HANS AXEL VON FERSEN
Nato il 4 settembre 1755 a Stoccolma, in Svezia,
Fersen era figlio di una nobildonna e del primo maresciallo dell'esercito,
Frederick Axel Fersen, considerato l'uomo più ricco della Svezia. A prescindere
da questa prerogativa di carattere economico, Fersen era di straordinaria
bellezza (de gustibus ^^ n.d.t. Cetty). Era alto e slanciato, con un viso
affilato, profondi occhi scuri sormontati da sopracciglia marcati e
un'espressione leggermente malinconica. Furono i suoi tratti romantici ad
indurre il Duca di Levis a scrivere che sembrava l'eroe di un romanzo, ma non un
romanzo francese perché Fersen era troppo serio. Parlava correttamente il
francese, l'italiano, il tedesco e l'inglese.
Nel giorno di Capodanno del 1774 Fersen si recò a Versailles nel corso del grand
tour* e incontrò per la prima volta la Delfina nel corso di un ballo in maschera
in un teatro di Parigi, il 30 gennaio 1774. A questo proposito scrisse nel suo
diario: "La Delfina mi parlò a lungo senza che sapessi chi fosse; quando venne
infine riconosciuta, tutti le si strinsero attorno ed ella si ritirò in un palco
alle tre del mattino: io lasciai il ballo". La vera preoccupazione per Fersen in
questo periodo era quella di sposarsi con una certa Catherine Lyell,
un'ereditiera inglese, e di far carriera militare. Distante quindi anni luce dal
protagonista della storia della Ikeda.
Egli fece ritorno a Versailles nel 1778. In alcune lettere al padre si espresse
a proposito di Maria Antonietta dicendo: "E' la più bella e la più deliziosa
principessa che conosca" ed è da questa data che la simpatia della Regina per
Fersen si fece evidente.
Nel 1780 partecipò alla Guerra d'Indipendenza Americana. Ritornò in Francia nel
1783 più maturo, più magro e coperto di gloria. La Francia e la Svezia fecero a
gara nell'insignirlo di onorificenze militari e nel promuoverlo a gradi più
elevati; moltissimi lo ammiravano, molti lo idolatravano. Riprese la sue visite
a Versailles e ancora una volta entrò a far parte della cerchia degli amici più
devoti di Antonietta. Ma della regina non rimase soltanto amico. Nel corso di
quell'estate si sviluppò fra loro un'intimita che, prima o poi, divenne quasi
certamente fisica. L'idillio durò solo alcuni mesi, ma furono mesi cruciali.
Fersen, il quale da tempo aveva intenzione di sposarsi e aveva in mente due
candidate al ruolo di consorte, decise improvvisamente che non si sarebbe
ammogliato. Scrisse a sua sorella Sophie: "Sono arrivato a una determinazione.
Non posso appartenere all'unica persona alla quale vorrei appartenere, l'unica
che realmente mi ami, e perciò non voglio appartenere a nessuna".
Nessuno pretendeva che Fersen offrisse fedeltà alla sovrana; non faceva parte
del costume dell'epoca. Dopotutto, neppure lei gliela offriva; anche questo non
faceva parte di quel costume. Ciò che egli offriva a Maria Antonietta è
esattamente ciò che ella desiderava: devozione romantica, accompagnata di tanto
in tanto dalla dimostrazione fisica della medesima.
Benché Luigi XVI non abbia mai messo in dubbio la sua paternità nei confronti di
Louis Charles rimane il dubbio che in realtà fosse figlio di Fersen.
Col tempo quest'amore si trasformo in una profonda e solida amicizia.
Dopo lo scoppio della Rivoluzione Francese, Fersen si preoccupò di far fuggire
la famiglia reale all'estero. Aveva pensato in un primo tempo di fare tutto il
viaggio fino a Montmédy, chidendo al re di Svezia Gustavo III il permesso di
indossare per l'occasione l'uniforme svedese, in quanto non aveva con sé
l'uniforme francese e non osava ordinarne un'altra. Ma Luigi XVI bocciò la
proposta. Giudò la famiglia reale fino a Bondy accumulando del ritardo. Dopo
questa sosta lasciò, su richiesta di Luigi, la compagnia e raggiunse Bruxelles.
Come sappiamo, la fuga della famiglia reale non ebbe successo e i sovrani furono
riportati a Parigi e "rinchiusi" alle Tuileries.
Anche dall'estero Fersen si preoccupata di progettare degli ulteriori piani di
fuga per la famiglia reale. Si recò aTorino e a Vienna dove ebbe un incontro
sentimentale con la duchessa di Polignac (-_-''' n.d.t. Cetty).
Nel 1792, nonostante tutte le proibizioni da parte della sovrana, Fersen tornò
in Francia travestito e con un passaporto falso. Il 13 febbraio riuscì ad
entrare nel palazzo delle Tuileries passando per una porta secondaria e passò la
notte con la regina.
Tornò a Bruxelles da dove continuò a mantenere una corrispondenza con
Antonietta. Ricevette la notizia della sua morte il 20 ottobre, quattro giorni
dopo l'esecuzione.
Fersen morì il 20 giugno 1810 aggredito e "fatto a pezzi" dalla folla che
accompagnava il corteo funebre di Cristiano, l'erede al trono di Danimarca della
cui morte per avvelenamento fu accusato lo stesso Fersen.
NOTIZIE TRATTE DA "MARIA ANTONIETTA - LA SOLITUDINE DI UNA REGINA" DI ANTONIA
FRASER.
* Il Grand Tour è una sorta di "viaggio d'istruzione" che affrontato i giovani
aristocratici per imparare le lingue e usi e costumi delle maggiori corti
europee
.