SOLDATI DELLA GUARDIA
Com'è noto, Ryoko Ikeda ha calato i suoi personaggi in una realtà storica molto precisa. Non c'è da stupirsi, dunque, se nei libri di storia ritroviamo episodi che abbiamo già visto e/o letto in Lady Oscar. Tuttavia, leggendo "La rivoluzione francese" di F.A.M. Mignet mi ha colpito il racconto piuttosto dettagliato della defezione di un reggimento della guardia di Parigi cui sicuramente si è ispirata la nostra Ryoko. Incuriosita, ho consultato diversi libri sull'argomento e ho deciso di riunire il materiale in questa relazione. I testi che ho consultato, oltre al già citato "La rivoluzione francese" di Mignet, sono "La rivoluzione francese" della collana "Atlanti del sapere", "La révolution française" di Mathiez, "La révolution française" di Lefebvre. Quanto raccontato da diversi autori, però, non coincide soprattutto su un punto: la data in cui ci sarebbe stato lo scontro tra i soldati della guardia e il reggimento del Royal-Allemand. La maggioranza è per il 12 luglio, ma gli scontri continuarono cruenti anche il giorno successivo, fino alla presa della Bastiglia. Nello scrivere la mia ricerca ho seguito la maggioranza. Spero che il mio lavoro sia di vostro gradimento.
Silvia
Il 17 giugno 1789 il Terzo Stato, a cui si era unita una parte dei
rappresentanti del basso clero, si autoproclamò "Assemblea Nazionale"
proponendosi come unica voce autorizzata a parlare a nome della nazione
francese. Tre giorni dopo, le sale dove i tre ordini abitualmente si riunivano
furono chiuse con un pretesto, impedendo così i lavori dell'Assemblea. Fu
proposto allora di recarsi un una sala destinata al gioco della pallacorda;
tutti i deputati vi si recarono in corteo, il popolo li seguì con entusiasmo e i
soldati andarono spontaneamente a fare il servizio di guardia. Così il 20 giugno
avvenne il famoso Giuramento della Pallacorda con cui i delegati giuravano di
"non separarsi mai e di riunirsi dovunque le circostanze l'esigeranno, finché la
costituzione del regno sia stabilita e posta su salde fondamenta".
Il giorno 22, non potendo più riunirsi della sala della pallacorda che era stata
requisita dalla Corte per impedire all'assemblea di servirsene, essa si riunì
nella chiesa di San Luigi e durante questa seduta la maggioranza del clero si
unì ad essa.
Il 23 giugno era la data prestabilita per un intervento del Re che,
malconsigliato dal guardasigilli Barentin, il conte d'Artois, il principe di
Condé e il principe di Conti, avrebbe dovuto cancellare le precedenti decisioni
dell'assemblea e fissare egli stesso le riforme che gli Stati Generali avrebbero
dovuto mettere in atto.
Quel giorno una numerosa guardia militare circondò le sale degli Stati Generali,
la porta fu aperta ai deputati, ma restò chiusa per il pubblico. Il Re fu
ricevuto, contrariamente al solito, in un silenzio sepolcrale. Il discorso che
pronunciò provocò lo scontento generale per il tono autoritario con il quale
furono dettate le disposizioni con cui si ordinava infine ai deputati di
sciogliersi. Il clero e la nobiltà obbedirono, ma i deputati del popolo,
immobili e silenziosi, non si mossero dai loro seggi. Informato dal marchese di
Brézé, Luigi XVI dette l'ordine alla guardia reale di entrare nella sala
dell'assemblea e di disperdere i deputati con la forza. Non appena le guardie si
avvicinarono, alcuni deputati della nobiltà, tra cui Crillon, d'André,
Lafayette, La Rochefoucault e Liancourt, spade alla mano impediscono alle
guardie di passare. Luigi, constatata l'inutilità del ricorso alla forza, non
insistette oltre.
Quella stessa mattina il ministro Necker, in disaccordo con le decisioni della
Corte, aveva rassegnato le dimissioni. Un'immensa folla manifestò in piazza e
nel cortile di Versailles a suo favore e i soldati della guardia, chiamati a
sedare la sommossa, si rifiutarono di aprire il fuoco sui dimostranti.
Parigi era in fermento, la stampa infiammava gli animi, nelle strade si
discutevano le deliberazioni dell'assemblea. In particolare, i giardini del
Palais Royal, che apparteneva al duca d'Orléans, era diventato il luogo
d'incontro di giornalisti e pamphlettisti ed ogni sera vi si radunavano
centinaia di persone. Su una proposta partita dal Palais Royal il 30 giugno una
folla di 4000 persone forzò le prigioni dell'Abbazia dove erano stati rinchiusi
i soldati della guardia francese che si erano rifiutati di caricare la folla una
settimana prima e che furono portati in trionfo. Una deputazione li raccomandò
alla clemenza del Re e le guardie furono graziate. Il reggimento di cui quei
soldati facevano parte, uno dei più compatti e più valorosi, fu da quel momento
guadagnato alla causa popolare.
A Parigi erano arrivati dei reggimenti stranieri, considerati più sicuri; si
accamparono a Saint Denis, Saint Cloud, Sèvres e al Campo di Marte, ovunque
accolti dal popolo con vive proteste.
L'11 luglio il ministro Necker fu licenziato e esiliato e il suo posto fu preso
dal reazionario barone di Breteuil. L'indomani, domenica 12 luglio, la voce
della disgrazia di Necker si diffuse a Parigi, provocando un tumulto. Nei
giardini del Palais Royal si andavano radunando molte persone, arringate da
Camille Desmoulins che propose di fregiarsi di coccarde per riconoscersi;
attaccò al suo cappello una foglia d'albero e tutti lo imitarono. Si formò un
corteo che attraversò le vie di Parigi portando in trionfo i busti di Necker e
del duca d'Orléans; la pattuglia a cavallo dei soldati della guardia che passava
in quel momento si offrì di fare da scorta. Il corteo proseguì verso piazza
Vendôme dove ci fu un primo scontro con i soldati del reggimento del
Royal-Allemand che furono presi a sassate dal popolo e messi in fuga. La folla
continuò verso piazza Luigi XV dove ad attenderla erano schierati i soldati del
principe di Lambesc. La cavalleria tedesca tentò di disperdere i dimostranti,
provocando la reazione della guardia francese. Un soldato della guardia e uno
dei portatori delle statue vennero uccisi, la popolazione si disperse: una parte
si diresse verso i bastioni, il resto si precipitò per il ponte Tornant verso le
Tuileries. Il principe di Lambesc li inseguì con i dragoni fin nei giardini
delle Tuileries dove caricarono la folla ignara che passeggiava pacificamente
nel parco e che non aveva affatto preso parte al corteo.
Il resto del reggimento delle guardie francesi era consegnato in caserma. Il
principe di Lambesc, temendo che potesse prendere parte ai disordini, ordinò a
sessanta dragoni di schierarsi alle porte della caserma. Le guardie, già
malcontente di essere tenute in caserma come prigionieri, cercarono di
slanciarsi fuori, ma furono trattenuti dai loro ufficiali. Quando però giunse la
notizia che un loro compagno era morto e che un vecchio era stato ferito alle
Tuileries, i soldati della guardia presero le armi, ruppero le cancellate e si
misero in ordine di battaglia alla porta della caserma e spararono contro i
dragoni, uccidendone due, ferendone tre e mettendo il resto in fuga. Avanzarono
poi a passo di carica fino alla piazza Luigi XV, schierandosi fra le Tuileries e
i Campi Elisi. I soldati del Campo di Marte, comandanti dal barone di Besenval,
ebbero l'ordine di avanzare, ma, arrivati all'altezza dei Campi Elisi, furono
ricevuti a colpi di fucile dai soldati della guardia. Fu dato loro l'ordine di
rispondere al fuoco, ma si rifiutarono ed anche altri reggimenti stranieri non
obbedirono agli ordini dei loro ufficiali.
I parigini erano preoccupati per la loro sorte: erano convinti che Parigi,
accerchiata dalle truppe regie, sarebbe stata bombardata da Montmartre e dalla
Bastiglia e poi abbandonata al saccheggio. Le strade si coprirono di barricate e
le botteghe degli armaioli furono vuotate. La notte dal 12 al 13 luglio passò
tra i tumulti e gli allarmi.
La mattina del 13 luglio il popolo si riunì davanti al Palazzo di Città e formò
delle truppe distinte con i nomi di volontari del Palais Royal, volontari delle
Tuileries, volontari degli scrivani, ecc. Mancavano solo le armi. Piazza de
Grève era diventata un grande deposito in cui si conducevano i carretti pieni di
provviste e in cui si ammucchiava folla in ogni momento. La coccarda verde fu
sostituita dalla coccarda rossa e blu.
Le armi promesse dal Comitato cittadino non arrivarono e il giorno successivo,
14 luglio, sentendosi tradito, il popolo si recò in massa agli Invalidi dove si
impadronì di 28000 fucili, sciabole, spade e cannoni. Durante la mattinata fu
dato l'allarme per annunciare che i reggimenti di stanza a Saint Denis erano in
marcia e che i cannoni della Bastiglia erano puntati sulla rue Saint Antoine.
L'attenzione generale fu volta verso la Bastiglia di cui la folla chiedeva la
resa.
L'assedio alla fortezza durava ormai da oltre quattro ore quando dal Faubourg
Saint Antoine arrivarono le guardie francesi, guidate dall'ex-sottufficiale
Hulin e dal tenente Elie. Penetrarono nei cortili della Bastiglia e sotto il
fuoco dei soldati della fortezza puntarono un cannone (o tre, le testimonianze
non concordano) contro la prigione. Il loro arrivo fece cambiare completamente
la situazione. La stessa guarnigione, che aveva resistito all'assalto del
popolo, pregò il governatore della Bastiglia De Launay di arrendersi, ma egli
avrebbe preferito far saltare in aria la fortezza e rimanere sepolto sotto le
rovine. La guarnigione lo fermò prima che potesse dar fuoco al deposito delle
polveri e innalzò la bandiera bianca. Gli assalitori non si accontentarono della
resa e penetrarono nella fortezza. De Launay, che aveva dato l'ordine di sparare
sui dimostranti, fu massacrato in piazza de Grève e la sua testa fu issata su
una picca e portata in giro per la città.
Qualche giorno dopo il giornale "Les Révolutions de Paris" scriveva:
"Una vittoria sfolgorante, eccezionale e che forse meraviglierà i nostri nipoti
è la presa della Bastiglia avvenuta in circa quattro ore […] Il governatore
traditore ha fatto spiegare lo stendardo della pace. Allora si è andati avanti
con fiducia: un distaccamento delle guardie francesi e forse cinque o seicento
borghesi armati sono entrati nelle corti della Bastiglia; ma quando molte
persone avevano passato il primo ponte levatoio, questo è stato alzato: una
scarica d'artiglieria ha abbattuto molte guardie francesi e alcuni soldati […] I
cittadini sono armati con le armi che arrivavano dagli Invalides; quelli del
quartiere Saint Antoine sono accorsi in folla. Hanno piazzato un cannone sul
bordo del fossato, per attaccare attraverso i giardini della Bastiglia, mentre
nuovi distaccamenti di guardie e dei distretti accorrevano con pezzi
d'artiglieria […] Quel giorno glorioso deve sbalordire i nostri nemici ed essere
per noi presagio del trionfo della giustizia e della libertà".