CONCIERGERIE

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Le persone presenti nella foto sono io, la mia famiglia e Silvia.

 

Occupa i resti del palazzo reale trecentesco dell'ala nord dell'attuale palais de Justice. Fu prigione di Stato fin dal '500 e durante la Rivoluzione accolse migliaia di detenuti destinati a comparire davanti al Tribunale rivoluzionario e a salire la ghigliottina. Tra gli altri ospitò Maria Antonietta, Madame Récamier, André Chénier, Danton, Robespierre, ecc..

Lo storico francese Alphonse de Lamartine a proposito della prigione:
«Erano le fondamenta e le muraglie del Palazzo di Giustizia che costituivano la prigione. Questo edificio presentava un complesso vario di corridoi, di anticamere, di androni, di posti di guardia, delle camere basse, alle quali si accedeva scendendo qualche scalino. Le corti anguste, inquadrate da massicce facciate, erano rese più oscure dal dominare superbo del palazzo, che gettava sugli edifici minori le sue ombre; l’argine che separava queste prigioni dalla Senna non impediva l’infiltrarsi delle acque, in modo che le pareti delle celle e i pavimenti erano impregnati sempre di salnitro e d’umidità. Chi si trovava rinchiuso nella prigione udiva attenuati e sordi i rumori dell’esterno: il rullio continuo della corrente della Senna che batteva contro le testate dei ponti, il rotolare dei carri e delle vetture sulla strada, lo scalpiccio della folla che nelle ore di udienza ingombrava le aule superiori del palazzo, facendo al basso risuonare le volte. Tutti questi strepiti vari e indefiniti si sentivano come un’eco lontana e un brontolio di tuono, e davano all’ambiente interno una tristezza e un isolamento più cupi. I pilastri, le volte ad ogiva, le sculture bizzarre, di cui gli scalpelli gotici avevano decorato i cordoni e i capitelli, richiamavano alla mente l’antica designazione del fabbricato, già magione dei re delle prime dinastie, tramutata in carcere e in stazione per chi doveva avviarsi alla morte. Tutte queste strutture gigantesche formavano le basi dell’alta torre medievale che, per il passato, si elevava nel centro, riassumendo, con l’aspetto guerriero di fortezza, il suo predominio assoluto su tutti i feudi [...] Dopo di essere discesi – prosegue lo storico – i gradini di una vasta scala, si entra in un chiostro che apre le sue arcate su un cortile dove passeggiano i prigionieri: a destra, in un corridoio, vi è una sfilata di porte rozze e pesanti rafforzate da intelaiature di ferro e assicurate da grossi catenacci. La seconda di queste porte immette in una piccola camera sotterranea, della quale il suolo è più basso tre gradini che all’esterno e che vien rischiarata da una finestra munita da inferriata a cui dà luce una corte stretta e profonda come una cisterna. Presso questa prima cella eccone una seconda, più cupa, più umida, più triste, nella quale la luce filtra scarsissima, cosicché anche in pieno giorno ci sono le ombre del crepuscolo. Pochi e poverissimi mobili: un misero giaciglio, quasi nudo pagliericcio, senza cortine, con delle coperte di rozza lana, di quelle che passano ordinariamente gli ospedali agli ammalati e le caserme ai soldati; da un lato un piccolo tavolo di larice, una cassetta di legno, due sedie impagliate, costituiscono tutto l’arredamento[1

L'EDIFICIO

Si entra nel cortile e di qui a destra si scende nella sala delle Guardie (m. 23x12x7), dei primi del '300, divisa in due basse navate da tre massicci pilastri. Si passa quindi alla Sala degli Uomini d'Arme (Gens d'Armes), ciclopica costruzione, di proporzioni impressionanti (lunga m. 69, larga 27, alta 8), divisa in quattro navate da grandi pilastri; era destinata a mensa del palazzo reale. Sulla sinistra della sala un passaggio porta alle cucine, ambiente quadrato, di m. 16,75 per lato, a volte ogivali su pilastri; agli angoli erano sistemati quattro enormi camini, dove arrostivano o bollivano le carni per duemila-tremila persone.

Al piano superiore si trovavano gli appartamenti reali andati distrutti da un incendio nel 1618.

Ricostruzione Storica nella cella di Maria Antonietta

Di esclusivo interesse storico, legati ai tragici avvenimenti della Rivoluzione, sono gli ambienti successivi: la rue de Paris, ove si ammassavano i detenuti poveri; la galerie des Prisonniers, luogo di passaggio, animato dalla folla dei prigionieri, ove si svolgevano anche le operazioni che precedevano la partenza per la ghigliottina; la cella di Maria Antonietta, ove la regina stette dal 2 agosto al 13 ottobre 1793, trasformata nel 1816 in cappella espiatoria; la fronteggiante presunta cella di Danton e di Robespierre; la sala dei Girondini, antica cappella, nella quale trascorsero l'ultima notte i 21 deputati Girondini; il Cortile delle donne, destinato alle prigioniere; dovunque, ricordi e cimeli della Rivoluzione e delle sue vittime.

 

GALLERIA FOTOGRAFICA DELLA CONCIERGERIE

 

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[1] Frammento estratto da "Le donne della Rivoluzione"  di Jules Michelet