CONTRO IL DESTINO

Parte Terza

 

Un'ora più tardi Oscar e Andrè si recarono al "loro lago" con tutto il necessario per esercitarsi a sparare. Lo chiamavano il "nostro lago" perché era un po' il luogo simbolo della loro infanzia e adolescenza, di una vita vissuta sempre uno accanto all'altro. Andavano lì per tirare di spada, per esercitarsi con le armi da fuoco o semplicemente per rilassarsi stesi sull'erba. Era il luogo dove Oscar prese la decisione che influì più di ogni altra sulla sua esistenza e durante il tragitto ricordò le parole che le disse Andrè: "Fermati Oscar! Non è ancora troppo tardi! Fermati e diventa una donna Oscar!" Le scacciò subito: dietro la sua maschera da uomo si sentiva più forte, anzi imbattibile; era al sicuro dall'amore e dalla sofferenza lancinante che può far provare. In lei però c'era sempre una voce che faceva eco nella sua coscienza: i suoi alibi erano in pericolo a contatto con i suoi reali sentimenti come la paglia vicino al fuoco e in un attimo tutto poteva bruciare, andare distrutto e perso per sempre…senza neanche avere il tempo di accorgersene per correre ai ripari. Quando l'amore si insinua nell'anima e nel cuore è come una serpe traditrice: per il suo veleno non c'è antidoto; come un'edera velenosa: penetra e distrugge dall'interno le difese. E lei poteva solo stare a guardare la sua fortezza mentre bruciava.
Per tutto il cammino non si dissero una parola. Arrivati, André cominciò a posizionare alcune bottiglie su dei rami, poi caricò i fucili. Oscar si sentiva quasi padrona di se stessa quando sparava a quelle che immaginava essere le sue paure e incertezze…era una sensazione così piacevole anche se ingannevole del resto. Terminate le bottiglie: "Oscar non credi di aver colpito abbastanza bottiglie per oggi?" - lei gli consegnò le pistole che lui ripose - "Vado a prendere i cavalli André" - "Oscar vuoi dare un morso a questa mela?" - "Si certo"
André gliela lanciò. Oscar alzò le mani per prenderla al volo. Qualcuno sparò e la mela andò in mille pezzi. "Chi siete? Perché avete sparato?" chiese André. Oscar cercò di capire chi fosse ma la figura era solo una sagoma perché si stagliava contro la luce solare. "Mi dispiace aver fatto a pezzi quella mela ma volevo dimostrarvi che anch'io me la cavo con le armi da fuoco. Vi trovo benissimo madamigella Oscar e trovo bene anche te André. Non mi avete riconosciuto? Sono Hans Axel di Fersen e sono appena tornato dall' America"

André rimase senza parole e istintivamente posò lo sguardo su Oscar per vedere la sua reazione: la donna dapprima rimase pietrificata forse perché dalla felicità non riusciva a capire come reagire al ritorno di colui che puntualmente le fece battere forte il cuore ancora una volta. E se il suo cuore ricominciò a battere fu la sua ragione a fermarsi: prese a volare letteralmente verso di lui e le sole parole che era capace di pronunciare furono: "Fersen! Siete tornato! Fersen siete qui! Fersen! Fersen!"

André, per la prima volta dopo secoli, rivide la vita sul volto di Oscar. Se lei era al settimo cielo lui avrebbe voluto sprofondare in quel momento, scomparire…e lei certo non se ne sarebbe accorta adesso. André, colui che avrebbe anche smesso di respirare per lei, si sentiva completamente inutile e beffeggiato dal destino. Se anche Oscar avesse deciso di cambiare vita da quel momento non l'avrebbe fatto certamente per lui: "Fersen…chi siete? Chi siete per portarmi via la mia unica ragione di vita? Chi siete, ditemi, per aver fatto innamorare Oscar?...Eppure sono io che ti ho consacrato la mia esistenza Oscar. Questo non conta niente per te? Sono stato io a rimanerti accanto nonostante tutto, io ti ho vista crescere. Lui tutto questo non l'ha fatto e non lo farebbe mai con lo stesso amore che ci ho messo io…come ha fatto a rubarti comunque il cuore? Fersen, lei è mia, è la mia Oscar, non può appartenere a voi…non può…Come osate tornare e prendervela sotto i miei occhi come se io fossi invisibile? Voi non potete sapere e non sarete mai capace di amarla come la amo io…non potreste mai immaginare quanto vi odio perché siete inconsapevolmente il ladro e il signore del suo cuore…non potreste neanche immaginare quanto io debba ringraziarvi per averle fatto capire che è una donna e nient'altro"

Intanto continuava a guardare l'incredibile e desolante "spettacolo" della sua Oscar che correva incontro all'uomo che aveva sempre amato, che gli stringeva calorosamente la mano, che traboccante di gioia lo accompagnava a palazzo, che non gli toglieva per un attimo gli occhi di dosso. Arrivati in casa si sistemarono nel salone: "Prego Fersen, accomodatevi pure. André per favore vai a prendere una bottiglia di vino per festeggiare il ritorno del conte" - "Si vado subito Oscar". I due si sedettero l'uno di fronte all'altro; Oscar aveva cose tante cose da dirgli, innanzitutto quanto era felice che fosse ritornato sano e salvo, ma non riuscì a tirare fuori una frase precisa nel caos di felicità che c'era nella sua testa. Fu Fersen a prendere la parola: "Oscar è davvero un piacere rivedervi dopo tutti questi anni e trovarvi così bene. Ora mi sento a casa, è una sensazione meravigliosa" - "Oh il piacere è mio credetemi. Vi invito subito a restare a cena da noi Fersen, anzi voglio proprio sperare che resterete qui fin quando vorrete" - "Vi ringrazio di cuore madamigella Oscar" - intanto André arrivò con una bottiglia di vino su di un vassoio con tre bicchieri e poggiò il tutto sul tavolino tra il conte e Oscar, poi versò il liquido - " André cosa mi racconti?" - "Io non ho niente di speciale da raccontarvi…piuttosto credo che voi ne abbiate di cose di cui parlare" - "Ti riferisci alla Rivoluzione Americana?" - "Già" - "Pensando alla guerra nella quale ho combattuto mi vengono in mente solo cose tristi: morte, desolazione, distruzione. Ci si batteva per la libertà, per la giustizia, e abbiamo vinto…ma ho visto tanto di quel dolore…" - "Immagino quanto debba essere stato atroce…" - "Si davvero Oscar…" - "Ma l'importante è che ora siete qui sano e salvo" - "Vi ringrazio tanto…sono così felice di trovarmi qui con voi, amici…ma ditemi, com'è la situazione qui in Francia?" - disse facendo roteare il vino nel bicchiere - "Non è delle migliori, conte. La famiglia reale diventa ogni giorno che passa sempre più invisa al popolo, ed anche i nobili ora cominciano ad isolare i sovrani, in particolare la regina Maria Antonietta" - "Dici davvero André?" - "Si è la verità. Iniziano a verificarsi episodi molto gravi di violenza: assalti alle carrozze dei nobili, sparatorie verso i palazzi…la Francia sta diventando un posto davvero pericoloso, in special modo per gli aristocratici" - "Tutto questo è incredibile…quando sono partito la regina era amata e rispettata ovunque…come può essere possibile adesso tutto quest'odio, Oscar?" - "Purtroppo il popolo pensa che la regina non abbia fatto tutto ciò che poteva per la Francia…certo, qualche mancanza c'è stata da parte sua, ma non me la sento di condannarla: se ha fatto ciò che ha fatto nella sua vita un motivo deve esserci stato" - disse tristemente e poi bevve l'ultimo sorso di vino.
Il mattino seguente Oscar scorse dalla finestra il conte e scesa da lui in giardino: "Buongiorno, avete riposato bene stanotte?" - "Certamente, ho dormito come un ghiro. Vi ringrazio ancora per la vostra squisita ospitalità Oscar" - "No, non mi ringraziate…per me ospitarvi è solo un piacere…" - disse con un sorriso e guardando il suo viso illuminato dal sole e dalla gioia: "Oscar…una volta vi chiesi se vi sentivate realizzata nella vostra condizione, se eravate realmente felice così e voi mi avete risposto che non vi mancava niente, che eravate soddisfatta…potete anche non rispondermi, ma sentite che è davvero ciò che volete? Restare sola per tutta la vita…senza una persona che vi voglia bene…" - il sorriso andò via sul viso di Oscar per lasciare il posto ad un'espressione sorpresa e triste allo stesso tempo - "Mi dispiace di essere stato indiscreto Oscar, perdonatemi vi prego…io…" - "No non vi preoccupate Fersen…vi risponderò: ho ricevuto fin dalla nascita un'educazione prettamente maschile e quando diventai Comandante delle Guardie Reali mi bastò sapere qual era il mio compito…poi, col passare del tempo, non ho potuto evitare di provare dei sentimenti che hanno sconvolto le mie convinzioni…Comunque grazie alla mia educazione posso svolgere mansioni che non sono alla portata delle altre donne." - " Oscar vorrei che voi sapeste che potete parlare con me molto liberamente, perché vi considero il mio migliore amico. Ma non voglio farvi altre domande imbarazzanti e vi ringrazio per aver soddisfatto la capricciosa curiosità di quest' impiccione". Oscar non seppe cosa pensare: il conte si era interessato alla sua vita, al suo futuro, ma le aveva anche detto che la considerava come il suo migliore amico; intanto rispose con un accenno di sorriso: "Conte di Fersen vogliamo rientrare per la colazione?". André stava già prendendo le tazze per il caffè dalla credenza; li guardò arrivare insieme: "Che bella coppia…starebbero molto bene insieme" - pensò ironico - "La colazione è quasi pronta, sedetevi pure" - "Che profumo delizioso!" disse Fersen annusando l'aria - "Sono le brioches di mia nonna…spero vi piacciano, conte di Fersen" - "Saranno sicuramente buonissime a giudicare dall'odore…non vedo l'ora di addentarne una" - "Eccomi con un vassoio pieno di fragranti brioches appena sfornate" disse l'anziana governante Marie entrando nel salone - "Ah Oscar c'è alla porta un messo reale e dice che i ministri ti vogliono alla reggia il più presto possibile per un'importante riunione" - "Capisco…digli che andrò subito" - Marie fece un cenno affermativo con la testa, posò il vassoio ricolmo di brioches sul tavolo e se ne andò - "Mi dispiace molto lasciarvi, conte, ma il dovere mi chiama; comunque penso di tornare per l'ora di pranzo, intanto vi auguro una buona mattinata" - si alzò e si diresse verso la porta - "Ciao André, a dopo" - "A più tardi" - abbassò la maniglia: "Madamigella Oscar…ascoltate, riguardo a ciò di cui abbiamo parlato poco fa in giardino, io volevo dirvi…che il vostro corpo non è fatto per nascondersi in una divisa, e il vostro cuore l'ha già capito…l'avete detto voi stessa. Sono sicuro che se solo mostraste che donna siete…". Oscar non riuscì a proferire parola; completamente ammutolita, lo fissò per un attimo e poi uscì: come doveva interpretare quelle parole? André era rimasto allibito: Fersen non avrebbe mai dovuto giudicare lo stile di vita di Oscar e lei si era confidata con il conte invece che con lui, lui che una volta sapeva tutto della sua Oscar. Nella mente rivide la scena di un attimo prima e lo smarrimento negli occhi di Oscar. Fece appello alle sue forze per cercare di controllare la rabbia. Lanciò uno sguardo fuori dalla finestra e vide che il cielo si era fatto grigio, poi vide Oscar uscire dal cancello al galoppo. "André, forse ho osato troppo ma il mio voleva essere un consiglio accorato: tengo molto ad Oscar e vorrei vederla sorridere, perché una persona come lei se lo merita…merita tutta la felicità che non prova neanche a cercare. Eppure sono certo che molti uomini farebbero follie per lei" - "Capisco benissimo le vostre preoccupazioni" - disse André senza troppa convinzione: che cosa stava dicendo Fersen? Che si preoccupava per l'avvenire di Oscar? Questo pensiero gli faceva venire da ridere…lui pensava a lei e al suo futuro dal giorno in cui aveva messo piede in quella casa e aveva conosciuto quella bambina di 5 anni, dagli occhi così grandi e belli, dai capelli così biondi come l'oro che li incorniciavano, dalla figura così esile e dal carattere così sveglio, intelligente. "Conte perdonatemi se vi lascio, ho delle faccende da sbrigare…ma, vi prego, fate come se foste a casa vostra…"


Fine Parte Terza

Linda V. (mail to: lea869@hotmail.com )