DUE NUOVI ROMANZI SULLA RIVOLUZIONE FRANCESE 

di Elena Romanello
 

Insieme al giallo con tutte le sue varianti (thriller, noir e simili), il romanzo storico è un genere evergreen, che va sempre e non è legato a mode e simili. Quello che cambia sono le epoche storiche scelte, e va detto che negli ultimi anni c’è stata una fioritura di romanzi di ambientazione medievale (sull’onda de I pilastri della terra di Ken Follett) e antica (dopo Ramses di Christan Jacq, con la presenza di autori italiani come Valerio Massimo Manfredi e Andrea Frediani), senza dimenticare le storie al femminile di autrici come Susan Vreeland e Tracy Chevalier.

Il Settecento e la Rivoluzione francese non sono stati più molto frequentati per anni, almeno a livello internazionale (in Francia qualcosa in tema esce sempre, ma resta nei confini), ed per questo stupiscono benevolmente un paio di titoli che tornano a trattare quell’epoca.

Hilary Mantel è diventata famosa nel mondo con la saga dedicata ai Tudor, che inizia con l’interessante Wolf Hall: secondo un modello già usato in precedenza per esempio con un autore come Dan Brown, il successo di questa sua opera recente ha portato alla proposta di suoi libri di qualche anno fa, e Fazi editore sta facendo uscire La storia segreta della Rivoluzione, un’opera dell’autrice uscita all’inizio degli anni Novanta in cui racconta le vicende di Robespierre, Danton e Desmoulins.

La bravura dell’autrice sta nel presentare uomini e anche donne che hanno comunque cambiato il mondo nella loro quotidianità e vita, raccontando le loro aspirazioni, il fatto che erano giovani e che il loro sogno di un mondo migliore è stato talmente grande da travolgerli e distruggerli. Una serie di libri interessanti, che danno una nuova prospettiva complementare a quella di Berubara.

Recente invece la proposta  di Einaudi, scritta dal collettivo Wu Ming, e cioè L’armata dei sonnambuli, un affresco dei giorni del Terrore, dal 1793 al 1795, raccontato da voci di personaggi poco noti e non si sa quanto inventati, tra cui spicca un guitto di origine italiana che si nasconde dietro la maschera di Scaramouche, nota icona dei romanzi di cappa e spada e dei film in costume. Un romanzo complesso e ricco di sottotrame, che racconta tutti i fatti salienti di quel periodo con varie voci, dove si parla di fatti meno noti come gli studi sul mesmerismo, alla base dell’ipnosi moderna e nati proprio in quel periodo, o la liberazione di Luigi XVII, ancora oggi avvolta da un alone di leggenda. Un libro quindi che serve ad integrare ed ampliare la passione per un’epoca storica affascinante come la Rivoluzione francese, raccontando tra l’altro i fatti che in Berubara passavano in fretta nell’ultimo episodio, e l’atmosfera nella Parigi di quell’epoca.

Il collettivo Wu Ming, già dietro ad altri libri, vuole con questo libro raccontare il secondo capitolo del Trittico atlantico, ambientato alla fine del Settecento nel mondo allora conosciuto: il primo romanzo della serie, Manituana, si svolgeva negli Stati Uniti durante la guerra d’indipendenza (quella in cui andò a combattere Fersen). I due libri comunque raccontano storie a sé stanti, in attesa del terzo capitolo.

A questo punto, non resta che attendere nuove storie ambientate nell’epoca pre e rivoluzionaria, e sembra un po’ strano che tra tanti fan di Lady Oscar che ci sono in giro e che scrivono non siano emerse storie sul crollo dell’Ancien Regime e l’arrivo di un nuovo mondo. In fondo non si tratta di copiare Riyoko Ikeda, ma di ispirarsi a lei.