, per favore, non una parola con i miei."
* * * * * * * * * *
TERZO MATRIMONIO PER JACKSON
Imminente Il Matrimonio Tra Le Roi De La Pop E La Bella Oscar Françoise De
Jarjayes, Figlia Del No
to Presidente Della JBF, Armand De Jarjayes.
Oscar François De Jarjayes | Le Roi de la Pop: Michael Jackson |
Parigi - Durante la permanenza
del King Of Pop in Francia, per la sua tournèe, non era difficile vedere
Mademoiselle Oscar Françoise seduta in prima fila ai suoi concerti o vederli
insieme a cena nella suite del cantante o ospiti ad una delle numerose feste in
suo onore. Voci vicine al cantante confermano la loro assidua frequentazione.
Già allora si mormorava di un loro legame affettivo, sempre smentito dai
portavoce di entrambi. Ma quella che era solo una voce è ora diventata realtà.
Il cantante, che è alla sua terza esperienza matrimoniale - è stato sposato con
Lisa Marie Presley e con l'infermiera Debbie Rowe, che gli ha dato due figli,
Prince Michael Jr. e Paris Katherine (ndr) ha regalato alla sua promessa sposa
un anello di zaffiri per il fidanzamento.
Questo matrimonio potrebbe essere l'inizio di una collaborazione
franco-americana: per il cantante la possibilità di rilanciare la sua immagine e
di ritornare sulla scena europea, per il futuro suocero l'espansione sul mercato
americano.
In ogni caso sembra proprio che non possano fare a meno l'uno dell'altra: la
tournèe è terminata da poco ma voci non ufficiali confermerebbero il rientro di
Jackson nel nostro paese entro breve tempo. Che Le Roi de la Pop abbia
finalmente trovato la sua Regina?
Il giornale terminò il suo volo contro il muro. Andrè lo aveva lanciato con
tutta la forza che aveva. Si fermò davanti alla finestra. Poi lo riprese in mano
e rilesse l'articolo. "Non può essere vero!" disse ad alta voce.
Lasciando a metà la sua colazione, si diresse verso il giardino delle rose a
passo svelto. Il suo sguardo cupo si posava su quei fiori così delicati ed
eleganti che gli ricordavano Oscar.
Con un gesto di rabbia imprigionò uno di quei fiori nella sua mano con
l'intenzione di stringerlo nel pugno.
"Dicevi di amarmi!! Quante volte l'hai detto quel pomeriggio? Quanti baci mi hai
dato? Con quali sentimenti ti sei donata a me? Non sei stata sincera allora!!
Hai solo voluto giocare con me. Perché Oscar? Non sai quanto faccia male…" la
sua mano cominciò a stringere ma immediatamente la fermò e la riaprì.
In quel momento un piccolo raggio di sole illuminò la rosa che, coperta di
rugiada, cominciò a brillare. Subito gli arrivò il ricordo dei lunghi capelli di
Oscar che riflettevano la luce quasi allo stesso modo.
Da lì a viso di Oscar il passo fu breve. Una fitta al cuore. Cadde in ginocchio
"Oscar…Cosa è accaduto?"
Si alzò in piedi e rientrò in casa.
"Voglio che tu me lo dica apertamente che non mi ami più! Voglio sentirlo dalla
tua voce!"
Il suo cervello si mise in moto: passi da definire, discorsi da impostare, piani
da cambiare.
Alzò il telefono, attese qualche secondo, poi: "Nonna? Sono Andrè, posso
parlarti?"
* * * * * * * * * *
Armand era seduto alla scrivania nello studio: stava sistemando alcuni documenti
nella sua 24 ore. Notò la copia del giornale locale 'Bonjour St.Malo' del giorno
prima, poggiato alla sinistra del porta-penne. Non era riuscito a leggerlo a
causa degli impegni che si erano succeduti l'uno all'altro. Chiuse la 24 ore e
aprì il giornale. Sfogliava distrattamente le
pagine dando una rapida occhiata alle notizie. Gli interessava il paginone
centrale, che solitamente trattava argomenti di vario genere e la pagina della
posta con le strisce di fumetti.
Ma la posta e le vignette, per quel giorno, non li avrebbe letti. Era stato
attirato nella pagina degli spettacoli dalla foto di Oscar. A fianco vide quella
di Michael. Si era chiesto cosa avessero ancora da scrivere su di lei: mai
avrebbe immaginato di venire a sapere dalla stampa del matrimonio di sua figlia.
Rilesse l'articolo un paio di volte.
'Scribacchini!!' pensò contrariato 'Fortunatamente giornaletti di questo tipo
non hanno molto credito….E' anche vero però che Oscar e Jackson sono molto
affiatati…'
Gli arrivò la risata fresca di Oscar. Si alzò e andò alla finestra: la vide
seduta nel giardino. Rosalie era alla sua destra. Entrambe ascoltavano Michael,
seduto di fronte a loro, rapite. Ogni tanto, sui loro volti, appariva un
sorriso. Poi un altro scoppio di risa: ora ridevano tutti e tre.
Michael teneva una mano di Oscar tra le sue.
In quel momento, entrò Sophie. Tra mani, il vassoio con la caraffa della
limonata e due bicchieri.
"Ciao caro, che fai?"
"Guardavo Oscar…E' allegra oggi."
"Si, sono sollevata nel vederla così. Spero stia meglio. Non ha passato un bel
periodo. Povera piccola mia…Ho idea che Andrè le manchi molto più di quanto non
voglia far vedere…" disse appoggiando il vassoio sulla scrivania "Lo vuoi un
bicchiere di limonata?"
"Si grazie, Sophie" le rispose senza distogliere lo sguardo da Oscar e Michael.
Udì un piccolo grido soffocato alle sue spalle.
"Tesoro, che succede?" le disse voltandosi di scatto.
"Armand…Che significa quell'articolo?"
"Niente Sophie…" le disse sollevato "Non allarmarti, sono solo sciocche
illazioni" l'abbracciò e la baciò sulla fronte. Sophie si strinse a lui.
"Saranno anche illazioni, però… Sono sempre insieme, l'hai notato? Mr. Jackson
non perde occasione per abbracciarla o tenerla per mano… Pensi ci sia del tenero
fra loro?" gli chiese sollevando il viso.
"No, non credo. La loro è un 'amicizia un po' particolare, tutto qui."
"Le chiederai spiegazioni a riguardo?" domandò fissando il giornale aperto
sull'articolo.
"Forse…Anche se credo che vedendo quell'articolo si farà un'altra bella risata.
Tranquilla, amore mio" terminò prendendole il viso tra le mani e baciandola.
"Se lo dici tu…."
Due colpetti alla porta.
"Entrez"
"Excusez-moi, Monsieur, posso parlarle?" domandò Girodel.
Sophie si allontanò dal marito. "Vi lascio soli. Girodel se vuole della limonata
si serva pure. C'è un bicchiere in più" disse dirigendosi verso la porta.
"Merci, Madame De Jarjayes".
"Dimmi, François" disse Armand appena Sophie richiuse la porta.
"Monsieur, Gibert Jeune è a St.Malo: la villa è aperta."
* * * * * * * * * *
"Tua madre è un 'ottima organizzatrice di eventi!" disse Rosalie, ammirando il
giardino illuminato da tante piccole luci nascoste tra alberi e siepi e la
disposizione dei tavoli, apparecchiati con stile ed eleganza.
"Già…Avresti dovuto vedere i matrimoni delle mie sorelle…Finito!"
"Wow! Che bell'ufficiale!"
"Comandante, prego"
"Oh, scusa…Grandiosa! Li stenderai tutti…Stai bene?"
"Si, grazie. Davvero bene. Andiamo?"
Sophie e Armand accoglievano gli ospiti e si intrattenevano con loro. Erano Lady
Marian e Robin Hood. Michael andò loro incontro. Fece un profondo inchino. "Don
Juan De Marco, al vostro servizio…Bon anniversaire, Monsieur De Jarjayes".
"Merci beaucoup, Monsieur Jackson. Complimenti per il suo costume"
Furono raggiunti da Girodel; la sua scelta fu Arsenio Lupin. I loro discorsi
furono presto interrotti dall'arrivo di Oscar e Rosalie. Tutti si girarono a
guardarle ammirati. Rosalie era una splendida principessa indiana. I capelli
raccolti in una
lunga treccia, il trucco che risaltava i suoi occhi azzurri. Il sari rosso
porpora damascato le disegnava la figura in maniera elegante e natura le.
Sembrava appena uscita dalle illustrazioni di un libro di Salgari.
Ma la vera sorpresa era Oscar.
Il lungo mantello bianco le arrivava ai piedi, coprendo interamente la sua
figura. Sulla testa un cappello nero ornato di piume. Quando fu vicino ai suoi
genitori, si levò il mantello e il cappello. I lunghi capelli ricaddero sulla
schiena. Il suo corpo era nascosto da una uniforme militare anch'essa bianca con
ricami d'argento.
D'argento erano pure le frange delle spalline che le ricadevano sulle braccia.
Una fascia blu spezzava diagonalmente la casacca con le code e le circondava la
vita. Al fianco pendeva la spada e una spilla d'argento, a forma di stella,
identificava il suo grado.
"Comandante Oscar Françoise De Jarjayes" disse battendo i tacchi degli stivali
bianchi tra loro e facendo un inchino. "Bon Anniversaire, papa"
"Oscar…Cosa…?" disse suo padre sorpreso.
"E' l'alta uniforme del Comandante delle Guardie Reali di Sua Maestà Louis XVI"
"Sei incredibile…Saresti stata un ottimo ufficiale" disse sorridendole.
* * * * * * * * * *
La festa era arrivata al suo culmine. Tutto si stava svolgendo come dal
programma di Sophie. Calici sempre pieni di champagne, vassoi sui quali facevano
bella mostra di sé i migliori piatti dell'alta cucina francese, ottima musica
suonata dal vivo da un'orchestra sulla pista allestita nel giardino vicino alla
piscina, sulla quale Sophie aveva fatto apporre un ponte dal quale accedere al
giardino davanti alla dependance e dove erano stati sistemati dei tavolini ai
quali gli ospiti potevano sedersi e conversare tranquillamente.
Oscar ballava leggera tra le braccia di Michael. Quando la canzone terminò,
Oscar fece girare lo sguardo intorno a lei. Rimase colpita da un ragazzo in
abito grigio che stava camminando verso la pista.
L'orchestra ricominciò a suonare.
"Honey? Riprendiamo?"
"Oui…"
Il ragazzo era ora ai piedi della pista e teneva gli occhi fissi su di loro.
Oscar sentiva il suo sguardo sopra di sé. Con la coda dell'occhio seguiva i suoi
movimenti. 'Ha qualcosa di familiare' pensò. Un tuffo al cuore ' E se fosse….'
Da quel momento non smise di tenerlo d'occhio. Lo vide inserirsi nella
coreografia. Stavano eseguendo un ballo dove, dopo due giri, le coppie
continuavano a cambiare, mescolandosi tra loro, seguendo la musica, per poi
terminare il ballo con il cavaliere o la dama che il caso aveva assegnato.
Il ragazzo in grigio calcolò bene i tempi e all'ultimo cambio si trovò di fronte
a Oscar. I loro occhi si incontrarono. Il cuore di Oscar si mise a battere
all'impazzata. 'I tuoi occhi…Sei tu. Sei Tu! Sei qui con me!'
A quel punto la coreografia prevedeva un lungo giro di valzer. Oscar, raggiante,
si lasciò stringere in quella danza. Tutto il resto scomparve: c'erano solo loro
due.
"Sei tornato da me…" gli sussurrò all'orecchio "Devo parlarti: è importante…"
Il ragazzo in grigio la fissò a lungo. A sorpresa una variazione sulla musica e
Oscar si ritrovò tra le braccia di Michael.
Durante l'ultimo giro di valzer, continuava a guardarsi intorno nella speranza
di vederlo di nuovo.
'Rosalie! Era di fianco a noi' Si voltò verso l'amica, ma fu delusa da quello
che vide: stava ballando con Girodel.
Le ultime note cessarono sulla figura finale di quel ballo e la pista scoppiò in
un fragoroso applauso.
Di nuovo Oscar si guardò intorno, girandosi in tutte le direzioni. Alla fine lo
vide: stava oltrepassando il ponte in direzione della dependance. Trattenne
l'impulso di corrergli dietro.
"Darling, are you ok?" le chiese Michael.
"…Oui..Michael, ti spiace? Vorrei bere qualcosa" gli disse guidandolo fuori
dalla pista.
* * * * * * * * * *
Nel buio della sua camera, Andrè si lasciò cadere sul letto.
"Quanto sono stato stupido!! Ho agito in maniera precipitosa e sconsiderata…Ho
dato retta a quell'articolo e forse…"
Un pensiero prevaricò gli altri 'Una trappola!'
"Ti ho dato in pasto a Girodel…" "Porta sempre a termine i suoi compiti"
"Me lo avevi detto quel giorno! Scommetto che era lui l'uomo appostato fuori
dalla villa!"
Camminava avanti e indietro come un animale in gabbia. Si fermò di colpo "Forse
ancora non sa…Non tutto è perduto…Ma devo agire adesso!" disse a voce alta e
uscì usando la porta che dalla cucina portava nel giardino.
Oscar, Michael, Rosalie e Girodel avevano raggiunto Armand e Sophie.
Con loro c'erano anche le sorelle di Oscar e alcuni amici del padre, tra loro
Julian Scott.
I loro discorsi furono interrotti dall'arrivo di Steve che si allontanò con
Michael per discutere di alcuni imprevisti, sopraggiunti all'ultimo minuto,
sull'imminente partenza di Michael per Parigi e da lì per Londra.
Amélie si assicurò che si fosse allontanato abbastanza poi: "Allora?" disse
rivolta a Oscar "L'hai accalappiato, eh? La solita fortunata! Guarda che
matrimonio che farai…"
"Cosa?? Di che parli? Non capisco…"
"Si, si…A noi lo puoi dire, siamo la tua famiglia. Per quando è previsto il tuo
matrimonio con Michael?"
"SPOSARE MICHAEL?? Scherzi, vero?"
"No, cara! L'ho letto sul giornale di ieri. Non dire mai niente tu, eh? Un
articoletto così carino…Le vostre foto vicine, vicine…"
"E tu ci credi?" le disse Oscar guardandola con aria di scherno.
"Stavolta si! Se no perché ti avrebbe regalato quell'anello di zaffiri che
indossavi quando sei venuta a pranzo da noi?"
L'espressione di Oscar mutò di colpo. 'Come sanno dell'anello? L'ho indossato
solo poche volte e mai nelle occasioni ufficiali...'pensò.
Rosalie si inserì nella conversazione: "Ma allora lui è…"
L'occhiataccia di Oscar partì fulminea.
"…ehm…è lui che te l'ha regalato…" terminò distogliendo lo sguardo rossa in
viso.
"Non è che ti sei inventata tutto?" disse Oscar alla sorella. Si stava
irritando.
"No, ma petite. Amèlie ha ragione. Ho visto anch'io l'articolo" intervenne
Sophie.
"Dov'è quel giornale ora, maman?"
"Credo nella pila dei giornali per accendere il fuoco, nel salone".
Una voce alle loro spalle interruppe i loro discorsi.
"Permettete? Vorrei fare i miei auguri a Monsieur Jarjayes".
Si scansarono per lasciarlo passare.
Lo guardavano tutti senza parole. Indossava un completo grigio di fattura
italiana, camicia bianca e cravatta blu. A tutti sembrò il classico completo che
si indossa per andare in ufficio. Il viso era parzialmente coperto da una
maschera bianca.
"Bon Anniversaire, Monsieur. Bonsoir Madame Jarjayes".
Poi si portò di fronte a Oscar.
"Sei splendida anche con l'uniforme" le disse prima di darle uno di quei baci
che le toglievano il respiro, lasciando tutti ammutoliti a guardarli.
Armand prese la parola "Monsieur, non credo di sapere chi lei sia, né tantomeno
come faccia a conoscere mia figlia…" gli disse. Ma qualcosa in quel ragazzo gli
era familiare.
"Ha perfettamente ragione, Monsieur. Non mi sono presentato." Gli porse la mano
"Gibert Jeune, molto piacere."
Rimasero tutti impietriti dalla sorpresa: il misterioso azionista oggetto di
tante, infruttuose ricerche, era lì di fronte a loro.
"Mi chiede come faccio a conoscere sua figlia…" Posò lo sguardo su di lei,
incontrando i suoi occhi.
"Glielo spiego subito" disse rivolgendosi nuovamente ad Armand. Si sfilò la
maschera dal viso "La conosco perché ho vissuto con lei fin da bambino."
"ANDRE'!!" esclamò Armand. "Abbiamo diritto ad una spiegazione, non credi?" Si
girò verso Oscar "Tu! Tu lo sapevi!! Parlerò anche con te, dopo!!" le disse in
tono brusco
"Girodel, vieni. Andiamo nel mio studio: lì non ci disturberà nessuno!".
Le ultime parole le pronunciò guardando Oscar contrariato.
"Ti guardava in maniera così adorante…Che carino…"disse Amèlie rivolta ad Oscar.
"Lo sappiamo tutti che Andrè è sempre stato innamorato di te…Ma non
preoccuparti: Michael non era presente, quindi il tuo matrimonio è salvo…"
Andrè non si era ancora allontanato abbastanza e udì quelle parole. Si girò di
scatto. Giusto in tempo per vedere quel lampo attraversare gli occhi di Oscar:
il lampo che tante volte aveva visto e che precedeva ogni esplosione di rabbia.
Amèlie ne aveva sempre avuto paura e abbassò il viso.
Anche Armand si era voltato. Era già pentito del tono con cui prima si era
rivolto a Oscar. Si sentiva quasi contento di quello che era appena successo: il
suo cuore gli diceva da tempo che Andrè era l'uomo giusto per lei. Ma voleva
sapere. Con grande stupore di tutti, la temuta reazione di Oscar non ebbe luogo
si era limitata a distogliere lo sguardo e fissare un punto imprecisato del
giardino. Scese un silenzio imbarazzante. Sophie prese la parola "Cari ospiti,
scusate l'inconveniente…Sarà questione di poco tempo e Armand ritornerà subito.
Perché non ci avviciniamo al buffet? Oppure potremo ancora ballare" disse
sorridente mentre guidava tutti verso il centro del giardino. Ii piccolo gruppo
si sciolse e Julian decise che era giunto il momento. "Oscar? Posso disturbarti?
Ho con me i risultati delle tue analisi…" le disse a voce bassa.
Oscar annuì "Anch'io devo parlarti, Julian…"
Lo guidò verso la villa. Per un istante affiancarono il gruppetto diretto
verso lo studio. Oscar non si girò neppure una volta verso di loro.
Non così Armand e Andrè che dopo aver visto l'espressione tesa di Oscar si
guardarono a vicenda: uno stato di apprensione si era impadronito di loro.
*****Brano n. 7: 'Amore Lontanissimo'*****
Il colloquio con Julian si era protratto a lungo e aveva confermato quanto aveva
scoperto quella mattina stessa.
Sentì il bisogno di stare sola e declinò l'invito di Julian di tornare in
giardino e riprendere i festeggiamenti.
Ora era seduta al buio, sul grande davanzale che faceva da mensola nella sua
stanza. Davanti a lei la cartella con gli esiti, aperta sul foglio scritto a
mano da Julian, che riassumeva la situazione e chiariva gli incomprensibili
termini medici.
Le era sempre piaciuto sedersi lì: da quella finestra vedeva tutto il giardino e
la dependance.
Le tornò in mente quando con Andrè, da bambini, avevano imparato l'alfabeto
Morse e si scambiavano messaggi dalle rispettive finestre, con delle torce.
Quando poi la torcia di Oscar si scaricò, Oscar ebbe l'idea di utilizzare quella
del padre. Nel momento in cui premette il pulsante per rispondere ad Andrè,
dalla torcia partì un raggio di luce ampio e potente che colpì Andrè in pieno
viso.
Oscar aveva visto la sua figura abbassarsi all'improvviso. Spaventata, era corsa
fuori dalla sua camera, chiamando suo padre. Si erano precipitati nella
dependance e avevano trovato il povero Andrè seduto per terra con le mani sugli
occhi: per una buona mezz'ora non era riuscito a vedere altro che lampi di luce
bluastri.
Che sgridata si era presa!
Sorrise a quei ricordi e strinse di più al petto la fotografia che teneva sempre
sul comodino e la lettera
che aveva trovato ormai un mese fa.
Le sembrò assurdo che fosse già passato così tanto.
'Chissà se nello studio sta andando tutto bene…E' da più di un'ora che sono
chiusi lì dentro…' "Ah!" si alzò di scatto. Correndo, scese le scale che la
separavano dal salone. Si mise in ginocchio davanti alla pila dei giornali e
cominciò a cercare l'articolo di cui aveva parlato sua sorella. Lo trovò subito.
Lo lesse tutto d'un fiato. E lo rilesse di nuovo e poi ancora una volta. C'era
qualcosa che stonava in quelle parole e quel qualcosa aveva a che fare con
l'anello.
Poi capì "Girodel!"
Al suo ritorno, Michael non trovò il bel gruppo che aveva lasciato.
Seguito, come al solito, da Steve, faceva girare lo sguardo nella speranza di
trovare Oscar. Poi notò Rosalie seduta al tavolo di Armand tra Sophie, le
sorelle di Oscar e altri ospiti. I loro sguardi erano diversi: non erano più
rilassati come prima.
'Chissà cosa è successo' pensò.
Rosalie lo vide, si alzò dal suo posto e gli corse incontro.
"Michael!" lo abbracciò sperando di trovare un po' di conforto.
"Rosalie, cosa è successo? Dov'è Oscar?"
Lo guidò verso un punto più appartato del giardino e, brevemente, gli spiegò la
situazione.
"Oh…Ma non preoccuparti, ma petite, Oscar non ce l'ha con te, ne sono sicuro.
Vado io a cercarla. A dopo…" la baciò sulla fronte.
Entrò nella villa. Vide la luce provenire dal salone. Vi trovò Oscar davanti al
caminetto, seduta con le ginocchia al petto, la fronte appoggiata alle braccia.
Si inginocchiò di fianco a lei. "Sweet Honey…"
Con la coda dell'occhio vide il giornale e voltò il viso. Notò le foto e scorse
il grosso titolo e il piccolo trafiletto sottostante.
L'abbracciò "Hai paura che l'abbia visto anche lui, vero?"
"L'ha già visto: non si sarebbe mai comportato in maniera tanto precipitosa,
altrimenti… E' sempre stato pacato e tranquillo" gli disse asciugandosi il viso
e abbracciandolo a sua volta.
"Tabloids!! Un bel falò, ecco cosa ci vorrebbe! Lo dico sempre io…Oscar.." le
alzò il viso e la guardò a lungo. Il cuore di Oscar aumentò i suoi battiti. Come
mai provava quella sensazione?
Michael la fece alzare e l'abbracciò più forte, senza mai lasciare i suoi occhi.
I loro visi erano vicinissimi. Oscar era ipnotizzata dallo sguardo di Michael.
"Sweet honey, come sei bella…" sentì prima che le sue labbra si posassero sulle
proprie.
Si sentiva così emozionata: le braccia di Michael la stringevano, le sue labbra
la stavano baciando con un passione e una dolcezza mai provate prima. Era tutto
così bello…Però…
"Oh, Occhi Blu…" le accarezzò il viso, poi le prese le mani.
"Ho baciato la sposa…La mia bellissima sposa francese…. Oscar Françoise
Jackson…Suona bene, non trovi?"
"Oscar…" Andrè era entrato giusto in tempo per udire le parole di Michael. Con
lui c'era Armand.
Oscar li guardò entrambi. Lasciò la mano sinistra di Michael.
"Andrè…Papa…."
Andrè teneva lo sguardo fisso su di loro. Michael la baciò sulla tempia poi
liberò la mano di Oscar
"Che aspetti? Diglielo…"
Oscar gli sorrise e si avvicinò ad Andrè.
"Dovevo dirti una cosa importante, ricordi?"
Andrè annuì. In quel momento notò il giornale aperto sulla pagina del
l'articolo: un tuffo al cuore. D'un tratto lo assalì un'inspiegabile paura di
quello che Oscar stava per dirgli.
"Già, l'articolo…Lo abbiamo visto tutti a quanto pare…" disse Oscar raccogliendo
il giornale per piegarlo e riporlo sulla pila insieme agli altri.
"Sapete…" riprese "Amèlie aveva ragione di credere a quell'articolo
perché…perché dice la verità" guardo tutti e tre a turno.
"E' vero che il matrimonio è imminente: un mese e mezzo, due al massimo. E sarà
davvero il matrimonio dell'anno!"
Un altro tuffo al cuore: le paure di Andrè stavano prendendo corpo. Cominciò a
mancargli l'aria.
Oscar si portò di fronte a lui e gli prese la mano.
"Andrè, tu sei molto importante per me…Mi hai aiutata, capita e sostenuta più di
chiunque altro...E ogni occasione ci ha visti sempre insieme, fin da
bambini...Sono fortunata ad avere accanto una persona meravigliosa come te…
Quel giorno sarà il più bello di tutta la mia vita e vorrei tanto che tu fossi
lì, di nuovo con me….Verrai al matrimonio, vero? Ti prego, non dirmi di no, non
puoi mancare…"
Capitolo Diciottesimo
*****Brano n. 8:'Come Back To Me'*****
Era seduto accanto al finestrino. Le poltrone comode e avvolgenti della Business
Class gli avevano permesso di riposarsi e riprendersi da quel viaggio di lavoro
che si era rivelato difficoltoso fin dall'inizio.
Guardò fuori. Le nuvole sotto di lui formavano una massa compatta. Gli sembrava
di volare su un immenso fiume di latte.
"Mesdames et Messieurs, tra poco sorvoleremo Parigi. Siete pregati di allacciare
le cinture di sicurezza. Merci." annunciò la voce gentile della hostess. Riprese
a guardare fuori. Ora stavano attraversando quel fiume e già cominciava a
distinguere case e palazzi.
'Non manca molto ormai'.
Era emozionato al pensiero di rivederla. 'Siamo stati lontani troppo tempo…'
Stava ripensando a quella festa di quattro anni prima, durante la quale la sua
vita era cambiata nel giro di un'ora.
Quando l'aveva vista era rimasto folgorato: quasi non riusciva a crede re che
anche in abiti militari maschili, Oscar rimanesse la bellissima donna che
conosceva. E quel ballo….l'emozione di stringerla, di perdersi ancora in quegli
occhi blu…tutto si era fermato: esistevano solo loro due. Poi gli eventi erano
precipitati. E si erano ritrovati nel salone…
Lei parlava del suo prossimo matrimonio con un'espressione così dolce…
Non aveva visto che ogni sua parola era per lui come una lama che affondava
sempre più nel suo cuore.
E si era sposata. Nel suo abito bianco era l'immagine della felicità. E
quell'espressione dolce, che le aveva visto la sera della festa e che non
l'aveva più lasciata, la rendeva, se possibile, ancora più bella. Ogni volta che
aveva incontrato i suoi occhi, il suo cuore aveva preso a battere impazzito.
Poi il tempo, perfido tiranno, si era portato via quella giornata e una
girandola di impegni aveva scandito la sua vita.
"Mesdames et Messieurs, il comandante vi ringrazia per aver scelto la nostra
compagnia e vi augura un piacevole soggiorno a Parigi"
I passeggeri avevano già cominciato a scendere. Aveva ancora un po' di tempo.
Radunò le sue cose nella 24 ore. La hostess entrò, chiudendo dietro di sé le
tende blu che separavano la Business Class dalla prima classe.
"Bonjour Monsieur, bien arrivè a Paris. Devo purtroppo comunicarle che partirà
per St.Malo con un'ora di ritardo. Ci sono stati problemi con l'elicottero,
niente di grave, che hanno ritardato il rifornimento di carburante; stanno
provvedendo in questo momento. Sono spiacente.
Le abbiamo messo a disposizione la sala d'attesa n. 2 a bordo pista. La navetta
è ai piedi dell'aereo. Le serviremo lì il pranzo.
Posso chiedere cosa vuole ordinare?" gli disse porgendogli il menù.
"Non ci voleva proprio questo ritardo!! Mi avevano assicurato che sarei arrivato
per tempo! E' importante per me! Non…" si fermò: non aveva senso prendersela con
la hostess.
"Excusez-moi, Mademoiselle…" il suo tono si fece conciliante " è stato un
viaggio faticoso in tutti i sensi e ho fretta di rientrare…" le prese il menù
dalle mani "Salmone alla griglia con contorno di patate. Del vino e per finire
della frutta. Va bene così. Merci." glielo riconsegnò con un sorriso.
"Bien, Monsieur".
Scesero insieme dall'aereo. La hostess lo accompagnò fino alla sala d'attesa.
"Si accomodi pure. Il suo pranzo arriverà entro breve tempo."
"Merci"
La sala 2 si rivelò più confortevole di quanto avesse previsto. Moquette ai
pavimenti, mobiletti in noce e di fronte al divano beige un basso tavolino in
cristallo. Due piccole poltrone in tinta completavano l'arredamento.
In fondo alla sala, sulla destra, un tavolo da pranzo già apparecchiato. L'ora
prevista si prolungò di mezz'ora.
Poi, finalmente, l'elicottero decollò. Scelse di nuovo il posto vicino al
finestrino. Sotto di lui nuvole, campi e città scorrevano via veloci.
'Come stai, Oscar? Che cosa hai fatto in tutto questo tempo?' pensò prima di
chiudere gli occhi e lasciare che un leggero torpore si impadronisse di lui.
* * * * * * * * * *
Aveva cavalcato tutta la mattina. Ora stava camminando lungo il bagnasciuga. Si
era tolta gli stivali: l'acqua era fredda ma l'aveva presa un'irrefrenabile
voglia di bagnarsi i piedi. Di fianco a lei c'era Zar.
"Ti ricordi?" gli stava dicendo "Quel pomeriggio eravamo proprio qui…"
Rimase a fissare le onde e l'incresparsi dell'acqua per un po'. Zar le si
avvicinò di più e la spinse delicatamente col muso.
"Ok! Ok! Ora rientriamo…" gli disse ridendo.
Indossò gli stivali e s'incamminò verso il bosco tenendo Zar per le briglie. Una
voce alle sue spalle la fece voltare.
"Ciao Oscar"
"Ciao François. Passeggiata?"
"Oui…"
Aiutandosi con entrambe le mani, fece passare le briglie al di sopra della testa
di Zar. Nell'alzare le braccia, i raggi del sole avevano colpito, facendola
brillare, la veretta che portava all'anulare sinistro. Girodel ne rimase
colpito. Di nuovo. Nulla però trasparì dal suo viso.
"Come stai?"
"Molto bene, grazie"
"Sei felice, vero? Lo vedo dai tuoi occhi…"
"Si molto…Tu? Mio padre ti fa trottare come al solito?"
"Già…"
La domanda affiorò alle sue labbra. Non aveva mai trovato il coraggio di
affrontare l'argomento. Lo fece ora.
"Oscar…? E' un po' che volevo chiedertelo…Perché non hai mai detto a tuo padre
che l'articolo l'avevo scritto io? Ho intuito che sapevi da come mi guardavi
quando ci siamo rivisti…"
"Non mi è sembrato necessario. Ho avuto altro a cui pensare e poi…bè, come
indovino non sei male: tutto è andato esattamente come l'hai scritto" concluse
ridendo. Poi si fece seria "Ma non farlo più…La prossima volta non sarò così
clemente. Intesi?" disse fissandolo in viso.
"Intesi"
"Bene. Ora devo rientrare: qualcuno mi sta aspettando già da un po'."
Salì in sella. Vide Girodel incamminarsi.
"François!" lo chiamò "Monta. Ti do un 'passaggio'"
Attese che si sistemasse, poi girò di poco il viso.
"Tieniti forte" gli disse prima di lanciare Zar al galoppo. Le mise le braccia
intorno alla vita.
'Avrei tanto voluto essere io quel qualcuno…' si limitò a pensare.
Stava imparando ad essere più discreto, ma il sentimento che provava per lei non
si sarebbe spento tanto facilmente.
Non aveva fatto in tempo a chiudere il box di Zar che si sentì chiamare a gran
voce.
"Maman! Maman!"
Oscar si girò. Fece qualche passo poi si inginocchiò e allargò le braccia.
"Maman! Tu est arrivèe" le disse Louis Michel abbracciandola forte.
"Mon petit amour" lo baciò.
" La prochain fois tu me conduiras avec toi, n'est pas ? "
" Oui, mon petit… "
Non c'era solo Girodel a guardarli. Paris lentamente si fece avanti. Oscar alzò
il viso e aprì il braccio sinistro.
"Vieni qui…My sweet baby…" la baciò sulla guancia. Paris ricambiò.
"E ora a tavola. E' già pronto immagino…"
"Oui, Oscar" le disse Paris " Tu est très très en retard "
Si incamminò verso casa tenendoli per mano. Le raccontarono dettagliatamente
come avevano trascorso la mattina e
non smisero di parlare nemmeno di fronte all'enorme coppa di gelato con le
fragole. Terminato il pranzo, Oscar salì in camera per cambiarsi. Ferma sulla
scala disse. "C'è qualcuno da festeggiare oggi, vero?" Louis Michel le sorrise.
'Gli somigli proprio tanto. Gli stessi capelli, lo stesso sguardo…' pensava
guardando suo figlio intento a scartare il suo primo regalo. Cominciò salire
'Dove sei adesso, amore mio? Perché tardi tanto?' La doccia si era portata via
ogni traccia della cavalcata di quel mattino. Ora stava spazzolandosi i lunghi
capelli seduta davanti allo specchio del tavolino da trucco. La pendola antica
suonò le tre.
'Devo sbrigarmi: tra poco arriveranno tutti.'
* * * * * * * * * *
E c'erano davvero tutti.
Per cominciare, Alain con la sua ragazza, Isabelle. Ne aveva cambiate tre, ma
con lei le cose sembravano andare per il verso giusto. Rosalie con suo marito,
Bernard, il proprietario della palestra dove lavorava Oscar.
Si erano accorti che tra loro correva una certa attrazione ma non si erano mai
dichiarati. Soltanto poco dopo che Oscar aveva comunicato a Bernard che doveva
lasciare il lavoro perché incinta, questi aveva trovato il coraggio di chiedere
a Rosalie di uscire. Poi si erano persi di vista: Rosalie aveva intensificato la
frequenza dei suoi esami e si era laureata, in anticipo sul previsto, a pieni
voti. Subito aveva trovato un impiego presso una rinomata galleria d'arte di
Parigi. Grazie agli ottimi rapporti col proprietario, esaudì il suo sogno di
esporre i suoi lavori in una personale.
I suoi disegni più ammirati furono il primo piano di Michael (che in seguito
Rosalie gli regalò), Oscar con l'alta uniforme e ancora Oscar col suo bambino.
Quella personale diede ai due ragazzi l'occasione di riprendere dal punto in cui
l' avevano lasciato.
Si erano sposati due anni prima; giusto il tempo di organizzare le loro vite e
Rosalie era rimasta incinta di un maschietto che sarebbe nato di lì a due mesi e
che avrebbero chiamato Oscar.
Questa era la seconda sorpresa che Rosalie avrebbe fatto all'amica. La prima era
un quadro dipinto con colori a olio raffigurante Louis Michel con la sua
famiglia. Armand e Sophie, felici come non mai. Il loro sogno/speranza di vedere
Oscar sposata e con un bambino era finalmente realtà. Viziavano Louis Michel
come mai avevano fatto con gli altri nipoti. Proprio ora Armand reggeva quasi a
fatica un enorme pacco regalo, mentre Louis Michel gli correva intorno ridendo
felice. Non aspettava altro che suo nonno lo posasse in terra per aprirlo.
"Paris! Paris!" chiamava a gran voce "Come… come and help me…"
"Louis Michel, non correre così!" disse Oscar scuotendo la testa ma ridendo allo
stesso tempo.
"Hanno legato molto a quanto vedo" le disse Rosalie.
"Già! Anche se all'inizio non è stato facile…Louis era molto piccolo, poi la
lingua, due culture diverse…C'è stata un po' di confusione…Ora posso lasciare
Louis tranquillamente con Paris: è una bambina molto responsabile e Louis Michel
è felice con lei…"
Gli occhi di Oscar si abbassarono. Il sorriso scomparve dal suo viso. Rosalie
sapeva bene a chi stava pensando.
"Ti manca, vero?" le chiese.
"Si…"
"Maman! Maman! Look at me !" Louis Michel spezzò quel momento triste.
"Mon petit amour…"
Rosalie osservò l'amica parlare e sorridere al bambino. Non poté fare a meno di
notare l'impressionante somiglianza con Andrè.
'Lo chiami così per quello, non è così Oscar?' avrebbe voluto chiederle.
'Chissà dov'è ora…' pensò.
Infine, le sorelle di Oscar con le loro famiglie e un esercito di piccoli ed
urlanti amichetti di Louis Michel che avevano trasformato il giardino in un
asilo a cielo aperto.
Oscar approfittò del momento in cui tutti erano rapiti dal mago chiamato apposta
per l'occasione per andare in camera sua a prendere un libro da restituire a
Rosalie e nel frattempo rilassarsi un po'.
Chiudendola, si appoggiò alla porta "Come fanno le maestre a sopportare tutti
quei piccoli urlanti?" si chiese.
Si diresse verso il comodino ma venne distratta da un foglio ripiegato e
appoggiato a qualcosa di piccolo, sistemato sul letto.
"E quello? Non c'era prima"
Spiegò il foglio. Nell'altra mano il piccolo oggetto che si rivelò un regalo.
'…Ho rubato uno spicchio alla luna e l'ho chiuso nel mio cuore…'
"Cosa significa?" Incuriosita scartò il regalo. All'interno della scatola un
involto di velluto nero.
Lo svolse e sgranò gli occhi per la sorpresa. Il nero del velluto faceva da
contrasto ad un cuore di diamanti stilizzato che terminava con uno spicchio di
luna di zaffiri. Lo guardò per un po', facendolo brillare alla luce.
"E' bellissimo…" disse ad alta voce. All'improvviso capì.
Si precipitò al piano di sotto. Fece scorrere lo sguardo nel salone: vuoto.
Si diresse verso il giardino. Fece qualche passo e si soffermò davanti allo
ingrandimento della foto scattata il giorno del matrimonio. Una voce prese corpo
nei suoi pensieri.
"Io sono il cuore, tu sei la luna: distante e irraggiungibile e allo stesso
tempo luminosa, romantica, emozionante e bellissima…"
Non si accorse del rumore di passi dietro di lei. Due braccia forti le
circondarono la vita. Si sentì stringere. Sorrise e si appoggiò girando di poco
il viso. "Sei tornato…" L'abbraccio si fece più forte.
"Prometti di abbracciarmi sempre così?" gli chiese.
"Posso fare anche di meglio"
Oscar si trovò in braccio a suo marito. Gli mise le braccia intorno al collo e
lo baciò a lungo.
"E tu prometti di baciarmi sempre così?"
"Posso fare anche di meglio" gli rispose, guardandolo negli occhi.
"Je t'aime" gli sussurrò prima di baciarlo di nuovo.
"Mi sei mancato così tanto….Grazie per il ciondolo, è stupendo…"
"Anche tu…" le disse.
"Anch'io cosa?"
"Bè, entrambe le cose…"
Si baciarono ancora. Poi la mise giù e l'abbracciò. Stretta a lui, Oscar
nascondeva il viso nel suo petto.
"Sono così felice…"
"Lo sono anch'io…"le disse prendendole il viso tra le mani e prima di baciarla
ancora le sussurrò "Je t'aime moi aussi, Madame Grandier".
"Maman… ?" Louis Michel era entrato in quel momento. Oscar si girò verso la
piccola voce.
"Louis Michel, connais-tu cette personne ? "gli domandò, scostandosi
completamente da Andrè. "Sorpresa!"
"Papa!! Tu est ici !!!" gli corse incontro e gli buttò le braccia al collo.
"I missed you so much…I love you…Papa…papa"
"Mon enfant…Je t'aime…I love you too, sweet-heart"
Andrè lo abbracciò forte. Quante notti aveva trascorso, quasi in bianco, per
preparare quella trattativa e quante nell'apportare le numerose modifiche via
via imposte da entrambe i contraenti.
E quel viaggio dell'ultimo minuto…Ma il sorriso e l'abbraccio del suo bambino lo
stavano ripagando di tutto.
Tenendo Louis Michel in braccio, prese Oscar per mano e si diresse con loro nel
giardino delle rose.
"Ora si, che ci siamo tutti" disse Bernard che, seguito dagli altri ospiti, si
strinse intorno ad Andrè per salutarlo.
Andrè mise giù il bambino. Notò che Paris era rimasta un po' in disparte. "Paris…"
si portò alla sua altezza e allargò le braccia. Paris gli volò letteralmente
incontro.
"Andrè! Sei arrivato!"
"Hi honey…" le disse stringendola.
A Paris, Andrè piaceva molto. Era sempre così gentile e dolce con lei. Le
ricordava molto il suo papà. E poi aveva quei grandi occhi verdi che non si
sarebbe mai stancata di guardare.
"Comment vas-tu, Andrè ?"
"Bien, merci, ma petite…Ho un messaggio da parte del tuo papà…"
"Davvero?"
"Oui, ma jolie petite…Arriverà questa sera, vi fermerete qui altri due giorni e
poi ripartirete per Londra e da lì ritornerete a casa."
"Wow !! Thank you" gli disse mentre lo abbracciava di nuovo.
"E per me hai messaggi?" gli chiese Armand.
"Armand…"disse alzandosi e prendendo Paris per mano "Si, ma quello che ti dirò
dovrà bastarti fino a stasera almeno. Ho bisogno di staccare da questa
trattativa…E vorrei dedicare il mio tempo a Louis, è il suo compleanno oggi…
Comunque, è andato tutto come avevamo pianificato.Ne riparleremo dopo cena nello
studio. E ora la torta!" disse incamminandosi verso il tavolo dove troneggiava
un enorme torta di panna.
Louis Michel soffiò sulle candeline e tutti scoppiarono in un fragoroso
applauso. E venne il momento dei regali.
Tutti osservavano quasi rapiti il bambino che scartava felice i suoi regali.
Ogni tanto, qualche commento.
"Ha i capelli di Andrè e gli occhi di Oscar"
"Si, è vero"
"E l'espressione? E' dolce come quella di Andrè ma tratti vi leggi la fierezza
di Oscar."
"E' un bambino bellissimo!"
"Si! Guardalo ora che sorride: è uguale a suo padre"
Andrè circondò le spalle di Oscar e la tenne stretta a sé.
Ascoltavano in silenzio quelle parole, guardando il loro bambino felici e
orgogliosi allo stesso tempo.
"Amore mio…" disse Oscar.
"Dimmi"
"Ti ricordi quello che mi hai detto quel pomeriggio?"
"Certo…"
"Io sono parte di te, tu sei parte di me…" dissero insieme, guardandosi e
sorridendosi.
Oscar girò il viso verso Louis Michel
"Lui siamo noi due insieme"
Fine
Di Marco Manuela (mail to:
crystalj@libero.it )
Thanks to:
Elena, un'amica sincera, sempre gentile e disponibile, che mi ha aiutato durante
la stesura (leggendo e consigliando modifiche e correzioni) e in fase di stampa
e che ha cercato e trovato l'autografo di pag. 22, inserendolo personalmente a
computer;
Mia sorella Patrizia, che mi ha concesso l'uso (smodato) del pc e annessa
stampante per la copiatura in bella e la stampa del racconto;
Riyoko Ikeda, che un giorno di trent'anni fa ha creato Oscar, divenuta ben
presto il mito di tante generazioni, che è presente tutt'ora nei miei ricordi
più cari;
Michael Jackson, una persona speciale, che mi ha dato (e continua a darmi)
incredibili emozioni con la sua splendida voce. Le sue canzoni hanno fatto da
colonna sonora a tanti momenti della mia vita - uno su tutti, il più importante,
il giorno del mio matrimonio. Grazie anche per aver contribuito alla nascita
della mia amicizia con Elena. You will always have my unconditional love and
support !!;
Papà, che ha rilegato il romanzo come solo lui sa fare;
Mio marito Gianni (Ti Amo) e ai miei (mamma, nonna e ancora papà e Patty), che
mi hanno vista scrivere, scrivere e scrivere, a mano e a computer, chiudendo un
occhio, talvolta due, sul tempo a loro sottratto, contribuendo indirettamente
alla creazione di questo racconto molto surreale;
infine, a tutti coloro che vorranno leggere il mio racconto e mi faranno
conoscere le loro opinioni.