CONTRO IL DESTINO
Parte Quinta
"Guardate quella donna…è bellissima" - "Chi sarà mai?" - "Sembra una dea…" - "Che splendida figura, che grazia" - "Dicono che sia una duchessa venuta da un paese straniero…ma nessuno conosce il suo nome" - "Guardate, anche il conte di Fersen ne è rapito" - Lo vide…era lì che la guardava estasiato, ma fece finta di non essersene accorta passando oltre.
"Madamigella, posso avere l'onore di questo ballo?" - lei annuì. Fersen le appoggiò una mano sulla schiena e nell'altra strinse la mano fredda e tremante di Oscar. Lei ebbe un sussulto al suo contatto e arrossì in viso. L' orchestra cominciò a suonare un minuetto. Si ripetè mentalmente di stare calma, di mostrarsi serena…ma le sua gambe le tremavano terribilmente; chissà per quanto l'avrebbero retta. Era così che si sentiva allora la sua regina quando stringeva a sé il suo amore…era quella cascata di emozioni che non hanno nome che avvertiva tra le sue forti braccia. Non sentiva più il pavimento sotto i piedi…non sapeva come stava continuando a danzare…le sembrava di volare.
"Sapete, conosco una persona che vi somiglia moltissimo…è bella come siete voi, bionda come lo siete voi…, è generosa, colta, decisa, darebbe la vita per i suoi ideali…di solito nasconde il suo corpo dentro un'uniforme e fa di tutto perché gli uomini non si interessino a lei. Questa ragazza di cui vi parlo è il mio miglior amico"
"È impossibile!... Non posso crederlo!...Ma voi siete…"
Oscar non gli diede il tempo di
dire altro…di dire il suo nome. Fuggì via in preda alla disperazione, in preda
alla paura di essersi completamente persa, di essersi fatta prendere in giro in
questo modo da un sentimento che le doveva rimanere estraneo. Suo padre le aveva
dato la possibilità di sfuggire a tutto ciò ma lei come un'ingenua si era
lasciata trascinare, si era fatta prendere dall'amore. Fersen, intanto, dopo un
attimo di sbalordimento, le corse dietro e riuscì a raggiungerla prima che
potesse uscire dal cancello della reggia; Oscar non riuscì a correre più veloce
con quelle scarpe, così il conte l'afferrò per un braccio e le si piantò
davanti. Al buio dell'esterno non riusciva a vederla bene in viso ma sotto la
luce della luna, potè distinguere le lacrime che le solcavano il viso come due
fiumi d'argento. "Oscar guardatemi! Guardatemi negli occhi!" - lei cercava di
divincolarsi dalla sua presa, ma non poteva sfuggirgli: lui era un uomo ed era
più forte di lei… - "E' inutile cercare di scappare Oscar, lo sapete…" -
affrontare la verità le faceva troppo male, ma soprattutto le faceva paura. "
Ditemi perché siete venuta qui stasera…ditemelo Oscar" - "Non sono chi dite che
io sia" - cercò di mentire spudoratamente - "Smettetela adesso! Rispondetemi!" -
"Cosa volete da me?! Volete umiliarmi?! E' questo che volete?" - i suoi occhi
colpirono di dolore quelli di Fersen - "No Oscar, mai! Ma voglio sapere cosa
provate per me" - "…avrei dovuto perdervi 7 anni fa ma non sono riuscita a
dimenticarvi!" - "Se avessi saputo che donna siete quando vi ho conosciuto
forse…" - "Basta! Non aggiungete altro ve ne prego…. Giuro che pur di riuscire a
smettere di amarvi imparerò ad odiarvi, Fersen" - detto questo con uno strattone
si liberò dalla presa delle mani del conte che le avevano stretto con forza i
polsi. Raggiunse la carrozza e si fece portare a casa. Si massaggiava i polsi
doloranti e pensò che non aveva mai sentito una tale stretta da parte di un
uomo: quando da ragazzi lei e André si rincorrevano, il suo amico tante volte
l'aveva afferrata per prenderla, ma la sua mano non le aveva mai fatto male…era
sempre stata delicata e gentile.
Durante il ritorno a casa riuscì a calmarsi un po' perché aveva ben chiaro come
doveva comportarsi da quel momento: l'unica cosa da fare era lasciare la Guardia
Reale e vivere come un vero uomo, a costo di essere un semplice soldato. Il suo
unico compagno doveva essere il fucile e il suo unico scopo doveva essere
combattere il nemico. Niente di più. Per fare ciò doveva imparare a non
appoggiarsi a nessuno, quindi avrebbe comunicato ad André la sua decisione, che
stavolta doveva essere definitiva oppure avrebbe significato la sua pazzia: non
avrebbe più dovuto occuparsi di lei da quel momento. André…era riuscito a
catturare il Cavaliere Nero? Era al sicuro a casa adesso? Pensando alla missione
affidata all'amico non potè fare a meno di provare una sensazione di disagio, di
preoccupazione…era come se sentisse che qualcosa non era andato nel verso
giusto.
****
Quando Oscar scese dalla carrozza era notte fonda; mentre si incamminava verso
l'ingresso di palazzo Jarjayes notò una flebile luce provenire dalla finestra
della stanza di André…quella luce splendeva sinistra e non la faceva sentire
affatto tranquilla. Quando entrò sentì un debole pianto provenire dal corridoio
al piano superiore; quel brutto presentimento che aveva avvertito durante il
ritorno l'assalì di nuovo. Salì le scale più veloce che potè e intanto quel
pianto era più distinto: era Marie. In cima alle scale si voltò verso il
corridoio a destra e la scorse accasciata accanto alla porta della stanza del
nipote. Corse verso di lei con le tempie e il cuore che le pulsavano forti; si
abbassò e le tolse le mani dal viso inondato di lacrime: "Marie! Che cosa è
successo? Perché stai piangendo?!" - non sapeva cosa fosse accaduto ma in realtà
credeva di saperlo bene. "Andrè! Il mio bambino adorato!" - riuscì a pronunciare
la governante tra i singhiozzi. Ad Oscar si spezzò il fiato: "Che cosa…che cosa
è successo ad Andrè?!" In quell'istante la porta si aprì e ne uscì i dottor De
la Roche, che rimase confuso nel vederla. "Dottore che cosa ci fate qui?!" -
"Madamigella Oscar…" - "Parlate vi prego!" - "Vedete, André è stato ferito
gravemente ed io non posso fare di più di ciò che ho già fatto…ha perduto molto
sangue, deve solo risvegliarsi per essere salvo, ma non sono sicuro che ce la
possa fare" - "Che state dicendo?!" - ebbe la sensazione di morire all'istante e
per un riflesso incondizionato corse da André quasi travolgendo il dottore.
Fine Parte
Quinta
Linda V. (mail to: lea869@hotmail.com )