IL CUORE E LA LUNA
Capitolo Quindicesimo
Oscar si svegliò in quel momento: aveva udito
chiaramente qualcuno gridare il suo nome. Guardò l'orologio: erano le quattro
del mattino.
Istintivamente cercò di portarsi una mano alla testa: la sentiva così pesante!
Ma la mano e il braccio rispondevano molto male all'impulso dato dal cervello:
tremavano insicuri. Si accorse che succedeva la stessa cosa che al braccio e
alla mano sinistri.
All'improvviso sentì un gran freddo; tremava sotto le coperte. Cercò di
scaldarsi mettendosi le braccia intorno al corpo ma non ci riusciva.
'Ma che mi sta succedendo?' si chiese.
La sensazione di intontimento si accentuò e cominciò a sudare. Finalmente riuscì
a portarsi la mano alla testa. La posò sulla fronte per asciugarsi il sudore ma
la ritirò subito incredula: scottava!
'Ma com'è possibile? Non l'avevo ieri!'
Ora aveva caldo sotto le coperte. Le buttò da parte e si mise a sedere nel
letto, non senza fatica però: le braccia continuavano a tremare. Le venne sete.
Ma il bicchiere sul comodino era troppo lontano, non riusciva a prenderlo dal
punto in cui era. Si sporse un po'. Un capogiro le fece perdere l'equilibrio e
cadde rovinosamente sul pavimento. Si appoggiò al letto. Il corpo era scosso da
violenti tremolii. Il tessuto sottile del pigiama non la aiutava di certo e la
sensazione di freddo si accentuò e con essa anche i brividi. Di nuovo cercò di
scaldarsi 'abbracciandosi' ma le braccia ci misero un po' ad obbedirle. Rimase
lì in terra a lungo. Poi si fece forza e tornò a letto. Si coprì ma non le
bastava: sentiva ancora freddo. Istintivamente pensò ad Andrè: la sua mente le
proiettò il suo caldo e protettivo abbraccio.
'André! Amore mio…stai davvero bene? E' da ieri che non ho tue notizie…'
Passò dell'altro tempo. La sensazione di tremolio e i brividi si affievolirono
pian piano, fino a scomparire del tutto. Alla fine Oscar si addormentò di nuovo:
erano le sei del mattino.
Si risvegliò a mezzogiorno. Sophie salì da lei per vedere come stava. Si informò
su cosa avesse voluto per pranzo e le raccontò della telefonata fatta a Michael
e della brutta nottata passata da Andrè: una violentissima e forte febbre
l'aveva colpito a causa del freddo patito il giorno prima. Ora stava molto
meglio ma avrebbe dovuto rimanere a
letto per qualche giorno.
"Nel delirio faceva il tuo nome, così mi ha detto la nonna" concluse Sophie.
'E' colpa mia!' pensò Oscar 'Devo assolutamente vederlo…Voglio che sappia, anche
se forse è troppo tardi…'
"Oscar?"
"Oui, maman?"
"Io e tuo padre avevamo in programma una gita per oggi. Te la senti di rimanere
sola? Se preferisci possiamo rimandare" chiese Sophie.
"No, maman, non è necessario. Andate pure e divertitevi. Io me la caverò
benissimo. Penso che rimarrò a letto tutto il giorno."
"Bene, allora vado a preparare quello che ci serve. A dopo, cherie" Sophie baciò
Oscar sulla fronte.
Oscar attese qualche minuto ancora dopo che sua madre era uscita, poi allungò
una mano verso il suo cofanetto porta-gioielli. Rovistò fra le collane e i
braccialetti.
"Eccola qui" La catenina dondolava avanti e indietro guidata dalla mano di
Oscar. La guardò per un po', poi la nascose sotto il cuscino. Dopo pochi minuti
entrò Ylenia col vassoio del pranzo.
'Appena in tempo' pensò Oscar.
Quando Ylenia ritornò per portare via il vassoio, circa un'ora dopo, Oscar le
chiese di tirare le pesanti tende blu.
"Vorrei riposare. Rimarrò a letto tutto il pomeriggio"
"Bien, Mademoiselle"
Oscar sapeva bene che Sophie stava osservando le sue finestre. Quando anche la
tenda di sinistra fu tirata, Sophie salì in macchina. Pochi minuti dopo, l'auto
si mosse e uscì dal cortile della villa.
Rimasta sola Oscar fece un respiro profondo e buttò da parte le coperte.
Scendere dal letto, vestirsi e uscire dalla stanza furono cose relativamente
semplici: c'erano appigli ovunque. Il problema era il tratto di corridoio che la
separava dalla sala di ginnastica.
"Coraggio, Oscar" si disse e ben appoggiata al muro prese a camminare.
Le sembrò di non arrivare mai, poi finalmente la maniglia scattò sotto la sua
mano. Percorse l'intero perimetro della sala appoggiandosi alle sbarre di legno
appese agli specchi. Poi tirò il catenaccio verso l'interno e aprì la porta che
dava su un'uscita secondaria: serviva da uscita di sicurezza. Oscar l'aveva
sempre usata quando voleva uscire di nascosto
dai suoi genitori.
La serratura della porta interna e di quella che dava sul giardino erano
identiche. Oscar aveva fatto un duplicato e lo aveva trasformato in una collana,
usando la piccola chiave al posto di un ciondolo: la stessa che ora dondolava
vistosamente sul suo petto ad ogni gradino che scendeva.
"Bella uscita di sicurezza!" commentò a voce alta, ansimando.
Al posto delle vecchie scale era stata messa una scala a chiocciola, passione
della moglie del vecchio proprietario della villa.
'Devo dire a papa di eliminare i gradini e tenere il palo portante. Sarebbe
proprio divertente scendere come i pompieri quando escono per le emergenze'. A
questo pensiero rise divertita.
Poi si ricordò che il punto in cui si trovava era a livello della cucina e si
portò una mano alla bocca. Si bloccò all'istante: in cucina era sceso uno strano
silenzio. Poi i rumori ripresero "Devo stare più attenta" si disse.
Finalmente raggiunse la seconda porta. Tirò il catenaccio verso l'interno e
uscì. Inspirò a pieni polmoni.
'Com'è caldo il sole sulla pelle' pensò.
Si alzò un alito di vento che si mise a giocare con le pieghe della sua gonna.
Aveva scelto una camicetta di seta turchese senza maniche e una minigonna bianca
dal taglio moderno che le fasciava i fianchi per aprirsi in larghe pieghe che
terminavano molto al di sopra del ginocchio. Un paio di scarpe blu col tacco
basso completavano il suo abbigliamento.
Rabbrividì leggermente: era piuttosto accaldata per lo sforzo di aver camminato
quasi su un piede solo e sentì chiaramente il contrasto con l'aria fresca. Ora
veniva la parte più difficile.
Dal punto in cui era fino alla dependance non c'erano muri, tavolini o altri
appigli: solo prato e alberi troppo distanti tra loro. Quei pochi metri le
sembrarono chilometri. Finalmente si ritrovò di fronte alla porta di ingresso
della dependance. Sapeva che l'avrebbe trovata aperta: la nonna la chiudeva a
chiave solo prima di andare a dormire. Entrò col fiato corto. Si sentiva molto
accaldata e le venne sete.
'Il tempo di bere dell'acqua fresca e vengo subito da te'
Quando uscì dal bagno, Andrè udì dei rumori provenienti dalla cucina.
'Strano! La nonna è alla villa da un bel po'…Forse ha dimenticato qualcosa ed è
tornata indietro' pensò dirigendosi in cucina.
"Nonna, hai dimenticato qua…" non riuscì a terminare la frase.
In quel momento Oscar si girò verso di lui, facendo un mezzo giro su se stessa,
cogliendolo di sorpresa.
"OSCAR!! Che ci fai qui?!?"
"Andrè…scusami se sono entrata qui così senza salutarti…Volevo vederti. Ho
saputo che sei stato molto male stanotte…per colpa mia… Sono uscita dalla porta
che collega la sala di ginnastica con l'uscita laterale. Con questa fasciatura
ho fatto un po' fatica, ero accaldata e ho avuto bisogno di bere dell'acqua…"
"Incosciente!!! Potevi cadere, su quella scala, e riaprire la ferita o peggio:
romperti le gambe o l'osso del collo!!" la sgridò.
*****Brano n. 5:' How Did I Fall In Love With You'*****
Poi il suo tono si addolcì.
"Comunque, ti ringrazio. E' bello quello che hai fatto…" le disse sorridendole.
Oltrepassò il tavolo e si portò di fronte a lei. Oscar aveva voltato lo sguardo
da parte.
Rimasero così per un po'. Per rompere quell'imbarazzante silenzio Andrè le
disse: "Sei molto carina vestita così. Davvero!"
Oscar girò il viso verso di lui. Grosse lacrime scendevano piano.
"Oscar..?"
"Andrè…Andrè…Sono un orribile mostro egoista!! Impongo agli altri le mie
decisioni illudendomi che poi vada tutto bene! E faccio soffrire tutti quelli
che mi stanno intorno!" Si passò la mano sulla guancia per asciugarsi le lacrime
ma inutilmente: scendevano inarrestabili, una dopo l'altra.
"Oscar…"
Lei continuò "Guarda cosa ho fatto a te!! Tra noi stava nascendo qualcosa ma ho
lasciato tutto deliberatamente in sospeso per seguire Michael! Nonostante
sapessi che tu stavi soffrendo per questo non ho fatto nulla per chiarire la
situazione neppure una volta durante il mese in cui siamo stati lontani. E
quando ci siamo rivisti ti ho detto delle cose tremende!!!"
"Inoltre sono stata così stupida da non tenere conto del cambiamento del tempo,
cacciandomi così in una situazione orribile! E come ogni volta…"
abbozzò un sorriso " tu mi hai aiutato senza riserve…" fece una pausa.
"Ma stavolta" proseguì "ci ha rimesso la persona che amo di più al
mondo….Stamattina mia madre mi ha raccontato di te. Per qualche strano motivo
quando hai urlato il mio nome hai stabilito un contatto con me. Ho vissuto con
te la tua esperienza di stanotte: è stato tremendo!" chiuse gli occhi per un
breve momento.
"Come ho potuto farti tutto questo? A te: il mio Andrè…il mio unico e tenero
amore…" terminò asciugandosi le lacrime ancora una volta.
Andrè ne approfittò immediatamente.
"Cos'hai detto?"
Sul viso di Oscar comparve un piccolo sorriso.
"Mio unico e tenero amore…" disse poi.
"Oscar, ma …?"
"Si, Andrè: ti amo. Ti amo come non credevo possibile! Ora so di averti sempre
amato. Non volevo farti soffrire…Spero tu possa perdonarmi un giorno…" una
lacrima accompagnò quelle parole.
"Oscar" la chiamò dolcemente mettendole le mani sulle spalle.
"No, aspetta. Non ho ancora finito e molto probabilmente dopo quello che ti dirò
non vorrai più saperne di me, altro che abbracciarmi…"
"A me non interessa altro: la cosa più importante me l'hai già detta" le disse
guardandola teneramente.
Oscar lo guardò a sua volta scuotendo la testa piano.
"Credo di aver messo mio padre sulle tue tracce, cioè su Gibert Jeune. Quando mi
ha rivelato che era lui il compratore della villa, gli ho detto che forse viveva
a St.Malo o nei dintorni, fornendogli una pista su cui indagare. Ha dato il
compito a Girodel. Ci arriveranno come ci sono arrivata io. Ecco…ora lo sai. In
meno di cinque minuti ho distrutto tutto
quello che hai creato, i tuoi sogni e …anche i miei…" di nuovo le dita
sfiorarono il suo viso.
Andrè le circondò le spalle e l'abbracciò.
"Oscar…" allentò un po' la stretta e le sollevò il viso.
"Smetti di piangere ora…" le passò le dita sotto gli occhi. "Io sono parte di
te, tu sei parte di me. Il doppio filo che ci unisce non lo chiamerei 'strano
motivo'. Non ci ho rimesso niente. Darei la mia vita in cambio della tua se
fosse necessario. E sarò sempre al tuo fianco".
Oscar gli intrecciò le dita dietro il collo, obbedendo ad un impulso del suo
cuore.
"Questo significa che mi ami ancora?"
"Oscar…come potrei smettere di respirare?"
"E quindi adesso…"
"Adesso…baciami" la interruppe.
Ne seguì un bacio dolcissimo che lasciò entrambi senza respiro.
Si guardavano emozionati, felici, inebriati dall'intensità di quell'amore che li
univa.
"Mon amour" disse Oscar avvicinando il viso di Andrè al suo.
"Dimmelo ancora"
"Mon amour….Mon amour…"
Si baciarono di nuovo. Le loro labbra si cercavano in continuazione, mai sazie
le une delle altre. Cominciarono ad accarezzarsi. Oscar sentì le dita di Andrè
che le sbottonavano la camicetta. Pochi gesti e finì sul pavimento seguita,
pochi minuti dopo, dalla gonna.
La prese in braccio e la portò in camera sua.
Baciandola, la adagiò nel letto.
"Qui non c'è la piscina" le disse.
Oscar sorrise.
Si sdraiò accanto a lei e si spogliarono a vicenda. Andrè ricominciò a toccarla.
Le sue mani erano calde e delicate.
Le toccava i seni, poi li lasciava per baciarli e poi faceva scorrere le dita
lungo il suo corpo.
Il desiderio di entrambi aumentava ad ogni carezza, ad ogni tocco, ad ogni
sussurro.
Poi Andrè fu sopra di lei e diventarono una cosa sola.
La sensazione di dolore che Oscar aveva provato in quel momento si attenuò quasi
subito per lasciare il posto ad un'intensa emozione.
"Ti amo, ti amo" gli sussurrò.
"Ti amo, ti amo" le ripeté Andrè.
Raggiunsero il piacere insieme. Poi Andrè uscì da lei, l'abbracciò e la coccolò
un po', dandole piccoli baci sul viso.
"E' stato stupendo…"
"Si….Ti amo, Andrè"
"Ti amo tanto anch'io"
Andrè l'abbracciò più forte. Rimasero in silenzio per un po', poi si
addormentarono così, stretti l'uno all'altra.
Capitolo Sedicesimo
Quando si risvegliò, era
pomeriggio inoltrato. Sentì uno strano ticchettio. Fece girare lo sguardo nella
stanza e vide Andrè seduto davanti al pc: le sue dita correvano veloci sulla
tastiera. Si mise a sedere nel letto e si accorse di essere nuda. Subito il
pensiero andò a quanto era successo poco prima fra loro.
Sorrise e cercò qualcosa da mettersi addosso. Notò i suoi vestiti su una sedia
di fianco al letto. Si rivestì in fretta e si portò alle spalle di Andrè.
"Ehi…ciao" gli disse abbracciandolo.
Guardò davanti a sé: lo schermo trasmetteva dati e cifre.
"Ah…" disse mettendosi alla sua destra "Stai cercando di sistemare il disastro
che ho combinato…"terminò assumendo un'espressione triste.
Andrè la fece sedere sulle sue ginocchia. Le cinse la vita con le braccia e si
strinse a lei.
"Amore mio, non hai combinato nessun disastro, credimi" poi le chiese
"Tu come hai fatto a capire che Jeune ero io?"
"Mi sono ricordata che la villa l'avevamo vista insieme. Era solo un sospetto,
la conferma l'ho avuta venerdì, quando ho visto il pc…"
"…avevi un vantaggio su di loro…" disse André.
"Le hai ancora le azioni della JBF?" gli chiese
"No, le ho vendute circa dieci giorni fa. Ma questo tuo padre lo sa già o lo
scoprirà presto."
"Ti ho dato in pasto a Girodel…Papa dice che porta sempre a termine i suoi
compiti, in un modo o nell'altro…."le lacrime tornarono.
"Buon per lui. Ma non mi fa nessuna paura. Quell'uomo è all'ultimo posto nei
miei pensieri. Al primo ci sei tu. Dammi un bacio, ora"
Fu un bacio salato.
"Ehi…niente più lacrime, me l'hai promesso"
Oscar annuì.
"Ascolta…probabilmente ho trovato la soluzione ideale"
"Davvero?"
"Già. Ti chiedo solo di lasciarmi fare le cose a modo mio. Ti fidi di me?"
"Completamente. Dimmi cosa devo fare e lo farò. Per te farei qualunque cosa. Ti
amo."
"Anch'io…Per il momento non diremo niente a nessuno e ci comporteremo come
abbiamo sempre fatto. Il nostro amore rimarrà un segreto fra di noi. Nel
frattempo studierò bene come muovermi. Se tutto andrà come credo, potremo stare
insieme molto presto."
"Me lo prometti?"
"Si"
Si baciarono di nuovo. Poi Andrè la fece alzare e disse:
"E' meglio se torni nella tua camera adesso. Potrebbero venire a vedere come
stai. Ti accompagno io fino alla porta laterale. Sei pronta?"
Uscirono nel giardino. Andrè prese Oscar in braccio.
"Vorrei rimanere così per sempre" gli disse stringendosi di più a lui.
Davanti alla porta, Oscar si rimise le scarpe e infilò la chiave nella serratura
che scattò immediatamente. Entrarono insieme.
Oscar aveva già un piede sullo scalino, quando si girò verso di lui. "Andrè…"
Si ritrovarono l'uno nelle braccia dell'altro.
"Oscar…."
"Si…"
"Passerei la vita a stringerti così…."
Seguì un altro interminabile bacio, poi Oscar cominciò a salire e Andrè
rientrò nella dependance.
* * * * * * * * *
St.Malo, 22/06/02
Ciao Amore,
bentornata. La settimana senza di te mi è sembrata interminabile. Ho sentito
molto la tua mancanza.
Questa rosa proviene da quello che spero molto presto sarà il tuo giardino.
In questo momento sto parlando con tuo padre: gli sto consegnando le mie
dimissioni.
Non sai quanto mi è costata questa decisione: non potrò vederti durante il
week-end, non potrò stringerti, baciarti,amarti.
La nostra vita insieme è appena cominciata, ma sono costretto a separarmi da te.
E' l'unica soluzione possibile. Non posso lasciare le cose come stanno: non è
giusto per noi come non lo è per tuo padre. Non posso continuarea mentirgli e
poi, stando qui rischio davvero di rovinare ogni cosa se riuscissero ad arrivare
a Jeune. Per questo devo muovermi prima che possa accadere.Ma non temere, ho
trovato il modo di tenermi in contatto con te.
Vicino alla tua palestra c'è un Internet Point. Ho aperto una casella di
posta a tuo nome. Il tuo indirizzo e-mail è: Jetaime@yahoo.fr
Per accedere alla casella dovrai digitare una pass word: Zar.
Se vuoi scrivermi, puoi usare questo indirizzo: Nero@yahoo.fr
I ragazzi che lavorano lì ti aiuteranno, chiedi pure a loro.
Ti chiedo un favore: ti affido Nero. Al momento non posso occuparmene. Sai, alla
villa sto facendo costruire un edificio dove tenerlo, insieme a Zar, ovviamente.
Non voglio separarlo da Nero come non voglio separarlo da te. So che con te
starà bene. Già lo invidio: si prenderà i tuoi abbracci e i tuoi baci.
A presto,
JE T'AIME,
André
* * * * *Brano n.6: 'It Only Hurts When I'm Breathing'* * * *
Oscar aveva trovato la lettera la sera in cui erano tornati a St.Malo per il
week-end.
La felicità e l'emozione avevano lasciato il posto ad un senso di vuoto man mano
che le parole scorrevano sotto i suoi occhi. Senso di vuoto che non si attenuò
nonostante la tenerezza con cui
Andrè l'aveva abbracciata e baciata nei momenti in cui si erano trova ti da soli
e l'amore che li aveva nuovamente uniti nelle notti che ave- vano preceduto la
loro separazione.
Poi Oscar era tornata a Parigi e Andrè aveva lasciato la villa.
Da quel momento si erano sentiti solo via e-mail. Niente più lettere o rose sul
cuscino.
Le giornate ad Oscar sembravano lente ed interminabili; viveva solo per il
momento in cui si collegava ad Internet per leggere la posta o, di ritorno a
St.Malo, sellava Nero e usciva con lui per lunghissime passeggiate.
Aveva anche provato a cercare Andrè alla villa, ma l'aveva sempre trovata
chiusa.
Circa due settimane dopo la partenza di Andrè, Oscar aveva cominciato a sentire
che qualcosa non andava a livello fisico; niente a che vedere con lo stato di
semi-apatia che le aveva regalato la mancanza di Andrè.
Si sentiva infinitamente stanca. Ormai piantare a metà una coreografia, per
limitarsi a seguire i suoi allievi e correggerne la postura o passi, col
fiatone, era un fisso delle sue lezioni.
Una volta a casa, mangiava quasi di controvoglia e si rifugiava in camera sua,
dove poter piangere un po' e per cadere addormentata quasi subito dopo aver
toccato il cuscino.
Più dormiva, più faceva fatica a svegliarsi. Non riusciva proprio a tenere gli
occhi aperti.
Uno strano sapore metallico in bocca e un vago senso di nausea erano sempre lì
ad aspettarla ad ogni risveglio. Inoltre, aveva cominciato ad accusare fitte
intermittenti al basso ventre. Iniziò a preoccuparsi di tutti quei malesseri.
Quando poi, andare a cavallo le divenne impossibile - l'ultima volta era
rientrata neanche dopo un'ora con fitte molto dolorose - e i capillari le erano
divenuti talmente fragili da farle comparire lividi ed ecchimosi appena urtava,
anche leggermente, qualche ostacolo, telefonò a Julian Scott, il loro medico di
famiglia.
L'ombra che Oscar aveva visto nei suoi occhi, quando gli aveva descritto i
sintomi, l'aveva fatta spaventare ancora di più. Paura che si concretizzò quasi
del tutto, alla vista dell'interminabile serie di esami clinici che le aveva
prescritto.
"Ho un…un..ho un…" non riusciva a dire quella parola.
Julian si alzò dal suo posto e le prese le mani.
"Oscar, senza esiti non posso dirti nulla. Fai questi esami e cerca di stare il
più tranquilla possibile. Nel frattempo posso solo darti delle vitami ne e dei
ricostituenti e prescriverti un periodo di riposo." Poi l'aveva abbracciata per
incoraggiarla un po'.
Subito le era tornato in mente l'abbraccio caldo e protettivo di Andrè.
'Amore mio…è giusto che io ti tenga legato a me? Che futuro potremo avere
insieme? Sempre se per me ci sarà un futuro…' pensava, in piedi davanti alla
finestra della sua camera, a St.Malo. Stringeva la lettera di Andrè al petto.
Due colpetti alla porta. Subito nascose la lettera in un libro.
"Avanti". Sophie entrò, accompagnata da Michael.
Come stabilito era arrivato alla villa il giovedì. Avrebbe preso parte al
la festa che Sophie aveva organizzato per il compleanno di Armand per la serata
di sabato 20 luglio.
Anche Rosalie compariva nella lista degli invitati, ma sarebbe arrivata solo
l'indomani con Armand.
Il pensiero della festa e dell'imminente arrivo di Rosalie, unito alla presenza
di Michael, l'aveva fatta stare un po' meglio e per cinque minuti era riuscita a
non pensare ai suoi problemi.
'Ma si! Voglio seguire il consiglio di Julian e non pensare a niente…' si disse,
mentre con Michael si incamminava verso la spiaggia.
Lasciò che lui intrecciasse una mano alla sua. Dopo un po' Oscar notò
l'espressione preoccupata di Michael: continuava a guardarsi intorno.
Era contento di non avere Steve tra i piedi ma questo non gli impediva di
esserne anche turbato.
"Tranquillo Michael. Qui non passa mai nessuno. E' una strada privata. L'unico
assalto che puoi subire è il mio" gli disse sorridendo.
"Ah! In questo caso…" le lasciò la mano e corse via.
"Ma?! Dove vai?" gli gridò perdendolo di vista. "Così ti perderai!
Michael!!". Lo sentì ridere. "Che matto sei!" e si mise a ridere anche lei.
Cominciò a correre per raggiungerlo. Stranamente si sentiva bene, piena di
energie!
Con uno scatto si portò di fianco a lui. Gli prese una mano e gli disse
"Per di qua!"
Corsero ridendo fino alla spiaggia. Poi si lasciarono cadere sul bagnasciuga,
col fiato corto, felici di essere lì insieme.
Oscar si sdraiò sulla sabbia e chiuse gli occhi, aspirando avidamente il profumo
del mare. Era tutto così bello!
'Andrè…manchi solo tu'
"My sweet love…" sentì. Poi due labbra si posarono delicatamente sulle sue.
'Sei davvero qui con me' pensò rispondendo a quel bacio che le toglieva il
respiro.
Aprì gli occhi: il viso di Andrè si dissolse. Al suo posto il sorriso tenero e
malizioso di Michael.
Quando realizzò quello che aveva appena fatto, si alzò in piedi di scatto e gli
voltò le spalle, mettendosi una mano sulla bocca.
'Cosa ho fatto!! Cosa ho fatto!! Andrè…'
"Sorry, honey…Volevo farlo da quando ci siamo salutati stamattina. Non sono
riuscito a trattenermi: mi sei mancata così tanto!!!"
Oscar sospirò. 'Tanto ormai il danno è fatto!'
"Non parliamone più, Ok? Senti…rientriamo ora?" cambiò discorso.
"Ci stanno aspettando per il tè. La corsa mi ha messo appetito."
Ed era vero. Da quanto non si sentiva così bene? Da quanto non aveva più sentito
i morsi della fame?
'Allora forse dopotutto una speranza c'è…' pensò.
Lungo la strada del ritorno, parlarono di molte cose, inclusi i costumi che
avrebbero indossato per la festa, che quell'anno sarebbe stata in
maschera. "Sarà più divertente!" aveva detto Sophie.
Il costume che Oscar aveva scelto avrebbe sicuramente spiazzato tutti Ad ogni
passo Michael tentava di indovinare il costume di Oscar.
"Principessa Indiana!" aveva detto proprio mentre erano passati di fronte a dove
era nascosto colui che li aveva seguiti fin da quando erano usciti dalla villa.
Qualcuno i cui sogni erano crollati uno dopo l'altro, specialmente dopo averla
vista baciare Michael. Li guardava provando sentimenti contra stanti.
"Oscar!! Ti amo da una vita e lo sai…Perché mi fai questo?!?!
Tutti i progetti, tutto quello che ho fatto: buttato al vento!"
Tornò sui suoi passi. La sua mente lavorava.
"…Potrei, si potrei… Ma devo farlo adesso! Non posso più attendere oltre!" disse
a vece alta rientrando nella sua stanza.
Continua...
Di Marco Manuela (mail to:
crystalj@libero.it )