MAISONS LAFFITTE 

Maison Laffitte è stato l'edificio a cui ci si è ispirati per realizzare palazzo Jarjayes nel manga e, in particolare, nella serie animata.

 

Mentre il film di Jacques Demy del 1979 è stato girato nel castello di Jossigny.

Il castello di Maison Laffitte, situato nell'omonimo comune francese, è considerato uno dei capolavori dell'architettura del XVII secolo, nonché fonte di ispirazione per i castelli di Vaux-le-Vicomte e Versailles.  Le fonti sostengono che sia stato realizzato dall'architetto Mansart anche se l'unica prova di tale affermazione pare sia data soltanto da un documento che attesta un consistente pagamento da parte del proprietario René de Longuel al noto architetto, celebre per aver realizzato Versailles. A partire dalla sua realizzazione, il castello è stato visitato diverse volte da Luigi XIV insieme alla moglie, la regina Maria Teresa, e successivamente anche da Luigi XV insieme alla marchesa di Pompadour che ne sembra particolarmente attratta ma il re, scoraggiato dalle enormi spese per la sua ristrutturazione, decide di non acquistarlo e la marchesa, alla fine, Bellevue. Quando nel 1777 il castello diventa di proprietà del Conte di Artois, vengono avviati dei lavori di ristrutturazione che prevedono l'unificazione del parco del castello con quello del palazzo di Saint Germaine-en-Laye ma alla fine nel 1784 i lavori vengono interrotti a causa della mancanza di fondi. Durante la Rivoluzione Francese il castello subì il medesimo destino di tantissimi edifici nobiliari dell'epoca. Negli anni successivi la proprietà del castello passa nelle mani di diversi personaggi, fino a Jacques Laffitte (da cui il castello prende il nome) ministro delle finanze del re Luigi Filippo. La proprietà viene trascurata, subisce riduzioni del parco e l'abbattimento di alcuni edifici circostanti (le Grandi Stalle) e, dopo essere passato nelle mani di diversi proprietari, finalmente viene acquistato dallo Stato nel 1905 che lo salva dalla demolizione. Nel 1914 viene classificato come monumento storico e, dal 1912, aperto al pubblico.
Piccola curiosità: nel 2004 è stata inaugurata una copia del castello da 30 km da Pechino, ribattezzato Zhang-Laffitte, da nome del proprietario, Zhang Yuchen, che si è riservato l'utilizzo personale di alcune stanze destinando il resto dell'edificio ad un hotel e un centro seminari.
A Maison Laffitte sono stati ambientati diversi film e telefilm tra cui la recente serie tv francese "Versailles" e anche "Vatel" e la serie tv "La rivoluzione Francese" del 1989.

ESTERNO

Originariamente le proprietà appartenenti allo Chateau coprivano l'intera zona settentrionale di quella che è attualmente la città di Maison Laffitte e tale vasta area era accessibile attraverso due ingressi: uno che dominava la foresta di Saint Germaine e l'altro attraverso il villaggio: quest'ultimo, nonostante il nome, non era utilizzato dagli abitanti del villaggio. La vasta area che circondava la proprietà era divisa in due parti: il piccolo - a est della tenuta - e il grande parco, ad ovest. I due viali si intersecavano in un padiglione che rappresentava il terzo accesso al palazzo.
Risalenti al 1650, realizzate da Mansart, furono distrutte nel 1830 per volontà di Jacques Laffitte e i resti sono attualmente protetti come monumenti storici, insieme al muro di recinzione, costruito sempre su disegni di Mansart

INTERNI 

Si accede al castello attraverso il vestibolo d'onore, originariamente chiuso da inferriate in ferro battuto i cui resti sono attualmente esposti all'ingresso della Galleria di Apollo al Museo del Louvre. L'architettura di questo ingresso è sontuoso e rappresentativo della maestria di Mansart. Vi sono quattro porte nella cui cima vi sono delle sculture che rappresentano quattro divinità romane associate ai quattro elementi e che evocano la funzione degli accessi che sormontano:
- la porta che conduce al cortile è denominata della dea Cibele, che simboleggia la terra ed evoca quindi l'accesso al grande parco e alle numerose terre agricole che circondavano il castello, ormai scomparse
- la porta che conduce alla riva della Senna è prende il nome dal dio Nettuno, che simboleggia l'acqua ed evoca l'immagine dei bacini che ornavano questa parte del giardino e il fiume vicino
- la porta che dà sulle grandi scale è dedicata al dio Giove, che simboleggia il fuoco ed suggerisce la forza, il potere. Da qui si accede agli appartamenti reali e padronali.
- la porta che dà sul secondo vestibolo è dedicata ala dea Giunone, simbolo dell'aria. 

La scala d'onore, realizzata con la tecnica della stereotomia (arte di tagliare pezzi di pietra e riassemblarla nella realizzazione di archi, mensole, corni, rampe di scale), ancora poco diffusa nella Francia di metà Seicento, rappresenta uno degli ambienti più belli del castello. Per accenturare la grandiosità di questa scala, Manart vi aggiunse una cupola ed una lanterna. Il primo livello è semplice e poco decorato mentre il secondo livello, quello che porta agli appartamenti padronali, è dotato di una decorazione molto ricca.

APPARTAMENTI

Il castello ospita quattro appartamenti divisi tra primo piano e piano terra mentre i cosiddetti piccoli appartamenti, ossia stanze di servizio, sono distribuiti su ben dieci livelli in tutto il palazzo. I quattro grandi appartamenti sono composti ognuno da un'anticamera, una stanza principale, una piccola stanza, un armadio e un bagno.


GRANDI APPARTAMENTI

Appartamento René de Longueil
Situato al piano terra, sulla sinistra, questo appartamento prende il nome dal suo primo occupante. Questi appartamenti hanno conservato alcuni resti delle decorazioni originarie ma, per la maggior parte, sono visibili quelli risalenti al XIX e XX secolo. Oggi, questi appartamenti sono composti da tre ambienti: il "salone blu" che rimpazza l'anticamera, il "salone dei prigionieri" (il nome prende da alcuni elementi decorativi del caminetto), la "camera delle incisioni", in sostituzione della piccola camera, "l'ufficio di René de Longueil". L'antico bagno è stato rimosso quando il castello è stato aperto al pubblico e rimpiazzato con servizi igienici moderni. Il caminetto della "sala dei prigionieri" è l'elemento decorativo meglio conservato all'interno della sala. Al centro della parte superiore del camino vi è un medaglione che raffigura Luigi XIII circondato da due prigionieri, i quali rappresentano le due vittorie che il monarca ha riportato durante la Guerra dei Trentanni.

Sala da pranzo del conte di Artois
Si trova al piano terra, sulla destra, originariamente era chiamato "appartamento della celebrità", per via del decoro del caminetto nella stanza principale. Il nome attuale deriva dai lavori che il conte di Artois fece realizzare in questi ambienti per adibirli, appunto, alla funzione di ambienti dedicati al pasto.
Oggi questo appartamento è composto da quattro stanze: la "sala degli ufficiali" o "sala buffet" (che sostituisce l'anticamera), la "grande sala da pranzo", "sala degli stucchi" e "sala da pranzo invernale" e un boudoir.
La struttura e le decorazioni di queste stanze furono completamente riorganizzate per ordine del conte di Artois. L'intervento dell'architetto tuttavia si può considerare discreto e rispettoso dello stile generale dell'edificio. La grande sala da pranzo è quella i cui decori sono meglio conservati.


Appartamento del Maresciallo Lannes
L'appartamento al primo piano sulle destra era originariamento chiamato "l'appartamento della Regina" per la sua posizione opposta rispetto a quella del Re. L'attuale denominazione è legato al nome dell'uomo che ha intrapreso i lavori per completare quelli del Conte di Artois lasciati incompiuti per via della mancanza di denaro. Oggi questo appartamento è composto da un gran numero distanze di cui però solo tre sono aperte ai visitatori: un atrio, una stanza principale chiamata "Jacques Laffitte" e quella chiamata "Maresciallo Lannes". Le altre stanze, le stanze più piccoli, gli armadi i bagni sono utilizzati per ospitare gli uffici amministrativi del castello.
L'arredamento originale di questo appartamento è stata completamente distrutto da un incendio nel 1723 e quello attuale è stato realizzato in legno dipinto e cartongesso nel XIX secolo.

Appartamento del re
L'appartamento al primo piano, sulla sinistra, è denominato appartamento del re per aver ospitato, appunto, Luigi XIV nel 1671. Insieme all'appartamento "René de Loungueil" è quello che ha conservato meglio il suo aspetto originale tuttavia, alcune ristrutturazioni del XIX secolo, sono attualmente visibili. La distribuzione degli ambienti in questo appartamento è sempre stata diversa rispeto agli altri tre. È composto da sei stanze, tutte aperte ai visitatori: una grande stanza chiamata "sala delle guardie" o "sala da ballo", un'anticamera chiamata "salone d'Ercole", una grande camera, una camera da bagno, un grande ufficio chiamato "gabinetto all'italiana" e un piccolo ambiente denominato "gabinetto degli specchi". Le camere di questi appartamento sono decorate con dipinti e sculture.
La grande sala era originariamenteo decorata con grandi arazzi. Oggi, tra una finestra e l'alta vi sono delle pitture raffiguranti paesaggi d'Italia commissionati da Jacques Laffitte. Il camino dell'anticamera è stato originariamente decorato con un dipinto copiato da un'opera di Guido Reni, da cui prende il nome "salone d'Ercole", dipinto che è stato perso insieme agli arazzi durante la Rivoluzione Francese. È stato sostituito da una copia del ritratto di Luigi XIV di Hyacinthe Rigaud.
Il "gabinetto all'italiana" ha perso il suo rivestimento nel XVII secolo ed è stato sostituito nel XIX secolo.
il "gabinetto degli specchi" ha conservato il suo parquet e i suoi pannelli intarsiate originali. Il parquet è costiuito da un gran numero di materiali: una dozzina di tipologie diverse dei legni preziosi (alcuni provenienti dall'Asia), ma anche latta, osso, madreperla, malachite. La piccola cupola è adornata con dipinti realizzati da Michel Corneille. L'insieme crea un decoro di grande ricchezza e raffinatezza.

 

PICCOLI APPARTAMENTI

Gli appartamenti secondi del castello portano il nome di "piccoli appartamenti" a causa dello status dei loro occupanti: invitati di rango secondario o dei loro servitori. Alcuni di questi spazi hanno conservato il loro aspetto del XVII secolo, in altri sono invece visibili le ristrutturazioni effettuate nel corso del XIX e XX secolo.
Esistono due tipo di distribuzioni per questi piccoli appartamenti: stanze di fila, con piccoli spazi, che fungono da passaggio per le camere successive e appartamenti strutturati come quelle dei piani inferiori, con anticamera, camera da letto, bagno e ripostiglio. Due appartamenti sono attualmente aperti ai visitatori: l'appartamento di Voltaire e l'appartamento di La Fayette.

L'appartamento chiamato "di Voltaire" è quello occupato dal filosofo nel 1723. Questa stanza unica, senza anticamera ma con molti piccoli armadietti e spazi, ha perso il suo originale arredamento in seguito all'incendio che si verificò poco dopo la partenza dello scrittore.

L'appartamento denominato "La Fayette" è quello che ha occupato Mansart in occasione dei lavori per la decorazione del castello, poi occupato successivamente dall'eroe della guerra d'indipendenza americana in occasione del suo soggiorno al castello negli anni precedent al rivoluzione di Luglio. Questi appartamenti sono una imitazione in piccolo di quelli dei piani inferiori: ha una piccola anticamera, che si affaccia su un bagno, e la camera da letto a alcova, che dà accesso a un armadio. Il tutto ha conservato i pannelli e la decorazione originale che mostrano al visitatore come queste stanze fossero considerate di particolare rilevanza nonostante facciano parte dei "piccoli appartamenti". 


(fonte: versione francese di Wikipedia liberamente tradotta dalla webmaster. Pertanto, vi prego di non copia-incollare il testo)

 


Da questo link potete accedere alla galleria oline del sito Tripadvisor dove trovate tantissime fotografie del castello mentre, qui di seguito, trovate un piccolo reportage fotografico inviatomi da Federica M. Se volete inviarmi materiale personale NON PROVENIENTE DA ALTRI SITI WEB, non esitate a contattarmi all'indirizzo email cetty_chan@libero.it oppure attraverso la pagina FACEBOOK "IL PALAZZO DELLA ROSA"

GALLERIA DI FEDERICA M.