IL CUORE E LA LUNA
Capitolo Undicesimo
La limousine li aveva lasciati all'entrata dell'Opera Garnier. L'imponente
costruzione si stagliava illuminata nel cielo notturno. Già al loro ingresso,
incominciò un'interminabile successione di strette di mano, saluti e
presentazioni.
Tra un incontro e l'altro riuscirono a fare un giro veloce del teatro, prima di
entrare nella sala preceduti dalla maschera che li guidò ai loro posti. Armand
non poteva averne di migliori: in prima fila, centrali, vicino ai genitori di
Michael.
Dopo essersi fermati a parlare con loro, si sedettero ai loro posti; Oscar era
tra Rosalie e Andrè.
Qualche minuto di attesa e le luci si abbassarono; si alzò il sipario: una
orchestra di trentadue elementi era disposta lungo il palco. Le scenografie,
semplici ma eleganti, non avevano niente a che vedere con i mirabolanti e
traboccanti di luci scenari che avevano fatto da sfondo nei tour precedenti.
Anche l'entrata di Michael fu molto semplice. Il teatro tremò quando tutti si
alzarono in piedi per accoglierlo con una standing ovation che durò molti
minuti.
Poi le prime note di 'Wanna be starting somethin'' si diffusero e il concerto
ebbe inizio. Tutti cantavano e guardavano Michael increduli e rapiti. La sua
voce era limpida e chiara e gli strumenti dell'orchestra la valorizzavano in
maniera eccezionale. I brani si susseguivano uno all'altro, senza interruzioni
regalando crescenti emozioni a tutto il teatro.
Arrivò il momento di 'You are not alone'; Oscar si agitò sulla poltrona: era la
sua canzone preferita.
Michael eseguiva i passi del video. Mentre si spostava verso la sua destra,
guardava le persone sedute in platea. Salutò i suoi genitori e prose guì,
intenzionato ad arrivare fino all'estremità del palco. Ma ad un certo punto si
fermò: 'E' qui. E' lei. Ciao Occhi Blu' pensò mentre lo stacco musicale
terminava. Attaccò sulla strofa successiva, salutò Oscar con la mano e si fermò
a cantare davanti a lei fino al ritornello. Poi proseguì verso il fondo del
palco e, contrariamente a quanto stabilito, scese i tre gradini e si incamminò
verso il posto dove Oscar era seduta. I bodyguard sul palco, imprecarono a denti
stretti.
"Fa sempre come vuole!!"
Stavano per scendere ma Michael li guardò e non mossero un passo.
Ora era di fronte a Oscar, che lo guardava incredula. Le prese la mano e la fece
alzare, poi ritornò sul palco con lei; ora cantava guardandola.
A Oscar sembrava di sognare: Michael le stava cantando la sua canzone preferita.
Dopo l'acuto, successe quello che mai avrebbe immaginato: le si portò alle
spalle e le cinse la vita col braccio destro, mentre col sinistro reggeva il
microfono. Finì la canzone tenendola stretta così, poi ballò con lei mentre la
melodia terminava.
"Ciao Occhi Blu. Finalmente!! Ora che so chi sei, mi sarà più facile rivederti!"
le disse.
Oscar era impietrita dall'emozione: non sapeva cosa pensare né dire. Sentiva su
di sé mille sguardi che sembravano trapassarla; era molto imbarazzata. Le uscì
solo un timido "Ciao Michael".
Il brano terminò e l'orchestra attaccò con quello successivo. I body guard si
mossero per andare a prendere Oscar ma ancora una volta si fermarono al gesto di
Michael. Cominciò a cantare tenendola per mano poi, prima del ritornello, la
riaccompagnò personalmente al proprio posto. Oscar si sedette incredula,
incapace di qualsiasi pensiero o movimento. Rimase così fino al termine della
canzone, poi ricominciò a respirare e cantare come tutti facevano intorno a lei.
Le note finali di 'Butterflies chiusero il primo tempo e le luci in sala si
riaccesero.
Durante la pausa, Oscar parlò con Rosalie e Andrè di quello che aveva appena
vissuto sul palco; le si avvicinarono i suoi genitori, seguiti da quelli di
Michael e si fermarono a parlare tutti insieme finché le luci si spensero
annunciando l'inizio del secondo tempo.
Un secondo tempo ricco di intensità, che non mancò di regalare qualche lacrima
di commozione, soprattutto quando Michael eseguì 'Don't walk away'. Poi sulle
note finali di 'Will you be there', Michael salutò tutti e si ritirò dietro le
quinte.
Oscar non lo rivide più fino alla festa che seguì la prima. Si trovava lì già da
po' e fino a quel momento aveva conosciuto altri amici del padre, incontrato
molte celebrità e ballato con Andrè, attirando su di loro molti sguardi: di
quelli che avrebbero voluto essere stati al suo posto sul palco, di chi voleva
essere al suo posto ora tra le braccia di Andrè, di quelli che li ammiravano per
la loro bravura e di quelli che volevano tenerla stretta al posto di Andrè.
Quando lo vide, Oscar stava sorseggiando champagne tra i suoi due ami ci e
rideva e scherzava con loro. Gli presentò Andrè e Rosalie, rimasero a parlare
tutti insieme per un po' e poi accettando la sua richiesta diballare con lui,
sia accomiatò da loro.
Da quel momento né i suoi genitori né Andrè o Rosalie ebbero più contatti con
lei: rimase con Michael tutta la sera e quando fu il momento di rientrare, lui
si offrì di accompagnarla a casa.
Aveva ballato solo con lui e quando non ballavano li si poteva vedere o sul
terrazzo o seduti da qualche parte che parlavano fitto fitto.
Iniziò così un'amicizia che li coinvolse molto: Michael telefonava a Oscar quasi
ogni sera e spesso si trovavano nella sua suite per cenare, o dopo i suoi
concerti, o per finire la serata dopo le loro numerose uscite.
"E non è nemmeno più tornata a St.Malo, con la scusa di partecipare a tutto il
tour, del quale molte date fissate la domenica: lasciandoci qui da soli, vero
Zar?" disse Andrè al cavallo mentre lo riportava nel suo box.
La possibilità di riparlare di quanto era successo tra loro non si era più
ripresentata e ora cominciavano a circolare strane voci, alimentate anche dalla
stampa, su un probabile rapporto amoroso che legava Oscar a Michael.
"Quanto c'è di vero in tutto questo, Oscar?" chiese quando il suo viso comparve
sullo schermo del portatile: stava verificando l'andamento delle azioni della
JBF che era riuscito ad aggiudicarsi con lo stratagemma ideato da Alain. Fino a
quel momento erano andate benissimo.
"Ancora un paio di settimane, forse tre, e poi ci divideremo gli utili, caro
Alain" disse a voce alta.'E per quanto mi riguarda, la mia quota la darò
tutta all'agenzia per la seconda rata della casa oltre il bosco'pensò.
Quella sera arrivò la telefonata di Oscar che avvisava che Michael sarebbe stato
loro ospite il sabato seguente.
* * * * * * * * * *
"Allora…?" chiese Rosalie curiosa.
Erano sedute al loro solito tavolo al bar della palestra.
"Allora….lo vedrò domani sera: andiamo a cena al 'Jules Verne'" disse Oscar
sorridendo. Rosalie sgranò gli occhi.
"Il 'Jules Verne'? Quello al secondo livello della Tour Eiffel?"
"Si"
"Quello che devi prenotarlo tipo un anno con l'altro?"
"Si, proprio lui. Michael ha un tavolo perennemente prenotato. Quando viene a
Parigi, va spesso a cena lì."
"Wow!! Devi raccontarmi tutto poi, eh?"
"Contaci" le disse mentre uscivano dalla palestra. I suoi body-guard la
affiancarono: quello era stato uno dei tanti imprevisti che la sua amicizia con
Michael le aveva causato. Non poteva più uscire di casa senza trovarsi davanti
giornalisti o fans a caccia di notizie, così suo padre le aveva assegnato quei
due energumeni che più di una volta erano entrati in azione spintonando tutti.
Quando tornò a casa, trovò suo padre parecchio contrariato.
"Ciao, papa….che succede?"
"Succede che quel diavolo di un azionista è sempre in mezzo!!"
"Fammi indovinare: Gibert Jeune"
Non era la prima volta che vedeva suo padre contrariato a causa sua. Il suo nome
era stato pronunciato molto spesso nell'ultimo periodo. L'acquisto delle azioni
della JBF non era stata l'unica operazione finanziaria di Andrè.
Il prezzo della villa di St.Malo si era rivelato piuttosto alto ma aveva deciso
di acquistarla comunque dopo aver visto l'interno. Aveva utilizzato buona parte
dei suoi risparmi per l'anticipo versato in tutta fretta all'agenzia a causa di
un altro compratore che aveva comunicato la sua intenzione di acquistare la
villa senza nemmeno vederla.
Le banche gli avevano rifiutato i prestiti per la cifra rimanente così Andrè
prese accordi con l'agenzia di versare la differenza in due rate.
Aveva immediato bisogno di molti soldi: non poteva ancora vendere le azioni
della JBF e la data della scadenza del versamento della prima rata si stava
avvicinando, così investì quello che restava dei suoi risparmi usando il nome di
Gibert Jeune. Riuscì a saldare la prima rata ma la febbre del gioco si era
impadronita di Andrè e il nome di Gibert Jeune cominciò a circolare
nell'ambiente finanziario. Comprava e vendeva azioni e titoli ad una velocità
impressionante e gli utili ricavati raddoppiarono il suo patrimonio nel giro di
un mese. Molti azionisti avevano preso a regolare il loro acquisto in base
all'operato di Andrè, ma non avevano la sua accortezza e quando Andrè aveva
rivenduto il titolo godendone il ricavato, gli altri si erano ritrovati a
venderlo quando ormai era in ribasso, anche se solo di pochi punti, subendo, in
alcuni casi, forti perdite. Poi iniziarono a temerlo: nel corso di un'operazione
finanziaria, era riuscito ad aggiudicarsi la quota di maggioranza di una nota
società. Quando la rimise in vendita, la quota fu acquistata da diversi
azionisti frazionandosi così in piccole quote; il risultato fu che la società,
senza il controllo esercitato dal socio di maggioranza, si era trovata quasi
sull'orlo del fallimento.
Il fatto che il suo nome figurasse ancora nell'elenco dei proprietari delle
quote della JBF, messe in vendita a suo tempo, aveva quasi tolto il sonno ad
Armand.
"Quell'azionista ne sa una più del diavolo!!" diceva Armand e ancora "Ha un vero
talento nel fiutare l'affare migliore e sa sempre qual è il momento di vendere o
acquistare azioni!"
In seguito, si era scatenata una vera e propria caccia all'uomo: tutti speravano
di trovarlo per aggiudicarsi la sua collaborazione, ma la sua identità rimaneva
un autentico mistero per tutti.
"Cos'ha fatto stavolta?"
"Ha acquistato la casa oltre il bosco, a St.Malo"
"Quella che assomiglia allo Chateaux Palmer, con quel giardino di rose sul
retro?"
"Già, proprio quella….Avrei tanto voluto comprarla per te. Pensa che dovevo
versare l'anticipo ma Jeune è arrivato prima di me."
"Oh!" con rammarico Oscar pensò al giardino.
"Dai, non prendertela" si rivolse al padre "Guardala in questo modo: ha
acquistato quella villa, probabilmente vive a St.Malo o nei dintorni oppure ci
passa le vacanze….Da questo puoi saperne di più sul suo conto, no?"
"Giusto!" le parole di sua figlia gli avevano restituito la carica"Brava,
Oscar!! Vado nel mio studio, devo vedere come muovermi"
'Io, invece, ho altro a cui pensare: devo scegliere un vestito adatto per domani
sera' si disse chiudendosi la porta della camera alle spalle. Buttò sul letto
quasi tutto il contenuto del suo armadio e cominciò la sua ricerca. Intanto le
riecheggiava in testa il colloquio avuto col padre.
Ha comprato la villa di St.Malo…
Forse vive lì o nei dintorni o ci passa le vacanze. Puoi saperne di più, no?
Istintivamente, guardò la foto sul comodino: era stata scattata l'estate prima.
Lei era in piedi sul bagnasciuga, alle sue spalle Andrè la stava abbracciando.
Ripensò al momento in cui si erano messi in posa: come le era piaciuto
quell'abbraccio! Subito aveva messo le mani su quelle di Andrè per accentuare il
contatto con lui. Posò l'abito nero e riprese quello blu; mentre se lo provava
ripensava a Gibert Jeune.
'La villa di St.Malo: Gibert Jeune, come hai fatto a sapere che era in vendita?'
Fece parecchie volte un giro su sé stessa per vedere come stava con quell'abito.
Era di seta blu, corpino ricamato con paillettes, spalline sottili e una
profonda scollatura che le lasciava scoperta quasi tutta la schiena. Su tutta la
lunghezza della gonna, erano distribuiti cristalli e paillettes e un motivo ad
arabesco era disegnato sul piccolo strascico; una stola di raso con chiusura
gioiello le avrebbe tenuto le spalle coperte.
'Si, ci siamo. Questo va bene'. Ma il suo pensiero era altrove.
"La villa di St.Malo….L'ho vista con Rosalie e con te, Andrè"disse a voce alta
guardando ancora la foto.
Qualcosa prese forma nella sua mente 'Già con te, Andrè…Possibile che..
possibile che Gibert Jeune sia tu?' Scosse la testa. 'Ma no! Cosa vado a
pensare…Cosa vuoi che ne sappia Andrè di azioni e di Borsa?!?!'
Ma il sospetto si era insinuato nella sua mente: Oscar non sapeva che di lì a
poco quel sospetto si sarebbe rivelato fondato.
Capitolo Dodicesimo
La limousine, dopo essersi lasciata Pont D'Iena
alle spalle, svoltò in Quay Branly e da lì in Avenue de Suffren per poi fermarsi
all'altezza di Avenue Octave Gerard. La circolazione delle auto nei Champs de
Mars è vietata così Oscar e Michael, scortati da quattro body guards, si
incamminarono verso l'ascensore riservato agli ospiti del 'Jules Verne',
passando attraverso i giardini della Tour Eiffel. Michael stava osservando Oscar
che, per evitare di sporcarsi, aveva raccolto la lunga gonna sul braccio destro
e camminava sulle punte pernon rovinare le scarpe di seta blu. Inoltre
continuava a cambiare direzione per evitare pozzanghere e tratti melmosi,
costringendo i body guard a seguirla nel suo tortuoso percorso. Uno di loro
stava meditando di prenderla in braccio, ma non lo fece: avrebbe attirato su di
loro troppi sguardi.
"Honey, mi spiace farti passare di qui…"le disse guardandola.
La sua espressione lo sorprese: Oscar non riusciva a trattenere un sorriso
divertito a causa del travestimento che Michael aveva indossato una volta sceso
dalla limousine. Il contrasto tra lo smoking e gli occhiali a specchio che gli
coprivano buona parte del viso, il cappellino da baseball che nascondeva i suoi
capelli e la consueta mascherina rossa era davvero troppo marcato.
In ascensore, Michael si liberò del suo 'travestimento' sotto gli occhi sorpresi
dell'addetto all'ascensore che non riusciva a credere di trovarsi di fronte le
Roi de la Pop in persona. Una volta entrati nel ristorante, il cameriere li
guidò verso il tavolo di Michael situato nella sala ovest. La vista su Parigi di
notte toglieva il respiro. Ad Oscar sembrava di vivere un sogno: si trovava in
uno dei migliori ristoranti di Parigi, in compagnia di una persona speciale.
La cena era a base di pesce: ostriche, coquilles St.Jacques, insalata di mare,
branzini e gamberoni alla griglia; il tutto accompagnato dall'ottimo champagne
di annata. Terminata la cena, uscirono sulla terrazza per ammirare il panorama.
Oscar indicava i vari monumenti a Michael descrivendoglieli a modo suo.
"Wow! Questo sui miei libri non c'è! La prossima volta che vado in giro per
Parigi ti telefono, così mi fai da cicerone."
"Ok. Nel frattempo ti mostrerò St.Malo sabato. Sono contenta che tu abbia
accettato il mio invito…St.Malo non è certo Parigi, è solo un paesino di mare,
ma è molto carino e si possono fare molte gite. Da visitare ci sono la Tour
Solidor, le Chateau o ancora le Fort National…"
"Oh Blue Eyes…il tuo accento…è così adorabile…" le disse interrompendola; le
accarezzò il viso.
Oscar gli sorrise "…merci…Verrai per pranzo?"
"No, honey, non mi è possibile. Verrò dopo."
"Ti fermi a cena allora, vero?"
"Vedremo…."
Oscar si girò a guardare verso l'Arc de Triomphe. Dopo aver nominato St.Malo, le
era tornato in mente Andrè. E i suoi baci, le sue braccia che tante volte
l'avevano tenuta stretta, le sue carezze, l'amore sfiorato in piscina…
"Oh!" un brivido la percorse.
Non aveva sentito Michael avvicinarsi; lui le aveva dato un bacio sulla schiena.
"Stai tremando. Honey, hai freddo?" le chiese mentre la faceva voltare verso di
sé. Quel bacio l'aveva turbata molto.
"Tieni" le disse mentre le metteva la sua giacca sulle spalle.
"Merci, Michael…"
"Oscar, senti…Ho qui un pensierino per te…"
Le prese la mano e nel palmo posò una scatolina. Oscar la aprì: sul suo supporto
un anello d'argento con al centro uno zaffiro.
Lo guardò con gli occhi sgranati per la sorpresa.
"Michael…è…è stupendo. Ma non posso accettarlo, davvero…E' troppo e..."
"No, ti prego"la interruppe" Quando l'ho visto mi ha ricordato i tuoi occhi e ho
pensato di regalartelo. Accettalo, per favore, come segno della mia amicizia".
'Quando mi guardi così, come faccio a dirti di no?"pensava Oscar mentre i suoi
profondi occhi neri accompagnavano le sue parole.
"Va bene, lo accetto…Merci beaucoup" disse infine.
Michael tolse l'anello dal suo supporto e glielo infilò all'anulare destro.
"Occhi blu, guarda! Senza saperlo ho scelto bene: fa pendant col tuo vestito!"
le disse divertito.
"Già" rispose Oscar sorridendo. Poi lo abbracciò. Rimasero stretti così per
lungo tempo. Fu Oscar a parlare per prima.
"Michael, è stata una serata splendida. Ma si è fatto piuttosto tardi e devo
alzarmi molto presto domani mattina…"
"Già, anch'io ho diversi impegni. Meglio rientrare."
In ascensore nessuno dei due parlò. Oscar ripensava al bacio che Michael le
aveva dato e all'anello che brillava al suo dito. Michael, invece, all'emozione
che aveva provato nello stringerla a sé.
Una volta ripartita la limousine, Michael tirò Oscar delicatamente verso di sé,
la fece appoggiare alla sua spalla mentre la circondava col braccio. L'emozione
le serrò lo stomaco e le tolse il respiro. Michael la tenne stretta per tutto il
tragitto, in silenzio.
La limousine si fermò all'incrocio tra Rue Fresnel e Avenue de Mun. Michael le
prese il viso con le dita e rimase a guardarla per un po'. Quello che ne seguì
fu un bacio tenerissimo.
"Good night, honey. Ti telefono"
"Good night, Michael. A presto" disse scendendo dalla limousine.
A letto, Oscar ripensò ad ogni singolo momento di quella sera. Poi il sonno la
prese e per un istante ancora le sembrò di essere sulla limousine, tra le
braccia di Michael.
* * * * * * * * * *
Durante il volo per St.Malo, Oscar dormì o almeno così credeva suo padre. In
realtà dietro la calma apparente, Oscar celava una grande agitazione dovuta al
fatto che tra poco avrebbe rivisto Andrè e probabilmente avrebbero parlato.
E di fatti così avvenne, ma la loro conversazione prese una piega che nessuno
dei due si aspettava.
Dopo cena, Oscar si recò nel box di Zar. Sperava che il contatto col cavallo
avrebbe attenuato un po' quel senso di agitazione che l'accompagnava da quando
aveva lasciato Parigi. Pensierosa gli accarezzava la criniera "Oh Zar….Cosa devo
fare, dimmelo tu…"
Il cavallo cominciò a battere lo zoccolo sul pavimento e a tratti muoveva
vistosamente la testa.
"Va bene, mi hai convinta: usciamo."
Mentre chiudeva il cancelletto del box sentì una voce alle sue spalle: "Dove vai
senza di me?"
"Andrè!" Il viso di Oscar si illuminò in un sorriso. Gli corse incontro. Andrè
la strinse in uno di quei teneri ed avvolgenti abbracci che Oscar tanto amava.
"Quanto mi sei mancato…"
"Anche tu"
La prese in braccio e la fece sedere sulla sella. Si sedette dietro di lei.
Oscar appoggiò la testa alla sua spalla e gli mise le braccia intorno alla vita.
Cavalcarono fino alla spiaggia. Non si sentiva altro che il rumore delle onde.
La luna splendeva alta nel cielo e diffondeva ovunque la sua diffusa luce
azzurrina. Nell'acqua luccicava una lunga scia luminosa. Rimasero l'uno nelle
braccia dell'altro in silenzio per parecchio tempo, ammirando quello splendido
scenario. Si levò dal mare una frizzante brezza. Oscar si strinse di più ad
Andrè nel tentativo di riscaldarsi.
"Hai freddo?"
"Si, un po'…" Andrè riprese in mano le briglie.
"Si è rinfrescato parecchio. Rientriamo, ti preparo qualcosa di caldo"
"Merci…"
Entrarono nella camera di Andrè tenendo le tazze di tè tra le mani. A tratti si
guardavano senza sapere cosa dirsi.
"Ehm…Oscar…?"
"Si?"
"Dimmi…cosa c'è tra te e Michael?"
"Non dirmi che credi a quello che scrivono i giornali!! Non c'è assolutamente
niente. Davvero!!"
Andrè appoggiò la sua tazza sul comodino. Osservava Oscar passeggia re per la
stanza. In un momento le fu accanto. Le tolse la tazza dalle mani poggiandola
sulla scrivania. Poi le prese il viso tra le mani.
"Amore mio…" le sussurrò prima di baciarla.
Una struggente felicità invase il cuore di Oscar. 'E' una sensazione bellissima.
Sto così bene quando sono con te, Andrè' pensava mentre erano stretti in un
tenero abbraccio. Poi successe l'imprevedibile.
Oscar si trovava con lo sguardo verso la libreria. Nel mobile era stato ricavato
un ponte, all'interno del quale Andrè aveva sistemato la scrivania. Quando Oscar
riaprì gli occhi percepì uno strano movimento: dei fogli stavano cadendo a causa
di qualcosa che si stava aprendo. Lo schermo del pc si era sollevato e dopo
qualche istante si illuminò.
Oscar voltò la testa verso quella luce, incuriosita. Si vide sullo schermo. Il
suo viso faceva da sfondo ad una frase intermittente: 'Monsieur Jeune, You 've
got mail'.
Si staccò subito da Andrè e si portò davanti al pc.
"Cosa c'è, Oscar?" le chiese voltandosi verso di lei. "Oh, no! NO!" Girò il viso
da parte e chiuse gli occhi colto in fallo. 'E adesso?' pensò.
"Allora?? Mi spieghi cos'è tutto questo, Andrè? O meglio: Gibert Jeune"
gli chiese con voce alterata "Perché Gibert Jeune sei tu, vero?"
Andrè annuì in silenzio.
"Lo sapevo!! Da quanto dura questa storia? Da molto immagino: non si diventa il
miglior azionista sulla piazza in un giorno! Tutti impegnati a cercare di capire
chi fosse o dove vivesse e invece lo avevamo qui a potare il giardino o a
sellare i cavalli!! Ci hai presi tutti in giro! Ti sei divertito??" era fremente
di rabbia. Cominciò a giocherellare nervosamente con l'anello di zaffiri
facendolo girare sul dito.
"Oscar, non è come pensi…"
"E allora com'è? Spiegamelo!"
"…non volevo prendere in giro nessuno di voi, lo giuro. Giocare in borsa mi è
sembrato il mezzo più veloce ed efficace per poterti sposare e farti vivere la
vita a cui sei abituata."
"E la villa qui dietro?"
"Volevo che fosse il mio regalo di matrimonio per te. Sai per via di quel
giardino di rose…."
A quelle parole, Oscar si portò una mano alla bocca e guardò altrove abbassando
il viso.
"Ho anche acquistato un appartamento a Parigi, così da viverci durante la
settimana, come fai ora"
Lo guardò dritto in viso.
"Ma che bravo! Hai pianificato tutta la mia vita senza chiedermi niente!"
continuava a far girare l'anello. Andrè le si avvicinò.
"Senti…io l'ho fatto per noi…"
"Non toccarmi!!" gli urlò allontanandosi da lui. "Con che coraggio parli di
matrimonio? Su cosa lo basi? Sulla menzogna? Sulle cose tenute nascoste? Non c'è
nessun noi, è chiaro?" sottolineò quelle parole con un gesto della mano destra.
Andrè vide l'anello in quel momento. Le afferrò il polso.
"Ahi! Mi stai facendo male! Lasciami!"
"SOLO AMICI ?!?" la guardò contrariato "Da quanto dura?"
"Ma?! Ti ho detto la verità: non c'è niente davvero!"
"Chi prende in giro chi, adesso?" le lasciò la mano con rabbia.
"Ma Andrè…"
"Esci immediatamente da questa stanza!!"
"Cosa ??"
"Te lo ripeto ancora una volta: esci immediatamente da questa stanza!"
Si girò di spalle. Dopo qualche minuto udì la porta d'ingresso chiudersi. Si era
già pentito delle sue parole. Strinse i pugni nel tentativo di reprimere
l'impulso di correrle dietro per chiederle scusa e di dimenticare ogni cosa e
per abbracciarla e baciarla di nuovo. Si mise a sedere nel letto.
"Stupida…Stupida amore mio…Cosa ti serve ancora?"
Continua...
Di Marco Manuela (mail to:
crystalj@libero.it )